L’abisso di Huysmans tra demonomaniaci e santi sudici

Vedi, mio caro, è un vicolo cieco. Il mistero è dovunque e la ragione si perde nelle tenebre non appena tenta di mettersi in cammino. L’abisso – J.K. Huysmans

L’abisso di Joris-Karl Huysmans è un libro difficile da definire. Possiamo chiamarlo romanzo o non romanzo, volendo ha più l’aspetto di un saggio. Bah! Queste cose le hanno discusse per cento anni e io non vorrei nemmeno soffermarmici. Anche perché sono d’accordo: L’abisso è quel che è. Personalmente mi ha appassionato e l’ho ingurgitato senza troppo indolenzirmi la mascella.

La storia è talmente stringata che quasi non si riesce a metterla su un paio di righe. Il libro è più un avvicendarsi di conversazioni e digressioni su letteratura moderna, lo stato dell’arte, la nevrastenia, Gilles de Rais, l’alchimia, le campane, Dio, i santi sudici, la poligamia, gli stregoni antichi e quelli moderni.

Ed è tutto questo a rendere L’Abisso un libro prezioso da recuperare. Il sapere che contiene. La trama in sé è poca cosa: lo scrittore Durtal, riceve lettere da una strana ammiratrice. Cederà al corteggiamento e si ritroverà in un covo di satanisti. Ne uscirà nauseato. Romperà la relazione con la donna e finirà il suo libro su Gilles de Rais.

Non sapete chi sia Gilles de Rais? Va beh, lasciate perdere Google, al tempo ve lo spiego io.

Huysmans con L’abisso vuol denunciare, tra le tante cose, una guerra magica in seno alla moderna Parigi, presa dal vero per filo e segno; vuol riabilitare il Medio Evo, che al termine del libro vi apparirà profumato et evoluto et splendente come non mai; e tutto sommato vuol liberare i satanisti o gli ossessi dalle grinfie degli psichiatri e i positivisti.

2 – Giù le mani da Satana!

I tanto vantati alienisti del nostro tempo dichiarano che l’analisi del cervello di un folle rivela una lesione o un’alterazione della materia grigia. E quand’anche fosse vero? Resterebbe da sapere, per esempio in una donna affetta da demonomania, se la lesione si è prodotta perché è demonomane o se è diventata demonomane in seguito a quella lesione… sempre ammesso che lesione vi sia veramente.

In pratica Huysmans, attraverso le osservazioni del personaggio Des Hermies, medico affascinato dall’occulto, ci dice che la questione di Satana e dei suoi ammiratori è tutt’altro che risolta. Non basta fare di possedute nei conventi o gli adoratori del male, votati all’assassinio e all’oltraggio, un fascio di folli isterici anatomicamente condannati, come vorrebbero i Lombrosiani e i fidati della scienza moderna. Si tratta più di capire se sia nato prima l’uovo o la gallina. In diverse occasioni infatti il dottor Des Hermies si chiede:
una donna è posseduta perché è isterica o è isterica perché è posseduta? Qui può rispondere soltanto la Chiesa. La scienza non lo può.

Huysmans non è un fervente satanista. Non è un simpatizzante del demonio. Gli interessa, questo sì. Il suo libro è un’esplorazione. Il suo percorso di scrittore del resto racconta il peccato e la redenzione. L’autore, nascosto dietro lo pseudonimo di Durtal finirà per farsi cristiano poco prima di morire e l’opera tutta dello scrittore francese attraversa emblematicamente i poli opposti della fede: il debutto come autore si basa sullo studio di una prostituta (Marthe:histoire d’un fille) mentre il suo ultimo libro è su una santa (Le Foules De Lourdes). Nel mezzo c’è Controcorrente, capolavoro simbolo del decadentismo, e L’abisso, doveroso calarsi nelle fetide tenebre della pazzia e della malvagità più pure.

