Finché morte non vi separi – La guida indispensabile per non perdersi nelle estreme terre del metalz!

VILE – Metamorphosis (Stati Uniti 2011)
Sì ma alla fin fine questi Vile che roba fanno? Sembrano la brutta copia dei Monstrosity all’epoca di Millennium solo che le idee sono poche, molto confuse e tutte scialbe. Già alla loro nascita erano un gruppo di serie B e di serie B rimangono… Ma qui rischiano la serie C!
2,5/6
ENSLAVED – Thorn (Norvegia 2011)
Gli Enslaved hanno preso il vizietto di aumentare il numero delle loro pubblicazioni con un altro mini in questo caso più precisamente un “7. I pezzi viking/black nuovi sono due, entrambi  un po’ monotoni, nessuno dei due aggiunge nulla di nuovo alla loro storia. Ma gli si perdona questo e molto di più perché gli Enslaved sono gli Enslaved e c’è poco da discutere.
3,5/6
NOCTE OBDUCTAVerderbnis (Germania 2011)
Enslaved, Negura Bunget e Nocte Obducta sono coloro che al black, nell’ultimo decennio, hanno dato una maggiore impronta d’originalità. I tedeschi adottano tempi anomali per il genere, perfino rockeggianti, ma non per questo inadatti. I suoni sono ben distinguibili e veraci, lo sono i loro strumenti (il basso principalmente, una rarità per il metal estremo), il loro sopraffino e straordinario gusto melodico con qualche puntata qua e là psichedelica, si avvolge alla perfezione con la dolce e malinconica ruvidità. Un gruppo che si era sciolto e se ne sentiva la mancanza. Imperdibili.   
5,5/6
AZAGHAL – Nemesis (Finlandia 2012)
Black spartano, lineare, persino elementare eppure sempre efficace, i pezzi filano ancor meglio grazie all’aggiunta di qualche parte melodica tratta dai compianti Dissection. Questo quartetto finnico da “Teraphim” in poi rappresenta una delle migliori espressioni del puro black metal. Alzare il volume su “In deathlike silence” e capirete cosa voglio dire.
5/6
GOATWHORE – Blood for the master (Stati Uniti 2012)
Black rodato quanto, a mio avviso, scontato.  Quinta uscita, quinto tipicissimo black all’americana con forti influenze anni Ottanta, dove la fanno da padrone il thrash e lo speed e proprio queste parti sebbene risultino ampiamente scopiazzate, sono anche le più interessanti, solo che alla lunga un po’ ci si annoia. Tutto sommato il prodotto non  è per niente da rigettare. Non so, probabilmente è un mio limite ma il black, il vero black, il miglior black, lo sanno fare altrove.
4/6
LUNAR AURORA – Hoagascht (Germania 2012)
Fermi per cinque anni, i due fratelli crucchi, cambiano velocità, riducono la durata dei pezzi e si ripresentano con un black metal dai tempi medi e direi di medio valore. Buone le melodie meno la realizzazione ritmica.
4/6
FRANGAR – Bulloni granate bastoni  (Italia 2011)
Piantiamola con il soltio autolesionismo italiota. L’Italia non sarà terra per il metal eppure ciò non significa che non ci siano o non ci siano stati gruppi di una certa validità. Ad esempio da qualche anno c’è una curiosa scena black che fa capo a band come Janvs, Frangar, Movimento D’avanguardia Ermetico, Absentia Lunae e agli ex (ormai defunti) Spite Extreme Wing. Il loro è un black musicalmente meno immediato, più complesso e forbito, che liricamente si rifà al futurismo, all’arditismo, all’irredentismo, al patriottismo o alla cultura tradizionale, all’imperialità romana, a un sofisticato simbolismo arcaico e a un serio esoterismo. Dietro le quinte il collante è l’impegno politico, è il fascismo e/o tutto ciò che ci gira attorno. Ora proprio i Frangar tornano all’attacco e lo fanno con la seconda opera, un originale black – hardcore d’autore e rabbioso. Perciò onore ai Frangar e a tutti quegli italiani che non si arrendono!
5/6
HOUR OF PENANCE – Sedition (Italia 2012)
Gli addetti stampa italiani del settore hanno sempre avuto per loro un certo riguardo. Secondo me gli H. of P. sono stati a volte molto prevedibili e spesso molto debitori del brutal death americano e dei grandissimi Behemoth. Comunque sia, “Sedition” è stringato per i suoi scarsi 32 minuti, ordinariamente ma anche intensamente brutale.
4,5/6     
GOROD – A perfect absolution (Francia 2012)
C’erano una volta i Cynic, i Death, gli Atheist, gli Atrocity, i Pestilence ecc. poi dalla seconda metà degli anni Novanta qualcosa cominciò a cambiare. La tecnica iniziò a sopraffare la musica. Ed è proprio l’ipertecnicismo una delle malattie che affligge diversi gruppi death. Uno di questi, che poi sembrano i fratelli gemelli degli Obscura, sono i Gorod al loro quarto album che a quanto pare ha ricevuto altrove, votazioni spropositatamente alte. Tante le contaminazioni, dal metalcore alla samba, tecnica superlativa e qualche volta anche al servizio della melodia, le emozioni trasmesse, invece, non sono moltissime.
