Il maligno e la pioggia – Vecchie ruggini tra scienza e satanismo

The Devil’s Rain, conosciuto in Italia col titolo abbastanza loffio Il maligno, è un film che quando uscì, nel 1975, la critica deve aver ridotto a brandelli. E giustamente. Nel senso, che allora i parametri critici non erano quelli di oggi. Un film come L’ultima casa a sinistra di Wes Craven era rifiutato dai sapientoni del buon gusto con aggettivi inappellabili quali “scorretto”, “infame”, “detestabile”. La trovata geniale dei distributori fu quella di prendere le stigmatizzazioni della critica e trasformarle in slogan di lancio.
Il film di Craven nacque al solo scopo di creare sensazione. Del resto, un professore con l’hobby della cinepresa e giusto un porno nel curriculum cosa mai avrebbe potuto fare scegliendo di girare un film alla Bergman con duecentomila dollari? Fece davvero un remake di uno dei più celebri titoli del registone svedese ma in chiave gore. E vide giusto: nel circuito dei drive-in L’ultima casa a sinistra si fece strada per un po’, guadagnando un sapore via via leggendario, inserendosi tra i cult in vhs del proibito, fino a diventare oggi uno spaccato di un’epoca e magari il centro miliare di una retrospettiva in qualche festival europeo.

Il maligno era una merda nel 1975. Ridicolo, involontariamente comico, prevedibile e deprimente rispetto a L’esorcista, Il presagio o il coevo In corsa con il diavolo. Il coinvolgimento nel cast del giovane astro della serie B Tom Skerrit, del notissimo Capitano Kirk (in parrucca da puritano ve lo raccomando) il grande Ernest “Poliziotto superpiù” Borgnigne e persino Anton LaVey, non servirono a nulla. Tutti furono trascinati in un vortice di baggianate e mediocrità di cui la sceneggiatura era zeppa da scoppiare.

I tempi però cambiano, le mode cambiano e oggi chi vuol definire un film come questo ha il dovere morale di sospendere ogni dubbio accademico e ripartire da zero. E io vi assicuro che nel 2017 Il maligno guadagna un fascino notevole. Non è e non sarà mai un capolavoro ma è a suo modo attualissimo e vivo.

Oggi un film del genere potrebbe idearlo e realizzarlo paro paro Rob Zombie, il quale lo presenterebbe a Cannes fuori concorso e con un cast altrettanto improbabile. I Ghost, se realizzassero un video-concept alla Operation Mindcrime, non aspirerebbero a qualcosa di più kitsch, grossolano e baracconesco. Potreste godervi gli ultimi cinque minuti dedicati interamente alle riprese ravvicinate delle creature sciolte al rallenty in liquami melmosi verde pisello, accompagnandovi nelle orecchie con Behemoth degli Electric Wizard: vi giuro, guadagnereste la vostra esperienza artistica definitiva.

Siamo d’accordo, lo so. Non è un film capace di spaventare, di insinuare alcun tipo di angoscia, ma se vi muovete attraverso un contesto culturale stoner-doom e occult rock, se impazzite per i film dall’estetica trash anni 70, se divorate saggi sulla dieta psichedelica e avete una fissa dichiarata per il satanismo vintage, vi assicuro che gusterete questa broda con grande piacere.

E poi, al di là dei canoni sempre riscrivibili di ciò che nell’arte è bello o brutto, ci sarebbero da dire un paio di cose anche sul contenuto morale di questo film.

Ci sono due forze che disputano o quasi. C’è il Signore, apparentemente distante e poco interessato che abbandona i suoi figli con un pugno di grani e la bocca seccata dal tanto inutile pregare. E c’è il Diavolo, invisibile ma ubiquo, fico, motivato, attivo e che offre ai suoi adepti poteri e protezione. Il fascino del cattivo però fa parte della logica hollywoodiana, non ha nulla di sedizioso.
E l’ambientazione nel deserto, il villaggio fantasma occupato dalla setta, le sparatorie, gli inseguimenti, fanno pensare più alla solita tarantella americana filistea del western che altro.

Eppure, non è tutto così netto e prevedibile. LaVey forse ha preferito intascare i suoi soldi, sfruttare la pubblicità di un prodotto costoso e dal lancio assicurato, piuttosto che influire al punto da trasformarlo in una specie di bomba propagandistica in favore di Lucifero, però non è che alla fine torni tutto cristianamente a posto.

Sì, vince la luce di Cristo e non quella del diavolo, ma sempre di luce si parla.

E la pioggia di Satana che titola il film e che fa da cornice all’intera storia, aprendola e chiudendola, non si capisce mai di chi sia veramente. Chi è che manda l’acqua dall’alto? Dio o Satana? O magari quella pioggia cade indifferente sull’ennesima battaglia tra bene e male?

