“Mira, las tetas…ussignur!” (anonimo guatemalteco – 1053 A.C.)
La “Theta Paranoia” in ambito medico si spiega come un bisogno ossessivo, morboso, financo pazzoide che l’individuo, solitamente di sesso maschile e di orientamento etero (ma vi sono delle eccezioni), sviluppa fin dalla precoce età per quella struttura ghiandolare margarinata, destinata alla secrezione del dolce latte vanigliato, posta nella parte anteriore del torace femminile, volgarmente nota come “teta”.
Esistono ampi e numerosi studi in letteratura medica che testimoniano l’importanza vitale di queste ghiandole (disposte a grappolo di 10-12), composte di lobi e lobuli comunicanti tra loro con un sistema di canali (detti intralobulari). Alla sola visione di tale meraviglia della natura infatti, il maschio della specie sviluppa spontanee e genuine pulsioni sanguigne che lo portano ad abbandonare qualsiasi forma di elasticità e mollezza muscolare, in favore di una rigidità di vedute e ad un convincimento dal turgore incoercibile. Si è soliti dire che a quel punto “si spezza ma non si piega”.
Non solo fior fiore di scienziati ed accademici hanno dedicato la vita a studiare approfonditamente la questione, sviscerandone aspetti, sfumature, sottigliezze e segreti; anche preparati musicisti hanno rivolto la propria attenzione a questa branca di sapere umano. Eh già, perché qual è la connessione segreta tra la Teta e la musica? Il mistero non si vede ad occhio umano, ma esiste un’occulta connessione che si propaga nell’aria, giungendo all’orecchio, al corpo, all’epidermide, su su fino al cervello dell’uomo; è il flusso frequenziale prodotto dalla Teta, la cui unità singola di misura è l’Onda Theta.

E’ oramai acclarato che il potere delle onde Theta è devastante quanto quello di una fissione nucleare incontrollata o di un monologo di Luca Giurato. Non occorre infatti troppa fantasia per comprendere cosa potrebbero scatenare le dotazioni di mobile suit come ad esempio Paola Ferrari, Laura Pausini o Debora Caprioglio (ma qui siamo già nel campo di una specie evolutiva superiore: la super Theta). Oltre alla congenita forza di queste complesse strutture, va prudentemente anche considerato l’effetto “paranoia” che esse innescano su molti esemplari antropomorfi di sesso maschile; autentiche iniezioni di adrenalina e testosterone, del tutto incontrollabili, alle quali solo pochi eletti riescono a far fronte dignitosamente, e che spingono chi ne è vittima ad azioni spesso inconsulte e involontariamente ridicole agli occhi un osservatore esterno.
Sono stati compiuti degli studi empirici sul nesso causa-effetto, esponendo le cavie ad alcune urticanti sessioni di emanazione di onde Theta, letteralmente esplose in cuffia, osservando come il cervello di queste creature si alteri progressivamente sino a raggiungere stadi di alienazione simili a quelli provocati da vere e proprie droghe chimiche, condizione per altro molto intensa e stressante, anche se c’è chi si spinge a definirla persino di potenziale “benessere”. Sono dottrine scientifiche, mica pizza e fichi eh! Adesso potrei anche star qui a dirvi che le onde Theta agiscono attraverso letture corticali, ottenendo una scala gerarchica di ricordi indotti o meno nella matrice dell’individuo; e tenuto conto che le particelle sinaptiche dei ricordi spesso non sono in simbiosi con alcuni flussi neurali della terapia Tapioca, esse possono addirittura provocare nell’ascoltatore uno stato di supercazzola prematurata a destra e bivio e stop, come fosse in Casentino, anziché, come ad un profano potrebbe sembrare più plausibile, una momentanea perdita dei sensi o del contatto con la realtà, in due oppure in quattro, anche scribai con cofandina.
Parliamo di stadi di incoscenza all’interno dei quali si svolgono attività oniriche di sbirigudi, ma anche antani veniali allaccia scarpa scarpallaccia. Certo, sono parolone, la sensazione è quella di essere sbattuti a destra e a manca senza averci capito un granché, una fedele simulazione insomma di ciò che accade quando si è esposti al flusso di vibrazioni prodotto dalla Teta; la lucidità si mantiene su parametri minimi ed infinitesimali, mero istinto di sopravvivenza attivato in caso di pericolo macroscopico; il sangue pulsa nelle vene come il martello di Thor sui solchi dei dischi dei Manowar (sese….20 anni fa); una diafana ed elegante striscetta di bava propende verso il basso, scivolando timidamente fuori dalla bocca dischiusa. Complessivamente considerato il quadro clinico all’interno del quale ci muoviamo, in questi casi il medico sconsiglia di tenere a portata di mano penna e blocchetto degli assegni, perché procaci virago potrebbero anche cagionare azioni sconsiderate delle quali pentirsi in un secondo momento, riguadagnata la dovuta stabilità neurovegetativa.

Negli anni è stata fatta un classificazione certosina delle varie Tete esistenti, ognuna delle quali produce una specifica e peculiare onda i cui effetti sono ancora tutti da approfondire, caso per caso, tipologia per tipologia. Pare però che esista una certa correlazione tra dimensione della Teta ed efficacia dell’onda, ovvero, per dirla in soldoni, più è grande la Teta, più è micidiale il portato della sua onda sul ricevente. Vi è poi la cosiddetta “anomalia Tommasi”, una particolare fenomenologia atipica dell’evento: accade che l’effetto delle onde, anziché esercitarsi su di un ricevente maschio, si riverberi inaspettatamente sulla stessa fonte generatrice delle onde. Una sorta di deroga masochista che rende critica la condizione stessa dell’emittente delle onde Theta, al punto da ridurne la massa cerebrale, e condizionarne i comportamenti sociali, sviluppando una marcata idiosincrasia verso la biancheria intima, verso il sistema bancario delle società ad economia capitalistica, ed al contempo un prepotente desiderio di gelato al cioccolato, dolce e un po’ salato.