TERRORIZER – Hordes of the zombies (Stati Uniti 2012)
Perché riunirsi dopo vent’anni? Perché farlo quando Pete Sandoval ha la schiena a pezzi, dopo che Dave Vincent se ne va girando vestito come un adolescente emo – dark da discoteca, dopo che Oscar Garcia se ne è andato, anzi non si è mai più ripresentato e dopo che Jesse Pintado invece se ne è andato prematuramente a miglior vita? E che c’entra tutto ciò, compresa la musica più simile a un incrocio tra Deicide ed Hate Eternal, con “World downfall” ovvero uno dei capolavori indiscussi del grind in assoluto? “Hordes of the zombies” non sarebbe nemmeno malaccio ma a fregarli è, pure, l’inevitabile paragone con il loro passato. I veri ed unici Terrorizer sono quelli del 1989.
3,5/6
ASPHYX – Deathhammer (Olanda 2012)
“Death… the brutal way” è stato un sussulto di antichi ricordi, con questa nuova prova l’effetto mnemonico –affettivo viene meno. Tutto è scritto, tutto è risentito da tanti, tantissimi anni. Sono sempre loro, con la leggendaria voce di Martin Van Drunen, sempre questo hanno fatto eppure come all’epoca con i loro pezzi si scapoccia subito che è una meraviglia. Alla fine si dica quel che si voglia ma gli Asphyx sono l’unico gruppo death – doom di una volta e probabilmente come prima, degno di nota!
4,5/6
DER STÜRMER – Trascendental racial idealism (Grecia 2011)
Black con un’impronta punk da parte di uno dei gruppi più conosciuti della curiosissima scena NSBM (scena di orientamento politico filo – nazista). Terza prova per questo combo ellenico ma non cambia poi molto rispetto alle precedenti. L’unica vera emozione la si ha con l’intro di “Gallant defenders of the last bastion” tratto da un’opera del sommo maestro antisemita Wagner.
3/6
DARK FURY – W.A.R. (Polonia 2012)
Acido black neo – nazista dalla Polonia, terra che ha visto nascere i migliori gruppi del metal estremo sin dall’inizio del nuovo millennio. Loro non saranno tra i migliori ma non sono neppure da gettar via.
4/6
NATRIUM – Elegy for the flesh (Italia 2011)
I Sadist per il death, gli Aborym per il black, i Cripple bastards per il grind e scusate se intanto vi pare poco! Certo per il resto vuoi perché non ci sono etichette o produttori che sappiano ingaggiare nuove realtà, vuoi perché di novità interessanti forse in Italia non ce ne sono, fatto sta che nella scena nostrana non c’è poi molto altro che si sappia distinguere. E difatti i Natrium offrono delle indubitabili capacità ma risultano esser troppo derivativi e troppo devono al brutal death di stampo americano.
3,5/6
NAPALM DEATH – Utilitarian (Inghilterra 2012)
Gli inventori dell’estremo in musica, della velocità al limite delle umane possibilità, senza di loro non sarebbe esistito nulla di ciò che conosciamo nel grind, nel death e azzardo a dire nel black. Non ho mai stravisto per i Napalm Death e continuo a non farlo ora ma quel che è giusto è giusto, questi vecchietti inglesi ne hanno ancora di lezioni da impartire.
4,5/6
NOTHNEGAL – Decadence (Maldive 2012)
Terra di sole! Terra di vacanze e… terra di metal!?!? Anche nelle Maldive esiste almeno un gruppo metal. Solo che qua bisognerebbe metterci d’accordo su cosa sia il death metal perché non pochi cosiddetti (in)esperti nazionali ed internazionali hanno etichettato come death melodico la musica dei Nothnegal quando ancora mi pare che non si sia capito che non basta cantare con la voce leggermente sporca per far parte di questo genere. I Nothnegal fanno del metal e si sforzano di fare del metal progressive e non ci riescono poi così male! Ma il death è ben altra cosa ecco perché qui non riceveranno alcun voto.
S.v.