Quando il capitano Kirk entra nel covo dei satanisti, la loro cattedrale nel deserto, e cerca di salvare i suoi genitori assoggettati alla setta, ahi voglia che dice il Padre Nostro e tutte le preghiere che conosce: per salvarsi, da bravo giovanottone americano, deve sparare.

Borgnigne lo osserva sgomento e divertito, poi gli chiede: “era questa la fede in cui riponevi?” E Kirk butta l’arma disgustato, ma gli resta poco per salvare il culo e così finisce preda dei malvagi.

E quando Kirk grida in faccia ai satanassi: “liberami dal male, dio mio!” Borgnigne cade dal pero e gli dice: “guarda che ti sbagli, qui con noi non c’è alcun male. C’è solo la vita”

Più tardi, nel flashback di 300 anni prima, un vecchio sacerdote puritano mette alla fiamma gli antenati dei satanisti del deserto, però sacrifica anche i due pentiti che avevano spifferato tutto a lui e nel momento in cui Borgnigne signore del tempo, gli dice che la vita non può essere distrutta e che la distruzione genera inevitabilmente altra vita, il prete non sa cosa cavolo rispondergli, a parte andale andale con quella legna, bruciateli all’ultima cellula!

Il flashback ci informa che se Borgnigne è così determinato e blasfemo è per via di un’incazzatura lunga tre secoli. Quel pugno di zombie satanici hanno subito un’ingiustizia. Volevano praticare un culto alternativo al cristianesimo diffuso, lo facevano in segreto, speravano di ottenere benefici, una vita migliore affidandosi a un altro dio. Erano alternativi e per questo bruciarono male sul rogo.

Vero, Borgnigne ha un’ampolla piena di anime catturate e quindi è solo uno che sfrutta e riduce gli altri a soldati lobotomizzati per i cazzi suoi, ma nei suoi occhi c’è vera fede e gioia nel praticare il culto del Diavolo. Il cacciatore di streghe puritano contrapposto sembra antipatico, triste, sfinito e spento come in uno dei quadri del pittore Valdes Leal. Di sicuro non è felice.

Nella classica scena in cui la bella è rapita e messa sul piatto di Satana per soddisfare la lussuria dei suoi figli, c’è tutto tranne che la crudeltà gratuita. Borgnine carezza la ragazza, la sfiora quasi con un certo affetto e reverenza, come se lei sia sacra alla pari del sacro altare che la sostiene, il cenacolo caprino incombente. Lui le dice quello che LaVey ha sempre predicato: il piacere è vita. E tu donna sei nata per dare piacere. Non c’è lascivia gratuita, solo la libertà dalla schiavitù del peccato, l’euforia del godimento terreno.

La retorica americana osanna Davide contro Golia, favorisce la libertà e i diritti del piccolo ribelle sul grande prepotente. Ecco perché la sconfitta (apparente) di Borgnigne non trasmette nessuna gioia. Il perdente perde contro la maggioranza reazionaria di chi vuole che tu creda a un solo dio, unico e superpotente. Devi adorarlo, piegarti di fronte a lui. E solo a lui. Se per tua bizza preferisci farlo davanti a una capra, allora brucerai!

Il capitano Kirk è un fervente cristiano. Il fratello Tom Skerritt è uno scienziato che però crede alla possibilità che i poteri extrasensori siano reali. Guarda caso è la scienza mentalmente aperta a vincere e non il fanatismo del signor Star Trek. Il concetto non è molto sviluppato perché quando Tom si trova di fronte ai mostri senza occhi, alle mutazioni ovine, assiste ai rituali magici e poi quei bastardi gli ammazzano la famiglia, gli bruciano la macchina e gli rapiscono pure la moglie per chiavarsela, lui deve difendersi e come Johnny prende il fucile e fa nu maciell’… ma sarebbe stato interessante approfondire la questione.

Borgnigne vuole uccidere tutti i discendenti di Skerritt rei di averlo consegnato agli inquisitori, ma se non ci fosse questa vecchia ruggine, tra lui e i satanisti non esisterebbe alcuna discussione. Non servono a Tom le croci o una rinnovata fede cristiana per mandare a puttane tutti i loro piani, solo le armi e un buon tempismo. Il dottor Sam Richards, mentore di Skerritt e suo unico alleato nella battaglia contro i malvagi, gode di stima e ammirazione da parte di Borgnigne, il quale ammette con piacere di seguire da tempo il suo lavoro. Questa simpatia il film la ammette e poi la insabbia con le solite dispute vendicative da film d’azione americano. It’s A Sin!

*tra i seguaci di Satana c’è persino John Travolta, irriconoscibile a causa del make-up. La sua interpretazione dura un minuto circa.