Esperienza che Huysmans compie davvero, avvicinandosi a maghi e fattucchieri della Parigi fine secolo e assistendo, con grande probabilità, a un’autentica messa nera. La mancanza di eccessi e lirismi nel descrivere la funzione satanica a cui Durtal assiste fa proprio pensare che si basi su un resoconto reale. Il protagonista subisce il fascino della cerimonia, al di là del credo satanico ma finisce per provare disgusto e allontanarsene.

Personalmente non ho mai visto una messa nera ma ne ho viste molte di bianche. E in effetti tra messa nera e messa bianca la differenza non c’è, io penso. Se entrassi in una chiesa durante una funzione avvertirei una specie di magia nell’aria data dalla solennità dei movimenti del prete, il susseguirsi delle preghiere, le voci in coro, l’odore di incenso, il rimbombo nella navata di “Amen” e “Cristo nostro signore”, in una definizione: la condizione psichica collettiva in cui mi immergerei come in un lago tiepido. Probabilmente per difendermi da questo “potere” studierei i comportamenti dei singoli presenti, scovando mosse di insofferenza, disattenzione, segnerei il numero degli sbadigli, degli scaccolamenti, dei telefonini che suonano.

Insomma, mi viene naturale pensare che in una messa bianca vi siano fedeli impigriti e delusi, bigotti e conformisti. In una messa nera questo invece non mi balza in testa. Tra le vecchie in preda a trance lussuriose e nani ghignanti, invertiti divorati dal vizio e belle dame nude pronte a farsi deflorare dal gran cerimoniere, mando per scontato che non vi sia un pubblico più puro e convinto a modo suo. E invece Huysmans, attraverso i suoi personaggi suppone che in fondo quel cumulo di depravati non attenda il via del caprone sull’altare se non per dar sfogo ai loro raffinati desideri carnali. E che questa appetitosa via d’evasione, suggerisce Colin Wilson, è stata poi tolta ai satanisti da D.H. Lawrence, che con i suoi romanzi spinti ha riabilitato il sesso a slancio vitale, solare, positivo, anticipando ovviamente la cultura contestataria dei beat, poi degli anni 60, la rivoluzione sessuale, le comuni e via discorrendo.

Al tempo di Charles Manson e il suo harem di viziose assassine, Satana ha subito un crollo decisivo a livello di propaganda. Se scopare come ricci si può sotto a un palco di un concerto rock allora il rock è la messa nera o… oh che cacchio si fa in una messa nera che non si possa fare altrove?, deve essersi domandato il profano lubrico.

3 – Sesso libero, un Nazareno poltrone e i nazi

Anche oggi, votarsi a Satana per fare qualche orgia e sfogare gli istinti è piuttosto ridicolo, no? LaVey nella sua Bibbia Satanica dice che siamo tutti autorizzati, in quanto fedeli di Lucifero, a prenderci la carne di chi ce la offre, ma che se non sono le orge o il sesso strano a interessarci, allora possiamo anche vivere tranquilli come monogami cattolici. L’importante è star bene con noi stessi.

E nel libro di Huysmans il ruolo di amante libera e divoratrice sessuale è quello di Hyacinthe, signora bene che va con chi desidera, senza dover renderne conto al marito. Questo non la rende meno fragile e vittima delle spire amorose, ma Durtal se ne sgomenta quando sente come quella che credeva essere una donna in preda a un delirio sentimentale per lui, possa liquidare con un’alzata di spalle la morte di crepacuore del primo marito a causa dei suoi appetiti extraconiugali.

Mio marito non centra affatto nei rapporti con te, Durtal. Certo, soffre quando esco come stasera, dato che sa dove vado, ma io non ammetto nessun controllo da parte sua, né, del resto, da parte mia. Come me, anche lui è libero di andare dove gli pare. Io debbo tenergli la casa, fare i suoi interessi, curarlo, essergli amica, tutte cose che faccio con piacere. Ma tutto il resto non è affar suo né, del resto di alcun altro al mondo!
So che queste idee non sono ammesse nel mondo al quale appartengo, e mi pare, del resto, che anche a te sembrano assurde. Al tempo del mio primo matrimonio, furono causa di dolore e turbamento. Ma io ho una volontà di ferro e piego come voglio coloro che mi amano. Inoltre odio la menzogna. Così, quando, dopo qualche anno di matrimonio, mi innamorai di un altro, lo dissi tranquillamente a mio marito, confessandogli ogni mia colpa. Lui ne fu talmente sconvolto che in una notte i suoi capelli divennero tutti bianchi. Non riuscì mai ad accettare quello che chiamò, secondo me, a torto, il mio tradimento, e si ammazzò.

