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Timothy – Storia di una canzone cannibale

Timothy è una canzone davvero singolare. Dovete sentirne la storia Rupert Holmes era un compositore affermato quando conobbe i Buoys, una giovane band di progressive rock. Li sentì suonare, li apprezzò molto e decise di fare tutto il possibile per procurargli un contratto discografico. Dopo non molto, riuscì a convincere la Scepter Records per l’incisione di un singolo, ma quei furbetti si sarebbero occupati di pagare ogni cosa tranne la distribuzione. I Buoys non erano molto incoraggiati da questa prospettiva, ma Holmes si fece venire un’idea: scrivere una canzone talmente orecchiabile e oscena allo stesso tempo, da essere vietata e desiderata.

“Ma se vietano i passaggi in radio, è la fine” protestarono i Buoys.
“No, è solo l’inizio” rispose lui.
Holmes non perse molto tempo a spiegare il suo piano e i ragazzi si fidarono, che altro avrebbero potuto fare? Lui credeva in loro, gli aveva procurato un’occasione per affacciarsi nello Show Biz, inutile stare a discutere, avrebbero fatto come diceva e basta.

Rupert Holmes e Timothy

Rupert iniziò a pensare al pezzo e partì da due spunti: una canzone country di successo dal titolo Sixteen Tons, tutta incentrata sulla dura vita dei minatori e il film del 1959 “Improvvisamente l’estate scorsa” di John Mankiewicz, un melodramma su omosessualità, pazzia e cannibalismo. Entrambe le cose fecero partire nel suo cervello l’idea per una canzone su tre operai intrappolati in una miniera, costretti a ricorrere al cannibalismo pur di sopravvivere. Dei tre si salvano in due e nulla si sa più del povero Timothy.
Partendo da quella che potrebbe essere la trama ideale per un brano dei Cannibal Corpse molti anni prima che Chris Barnes fosse solo il sogno dorato di sua madre, Holmes scelse però una musica di accompagnamento leggera e orecchiabile, con fiati e ottoni a far da contrappunto alle melodie west coast di chitarra e voce. L’effetto che si creò fù davvero insolito ma più lo si ascoltava e più diventava inquietante fino a mettere i brividi. La musica ricordava le cose dei primi America o dei Crosby, Stills & Nash prima che quel gatto mammone di Neil Young si unisse a loro.

Timothy e il cannibalismo

Nei due minuti e 45 tutto scorre via come un bicchier d’acqua e zucchero, che anziché estinguere la sete, la aumenta; viene così voglia di rifare un altro giro, e poi un altro ancora.
Holmes scrisse il brano e lo incise assieme alla band, suonandovi il piano.
All’inizio Timothy non destò nessun clamore, ma presto, negli ambienti universitari iniziò a spargersi la voce di questo pezzo su due tizi che si pappano un loro amico e qualcuno iniziò a domandarlo in radio. A mano a mano che la fama del brano cresceva, aumentò l’attenzione generale, fino a che non scattò il tanto auspicato divieto di trasmetterlo, a causa del contenuto così scabroso e immorale.

Che fine ha fatto quel poverino

Non si sa cosa potesse aver convinto Holmes che questo non avrebbe fermato la canzone, decretandone la morte bensì il successo; fu l’intuizione di un genio. La curiosità popolare crebbe fino a portare Timothy in cima alle classifiche e a lasciarcelo parecchio tempo.

Ormai è una canzone dimenticata, invecchiata male e banalotta. Come la maggior parte dei tormentoni stagionali che ammorbano la vita di tutti noi è stata rimossa dalla mente della collettività. Aanche dei Buoys non si sa più nulla. Holmes ha avuto modo di riconquistare la credibilità generale con prove ben più in linea con il gusto popolare e la morale dei benpensanti. Questo piccolo mostro creato per gioco però, e c’è da scommetterci, ancora vive nel suo cuore.

Buon appetito

Se si mette Timothy sul piatto (del giradischi, ovviamente), la canzoncina fa ancora uno strano effetto, creando quella suggestiva visione di violenza naturale raccontata in un modo così sbarazzino. Il cantato si innalza in lacrimose estensioni quasi partenopee chiedendosi che fine abbia fatto Timothy… Sapendolo benissimo invece!
La voce è incapace di confessarlo se non attraverso una serie di indizi inequivocabili buttati lì gradualmente. Sono quei brani di dialogo, la descrizione di alcuni particolari che ci danno la più immonda delle risposte. Nessuno ha il coraggio di parlarne più. La società arretra di fronte ai due sopravvissuti. Finge di non capire la loro storia e li lascia al rimorso e ai propri incubi.
“’Cause the very next thing that I could see
Was the light of the day again
My stomach was full as it could be
And nobody ever got around To finding Timothy
Timothy…”