4/6
ENTHRONED – Obsidium (Belgio 2012)
Rigido black a volte corale. Diciassette sono gli anni passati dall’esordio che coincideva con “Prophecies of pagan fire”, ma all’epoca gli Enthroned erano altri. Ora è rimasto solo Nornagest il chitarrista – cantante, che subentrò nella formazione con il secondo cd, “Towards the skullthrone of Satan” del 1997.  Fatto sta che gli altri Enthroned, quelli di oggi, quelli da “Tetra karcist” in poi e che non hanno più lo storico cantante Sabathan, non mollano di un passo. “Obsidium”, dopo il non esaltante “Pentagrammaton”, è un buon disco peccato solo che si perde un po’ tra la sesta e l’ottava canzone.
4,5/6
MORBID ANGEL – Illud divinum insanus. The remixes (Stati Uniti 2012)
Se con “Illud divinum insanus” pensavate di aver sentito i peggiori Morbid Angel… beh! Allora ricredetevi perché dopo 8 anni di digiuno gli angeli morbosi hanno deciso di sparare un’altra schifezza in sequenza o meglio, anzi o peggio, “Illud divinum insanus – The remixes”. L’esperimento del 1994 fissato nel mini cd “Laibach remixes” era stato perfino gradevole ma qui ci sono due ore, e dico ben due ore e mezza, di brani mixati e remixati da parte di non so quali dj, fino alla nausea, dell’ultima ciofeca appunto intitolata “Illud” ecc. ecc.  
Che Dave Vincent lo fosse l’avevo capito da anni, ma che pure il Trey Azagthoth si sia così rincoglionito mi lascia alquanto basito! Proprio non riesco a immaginarmi gli scellerati che potrebbero acquistarlo! Doppio remix per tossici pasticcomani discotecari, doppiamente inqualificabile ed ingiustificabile!
S.v.
UNLEASHED – Odalheim (Svezia 2012)
Grande stima per loro. Come non si può non averla per questi quattro vichinghi del death svedese che hanno militato negli Unanimated, nei Necrophobic e niente poco di meno che nei Nihilist! Certo esclusi gli assoli ed altri orpelli di chitarra, tra i gruppi storici sono quelli che probabilmente risentono di un po’ di più di una certa stanchezza, in ogni caso grande onestà e coerenza. Sempre.
4/6
CRADLE OF FILTH – Midnight in the labyrinth (Inghilterra 2012)
Dany, il grande puffo albionico torna tra noi… di nuovo! E lo fa ogni sei mesi se qualcuno ancora non l’avesse capito!! Visto che ormai la “Culla di Sporcizia” non offre più nulla di decente in ambito metal ora si butta su un paio di cd che ripropongono in forma puramente orchestrale i vecchi successi del tempo che fu. Mah! Le idee sono finite… e ce n’eravamo accorti… anni fa!!!
S.v.
BURZUM – Umskiptar (Norvegia 2012)
A parte le nuove foto promozionali del Vikernes che potrebbero essere adatte per un lancio  pubblicitario del Tavernello sul mercato scandinavo, il Conte, solo di nome ma non certo per le sue tasche oberate da debiti e richieste di risarcimento per i danni provocati in gioventù, si riaffaccia con cadenza annuale, con un altro disco. Solo che “Belus” era stato un discreto ritorno mentre “Fallen” era discretamente noioso e il folkeggiante “Umskiptar”… idem!
3/6
ANTROPOFAGUS – Architecture of lust (Italia 2012)
Tecnico brutal death metal americano ma loro americani non sono, sono italianissimi di Genova. Il chitarrista MeatGrinder rimane da solo, assolda altri tre componenti ben preparati e così dopo il passabile “No waste of flesh” del lontano 1999 crea “Architecture of lust”. La nuova robusta e lussureggiante architettura non si discosta molto da una produzione Dying Fetus/Suffocation soltanto che i Dying Fetus e i Suffocation sono i DYING FETUS e i SUFFOCATION!!!!! A momenti troppo confusionari ma comunque da tenere sott’occhio.
4/6
WODENSTHRONE – Curse (Inghilterra 2012)
Tappeti di tastiere profondi alla Emperor e ispirazione epica e sonora dei primi ma anche dei successivi Enslaved. Black dall’impronta norvegese, pezzi lunghi con velocità e melodie che ricordano in parte quei genietti dei rumeni Negura Bunget. Così perfezionano i suoni e i pezzi dal loro “Loss” del 2009. Non sarà scandinavo ma questo quartetto inglese ci sa fare.
4,5/6
PHOBIA – Remnants of filth (Stati Uniti 2012)
Grind di una volta da parte di chi il grind lo fa dal 1990!!! “What went wrong” fu il loro primo demo mentre oggi tornano con non saprei come chiamarlo… un album? Bé sono 18 pezzi, nessuno dei quali supera il minuto e mezzo! Totale neppure 20 minuti! Appunto… GRINDCORE!!!
4/6
MARDUK – Serpent sermon (Svezia 2012)
Ogni tanto lo fanno. Questi svedesi spingono l’acceleratore a gran velocità disinteressandosi delle novità, se così le vogliamo definire e i recensori di varie testate li puniscono con giudizi poco lodevoli. Effettivamente “Serpent sermon” fa un passo indietro rispetto all’occulto “Wormwood” ma tutto sta a cosa aspettarsi dai Marduk e io non mi aspetto un gran che da quel dì, almeno da quel lontano “Heaven shall burn… When we are gathered” del 1996.
4/6
(FLAVUS)