Ma non è tutta una questione di sesso, ovviamente. Cosa spinge al male, al diavolo, all’adorazione del maligno? Il canonico Docre, personaggio fortemente negativo che sarebbe piaciuto a Glen Benton, è solo un cristiano arrabbiato che cammina con una croce tatuata sotto il piede, così da calpestar Cristo a ogni passo. La sua invettiva finale contro Gesù è densa di rancore e accuse suggestive.

E te, te che nella mia qualità di prete io posso obbligare, che tu lo voglia o no, a venire in quest’ostia, a incarnarti in questo pane, Gesù, artigiano delle soperchierie, Ladrone d’omaggi, Ladro di affetti, ascolta! Dal giorno che uscisti dalle viscere di una vergine, tu hai mancato ai tuoi impegni, hai mentito alle promesse. Secoli e secoli hanno singhiozzato aspettandoti, Dio in fuga, Dio muto! Tu dovevi redimere gli uomini e non ci sei riuscito, tu dovevi apparire nella gloria e invece t’addormenti.

Ancora:

Tu hai dimenticato la povertà che predicavi, Vassallo innamorato delle Banche! Tu hai visto i deboli schiacciati dalla pressa del benessere; hai sentito i timidi che rantolavano in preda alla fame, le donne sventrate per un pezzo di pane e hai lascito la risposta alla Cancelleria dei tuoi Simoniaci, ai tuoi rappresentanti di commercio, ai tuoi papi, con le loro scuse dilatorie, le promesse evasive… 

Sembra che dica, io ti ho creduto e ho sbagliato. Sei talmente privo di palle da lasciare i tuoi fedeli sprofondati nel sangue e nella sofferenza. Satana invece da’ quel che promette.
E cosa promette?
Follia, direbbero i positivisti. Niet, replica Huysmans. Estasi. Ecco cosa scrive:

Il culto del demonio non è più insano del culto Dio: uno è purulento e l’altro splendido, ecco tutto. Se ragioni così, allora, secondo te, tutti quelli che invocano una qualsiasi divinità sono dei dementi? No, gli affiliati al Satanismo sono dei mistici a livello immondo, ma sempre dei mistici. Ora, è molto probabile che i loro slanci verso le sfere mistiche del Male coincidono con certe turbe sessuali, dato che la lussuria è il mostro del Demonismo. La medicina classifica, un po’ alla carlona, confina nella regione sconosciuta delle nevrosi, questa fame di immondizie, e lo può fare, ma nessuno sa in che consiste questa malattia di cui tutti soffrirono. In questo secolo i nervi sono molto più deboli d’una volta, qualunque choc li fa vacillare. Per esempio, ricorda i particolari che danno i giornali sulle condanne a morte: ci rivelano che il boia lavora con timidezza, che è sempre sul punto di svenire, che soffre di tremende nevralgie quando deve decapitare un uomo! Che tristezza quando si confrontano con gli invincibili torturatori di una volta! Quelli ti mettevano una gamba in un foglio di pergamena bagnata che si restringeva davanti al fuoco e ti frantumava pian piano le carni! Oppure ti mettevano degli zeppi stringevano i pollici delle mani in astucci a vite, o ti ritagliavano i pollici delle mani in astucci a vite, o ti ritagliavano, ti arrostivano, ti innaffiavano di alcool infiammato con viso impassibile, con nervi a prova di bomba, che nessun grido, nessun lamento scuoteva. Erano soltanto esercizi un po’ affascinanti e, infatti, dopo la tortura, avevano fame e sete. Erano esseri sanguigni ed equilibrati; invece, guarda adesso!