CANNIBAL CORPSE – Torture (Stati Uniti 2012)
È difficile oggi valutarli. Per molti ormai si copiano da anni, troppi anni, e non si può da loro torto. Quel che è sicuro è che i Cannibal Corpse sono un gruppo death storico e in vita con la carriera più onorevole per la serietà, coerenza, professionalità ed infaticabilità dimostrate. Per quel che mi riguarda posso dire che da “Gallery of suicide” (1998) in poi non aspetto più con impazienza le loro nuove uscite ma col precedente “Evisceration plague” (2009) ho rivalutato i loro cd degli ultimi dieci e passa anni, escluso “Bloodthirst” che non aveva bisogno di essere ripreso in considerazione poiché sin da subito di ottima fattura. Che abbiano stufato o meno, i loro album sono come al solito potenti, elaborati ritmicamente, sono album suonati e direi che è abbastanza. Certo sarebbe meglio che fossero meno presenzialisti, che sfornassero cd con meno puntualità, che si prendessero pause più lunghe, insomma che esistessero senza insistere come fanno ad esempio i signorili Bolt Thrower. Detto ciò, “Torture” è un’opera che sarebbe meglio non perdersi.
5/6
DRUDKH – Eternal turn of the wheel (Ucraina 2012)
Vicini all’area NSBM per la provenienza dei suoi membri (ex Astrofaes ed ex Hate Forest), compongono pochi pezzi che si aggirano attorno agli 8,9 minuti. Il loro è un black con tracce folk e proprio quest’ultime risultano essere le più parti ispirate. Non so, in Ucraina ci sono gruppi che sanno fare di più.
4/6
EXHUMED – All guts, no glory (Stati Uniti 2011)
Dopo una pausa riflessiva di cinque anni, tornano gli americani Exhumed. Sono sempre, immancabilmente loro, con il loro sporco grind influenzato dagli indimenticabili maestri del genere: i Carcass. Perciò niente di nuovo, e a dire il vero sarebbe anche un peccato se provassero a fare qualcos’altro; quindi “All guts, no glory” è un album che merita, se non altro di essere ascoltato. Posseduto se invece siete dei nostalgici amanti del grindcore carcassiano.
p.s. per i maniaci seriali c’è la versione doppio Lp, con entrambi i vinili a forma di sega circolare!!!
4,5/6
MORBID ANGEL – Illud Divinum Insanus (Stati Uniti 2011)
Anche i miti crollano. I Morbid Angel hanno impiegato otto anni per fare un nuovo album. È rientrato il bassista cantante Dave Vincent, vestito con attillature sadomaso, nonostante l’età e la pancia. Il batterista Pete Sandoval, forse prefigurandosi la figuraccia, ha presentato il certificato medico per dolori alla schiena. Ventisette anni di onorata carriera death, offuscati da queste undici tracce irriconoscibili. Ci sono sonorità sperimentali alla “Domonation” (1995) e parti al limite dell’industrial e della techno, poco si salva per davvero. Imbarazzante. A tratti raccapricciante!
2/6
SEPTIC FLESH – The great mass (Grecia 2011)
Un po’ death, un po’ black, un po’ più in generale metal, i Septic Flesh si ripresentano dopo quel meraviglioso gioiello di “Communion”. Sinfonici per capirci come i Dimmu Borgir, anche se rispetto a loro le imponenti orchestrazioni sembrano delle vere e proprie colonne sonore tratte da un film epico o fantastico, “The great mass” segue la scia del suo predecessore però con qualche ampollosità di troppo seppur si è lo stesso di fronte ad un’altra buona piacevole prova di questo originalissimo combo greco.
5/6
ORIGIN – Entity (Stati Uniti 2011)
Gli americani Origin con il penultimo “Anthisesis” avevano già messo a punto diverse correzioni dei tre album precedenti, oggi con “Entity” si ripetono con pezzi brevi, intensi, rabbiosi e contorti per 36 minuti che lasciano senza fiato. Difetti ne hanno, certo, perché a volte oltre ad essere ipertecnici, iperveloci, iperincavolati, sono anche ipercasinari lasciando stordito e confuso il povero orecchio che gli capita a tiro. Cd quanto meno da ascoltare sempre se il vostro padiglione auricolare è abituato a cotanta nevrotica grandiosa brutalità death.
5/6
TSJUDER – Legion helvete (Norvegia 2011)
Se si riuniscono perfino i Black Sabbath perché non dovrebbero farlo pure gli Tsjuder? Sempre meglio che lavorare no?!?! E infatti a distanza di 7 anni dal buon “Desert northern hell” e probabilmente dopo aver scoperto che non sono in grado di fare altro nella vita oltre a del buon, puro e grezzo black metal, questi norvegesi si rimettono a suonare e che cosa potevano registrare se non appunto del buon, puro e grezzo black metal???
4,5/6
Flavus