Scrivere di Matheson
Richard Matheson è il futuro
Matheson sarà considerato molto di più dopo morto e tra un paio di secoli verrà messo tra i giganti della letteratura, accanto a Hugo, Kafka e Beckett. Per ora dobbiamo accontentarci, noi estimatori, di fare la figura dei mitomani e subire il disprezzo generale. Non voglio che leggiate uno dei tre romanzi più famosi e celebrati: Io sono leggenda, Tre millimetri al giorno e Io sono Helen Driscoll.
Se lo fate buon per voi, sono capolavori, ve li raccomando, ma io insisto a portarvi dove Matheson ha toccato il cielo della narrativa fantastica, ovvero i racconti. Andateveli a cercare, se non li avete ancora letto. No, evitate le tante ‘Insalatissime’ che la Fanucci propina da qualche anno, antologie fuffa che è meglio lasciar perdere. Puntate dritti sui 4 volumi di Shock. Cercate su e-bay e pagate anche quindici euro a volume, senza esitazione, perché sono il massimo, tutti. Un’antologia di racconti scelti e messi in fila dall’autore stesso. Addirittura il titolo è stato deciso da lui e imposto in ogni paese in cui la raccolta è uscita. Credetemi, ci troverete cose irrinunciabili.
Le storie inverosimili
Probabilmente molte di quelle storie già le conoscerete, assimilate senza saperlo, magari perché avete visto Ai confini della realtà, la straordinaria serie televisiva di Rod Serling, oppure Alfred Hichcock presenta. Magari vi è capitato di ritrovarli scopiazzati su X-Files o nelle avventure di Dylan Dog.
Leggendo gli originali però, nella forma in cui sono stati concepiti, vi succederà una cosa particolare. Non potrete più vedere la realtà come l’avete sempre conosciuta o meglio, che avete creduto di conoscere. I racconti di Richard Matheson parlano proprio di questo, dell’orrore di cui è piena la nostra stessa, banale quotidianità.
Si prende una scorciatoia per arrivare prima a casa e all’improvviso si finisce in un’altra dimensione. Ci si sveglia la mattina e si scopre di non ricordare chi sia la donna che ci dorme accanto. La stessa che c’è nelle foto con un tizio che non siete voi. Schizzate fuori dal letto spaventati e dallo specchio a muro ecco apparirvi una faccia che non è assolutamente la vostra.
Richard Matheson è il genio
che ha cominciato a chiedersi quanto farebbero ancora più paura i vampiri se invece di vivere in isolati castelli vi si trasferissero nella casa di fronte a dove abitate. Se invece di uno solo, ce ne fossero milioni? Senza di lui King non avrebbe mai parlato di cani rabbiosi che diventano mostri assassini. O di macchine indemoniate. Questo il re dell’horror da classifica l’ha sempre ammesso, senza problemi. Inoltre il bello di Richard Matheson è il continuo passaggio da un genere all’altro, senza mai finirci intrappolato dentro.
Le storie di Richard Matheson possono apparirci come innocui racconti di fantascienza. Ma potrebbero finire per tramutarsi in violenti horror, oppure passare dal rosa al nero. Dal grottesco al tragico e tutto nel giro di poche pagine. In questi quattro volumi troverete di tutto: la fabbrica che produce barzellette sconce (La splendida fonte) a un paese di cannibali nella sonnacchiosa provincia americana (I figli di Noé).
Dai Gremlins che dirottano aerei (Incubo a 6000 metri), a dei demoni che possiedono statuine di legno (Preda), fino a una delle più belle e tremende storie di fantasmi (Slaughter House) che tanto ha ispirato il solito King per la creazione di Shining. E la vetta assoluta Dita in movimento, racconto perfetto su quanto possa essere erotico il ripugnante e viceversa.
Concludo
La realtà è solo un’illusione e la follia il crollo di quell’illusione. Matheson vede e sente cose che non sono di questo mondo. Vi si mescolano in modo a volte terribile, altre dispettoso, altre ancora innocuo. I grandi scrittori sono quelli che ci indicano una nuova prospettiva.
Troppe persone hanno avuto paura di accettarla, in modo così secco, essenziale. Si sono sorbiti i bibitoni melodrammatici di King, brodosi di sentimento, intasati di storie e personaggi. Una folla di invenzioni che diluiscono l’idea. L’idea che destabilizza la base su cui si regge l’intero castello di sogni che facciamo non appena apriamo i nostri occhi e ci alziamo dal letto.