Uno potrebbe pensare che appena quarant’anni più tardi i nazisti abbiano dimostrato a Huysmans di essere caduto in errore del “prima era così e ora non più”. Eppure non è sbagliato fare questa distinzione tra la fredda e disinteressata ferocia dei torturatori del tempo della caccia alle streghe e i moderni boia addetti alla sedia elettrica. È risaputo che la nascita dei campi di sterminio è dovuta allo scopo di facilitare il compito ai soldati tedeschi, i quali all’inizio tentarono di nuclearizzare la popolazione ebraica massacrandola a fucilate e buttandola in grandi fosse, ma con risultati tremendi sul loro stesso sistema nervoso. La scelta di trasformare tutto in una agghiacciante parodia di una fabbrica super-efficiente permise all’esercito di Hitler di affrontare quel compito inumano senza eccessivi problemi. E questo perché la “soluzione finale” aderiva perfettamente all’indole efficiente e programmatica del popolo germanico. “Se dobbiamo sterminare un popolo yawhol, ma almeno fateci tenere dei registri, dateci una tabella di marcia, metteteci a disposizione sistemi di smaltimento veri e propri da gestire e tutelare”.

4 – Le sovrane lettrici e Gilles de Rais

E sempre a proposito del fare discorsi su come si stava meglio una volta e invece oggi bla bla bla, Huysmans fa dire a Durtal una cosa sul mondo delle lettere che calzerebbe a pennello ai nostri giorni e che già era attuale al suo tempo: È vero, ora gli uomini giocano e non leggono più; sono le donne cosiddette di mondo a comprare libri e a essere arbitre di un successo o di un fiasco. Così è alla Dama, come la chiama Schopenhauer, o all’Oca come al qualificherei volentieri io, che dobbiamo la pletora di romanzetti tiepidi e mucillaginosi da cui siamo sommersi. Siamo alle premesse di una bella letteratura a venire, dato che, per piacere alle donne, bisogna enunciare idee predigerite e precocemente calve, in uno stile altisonante e pseudo intellettuale.

Assodato che Huysmans era un misogino conclamato però la storia del pubblico femminile rimasto il solo a leggere è vera, ma questo da prima che arrivassero Moravia, Pasolini, Brancati, Hemingway, Proust, Joyce. E oggi capita di imbattersi ancora in articoli sul Corriere della Sera in cui si sprecano parole e parole per dirci che ormai solo le donne leggono! Beh, in effetti questo spingerebbe a pensare che la pochezza dei libri in classifica, la monnezza imperante sulle vetrine delle librerie sia causa loro. Noi maschi, lontani dalle librerie manco fossero cloache della lebbra, non centriamo niente con i Baricco, i Carofiglio, i Crepet e gli Scurati. Sono le donne che leggono ed è colpa loro se la letteratura è caduta tanto in basso, no?

Il vero abisso di cui parla il romanzo di Huysmans non lo scorgiamo dalle sue frequentazioni di un circolo satanico bensì dal racconto che Durtal fa a se stesso, mentre cerca di tirarne fuori un libro, sulla vita di Gilles de Rais, meglio noto come Barbablù. La fiaba famosa su un vedovo nero non centra nulla con le gesta di un pedofilo massacratore di interi villaggi di bambini e Huysmans ne spiega le reali origini. Vi riporto l’intero pezzo:
Il vero Barbablù non è De Rais ma un re bretone chiamato Comor, e c’è ancora un rudere del suo castello del sesto secolo al limitare della foresta di Carnoet. La leggenda è semplice: il re chiese a Guerock, conte di Vannes, la mano della figlia Trifina. Guerock rifiutò perché aveva sentito dire che questo re, perennemente vedovo, sgozzava le mogli. Ma San Gildas si fece garante che avrebbe riavuta la figlia sana e salva quando la reclamasse, e l’unione fu celebrata.
Qualche mese dopo, Trifina apprese che effettivamente Comor uccideva le sue compagne non appena erano incinte. Ella pure lo era; allora fuggì, ma fu raggiunta dal marito, che le mozzò la testa. Il padre, disperato, supplicò San Gildas di mantenere la sua promessa e il Santo resuscitò Trifina.
Come e perché il soprannome di Barbablù sia passato dal re Comor al Maresciallo, non glielo so dire, la ragione si perde nella notte dei tempi.

Le atrocità commesse da de Rais ancora oggi fanno impallidire Henry Lee Lucas e tutti i mostri moderni che la società ha glorificato sui giornali, al cinema e nelle reti tematiche satellitari. Sul serio, se volete guardare il nero risucchiante dell’abisso, dovete conoscere la storia del Maresciallo. E riconoscere anche voi il mistero di cui è emblema. Il mistero dell’abisso che scruta dentro voi dal cuore nero di un uomo che prima si fece valere al fianco di Giovanna D’Arco, votandosi con foga da fervente credulone alla santità di quella giovane e controversa condottiera, e poi si trasformò in un demonio fagocitatore di neonati. Huysmans racconta la vita di Gilles senza omettere alcun particolare scabroso, disumano, rivoltante allo scopo di render giustizia fino in fondo all’enigma del male, in faccia a Scienza e fede.

E con Gilles de Rais si torna infatti ai quesiti iniziali: cosa spiega il male? È follia? Satana è una deformazione della testa, un trauma infantile? Basta leggere i giornali per capire che non è così. Ogni giorno i cronisti ci mettono davanti casi come quello che lo stesso Huysmans riporta: Nove anni fa, un ragazzo di quattordici anni, Felix Lamaitre, assassina un bambino che non conosce perché desidera vederlo soffrire e udire le sue urla. Gli squarta il ventre con un coltello, ne gira e rigira la lama nel buco tiepido, poi gli sega pian piano il collo. Non mostra alcun pentimento; durante l’interrogatorio che subisce, si rivela intelligente e malvagio. Il dottor Lengrand du Saulle e gli altri specialisti lo hanno tenuto a lungo in osservazione, per mesi, e mai si è potuto riconoscere in lui alcun sintomo di follia, nemmeno una parvenza di mania, alcun sintomo di follia, nemmeno una parvenza di mania. Ed era stato educato bene, né fu pervertito da estranei!

Chiara Scazzi, il piccolo Tommy, il successo editoriale di Chiara Gamberale, sembrano fatti privi di senso, messi lì per denunciare il declino della morale, l’inefficienza della giustizia, la fine dei valori, ma al di là di queste dispute latranti dell’opinione pubblica aizzata col collare elettrico ad abbaiare al vento, resta il mistero, l’abisso e la pretesa che il male sia qualcosa che arriva da fuori. Satana. Il malvagio che ci tenta, che ci confonde.

Gilles si pentì. Quando lo giustiziarono la gente pregava e piangeva per lui; anche i genitori dei bambini trucidati. Questo per dire come il popolo medievale fosse ben diverso da noi, oggi. Credeva al perdono divino, credeva a un disegno e all’incapacità umana a capirlo fino in fondo. Era più credulone e semplice, scrive Wilson. Mah…
Ora cosa abbiamo: il male senza redenzione. La morte senza un dopo. Un dio senza un diavolo. Un mondo senza dio. Quando tutto questo c’era, la gente non si salvava da Gilles de Rais, anzi. Però c’era una sorta di impalcatura a cui aggrapparsi. La scienza, nuova religione che la maggioranza degli uomini nemmeno è in grado di comprendere e che si limita a sviluppare attorno una nuova fede, è una dea austera, senza fantasia e affetto. Illumina tutto, scaccia i fantasmi, i demoni e gli incubi, ma non ha il potere di mostrarci come affrontare il vuoto che lasciano. E in quel voto, quell’abisso, c’è la pastura dell’odio, dell’incubo e della crudeltà più sfrenata.

Inoltre la Scienza è una dea che ha già deluso un sacco di gente. La magia ciclicamente torna sempre.