Uh…adesso muoio! – IO, CALIGOLA.

“Uh! (marchio registrato da Tom G. Warrior)
 
Uh…adesso muoio!“, ovvero quel momento nel quale stavate guardando un film, leggendo un libro, osservando un quadro, e la scena che vi si è parata davanti ha fatto schizzare la vostra temperatura corporea oltre livelli di guardia, generando tutta una reazione a catena che è poi culminata nel treno che si infila in galleria, lo spumante che sgorga dalla bottiglia, la pompa petrolifera che zampilla verso l’alto, il pistone che stantuffa….si insomma, Gola Profonda l’avete visto no? Quel momento lì vi prende alla sprovvista, pensavate che avreste potuto gestirlo, che la modalità “master control 2.0” sarebbe entrata in automatico, e invece sono arrivate le caldane, le farfalle nello stomaco, salivazione azzerata, e anche l’ incoercibile necessità di ordinare su ebay tutta la serie di fumetti Disposable Horizontal Secretaries, costi quel che costi. Il tremito è stato tale che pareva steste per tirare il calzino, invece era solo banale ardore, ebbrezza erotica, Jerry Calà avrebbe detto: libiiiidine!!!
 
Ognuno ha avuto il suo momento “Uh….adesso muoio!“, anzi molteplici (vuol dire che siete vivi, e anche che siete sani, non preoccupatevi). Accade sin da piccoli, a una certa età Madre Natura batte un colpo e a te, invece, ti viene un colpo, il primo di una lunga serie. Credo che all’inizio furono i balletti della Cuccarini e di Heather Parisi a Fantastico, poi venne lo sgabello di Alba Parietti a Galagol, sull’ allora Telemontecarlo, e via via fino alla piena consapevolezza che “quella cosa” poteva accadere, era prevista dal protocollo di Villa Certosa, luci soffuse, cuore e batticuore, e lo stendardo garriva al vento.
(…Blondie chi??!)
Il Gran Consiglio dei Dieci Assenti della Suprema Amministrazione Sdangherista mi ha affidato il delicato compito di raccontare il mio personale momento “Uh….adesso muoio!” e la scelta per questo battesimo ricade su Io, Caligola di Tinto Brass (1979), noto anche come Gore Vidal’s Caligvla, ma è di Tinto Brass. Metto il parruccone e spiego brevemente: Brass fu chiamato a dirigerlo, su sceneggiatura di Vidal; lo fece, ma la produzione si spaventò enormemente quando vide il girato, era troppo “troppo”, depravazione, crudeltà, sesso esplicito e visionario, come fosse Kubrik (aneddoto: Brass era stata la prima scelta per dirigere Arancia Meccanica, ma rifiutò, e fu quindi affidato a Kubrik). Perdipiù Vidal andava strombazzando che il “suo” capolavoro così sarebbe stato stuprato e allora Brass manco montò il film, o ne montò solo una parte, e tolse la firma alla sua opera. C’è chi dice che se ne andò sbattendo la porta, chi che fu cacciato, fatto sta che il film fu terminato da altri, montato da altri e insertato con del nuovo girato. Brass lo ha sempre disconosciuto ma, per quanto ibrido, un po’ del Caligola è suo (e secondo me parecchio).
 
Vabbè, chiarita la questiosull’attribuizione filologica dell’opera va detto che per il mercato (legale) dell’ homevideo esistono millanta versioni del film: cut, uncut, super uncut, total panic apocalyptic uncut, la versione integrale col montaggio di Brass che neppure Brass sa di aver mai fatto, eccetera. Tra le scene tagliate e solitamente non incluse nella versione standard dei dvd in commercio, c’è la monumentale orgia a palazzo, una roba di svariati minuti, quasi totalmente priva di dialoghi (….) e commentata da una musica a metà strada tra gli Ordo Rosarius Equilibrio e Conan il Barbaro. Considerate che il montaggio di quella scena è minimale, giusto il necessario per appiccicare un pezzo all’altro, tuttavia conserva una sua omogeneità di fondo, poiché assembla vari momenti e luoghi dell’orgia. E’ un crescendo in tutti i sensi, visivo, sonoro, musicale, grottesco, surreale, erotico, e il “crescendo” dell’erotico sfocia inevitabilmente nel porno esplicito. Caligola non è affatto un porno, e non fa man bassa plebea di tette, culi e genitali, ha un suo perché artistico, esattamente come non direste mai che l’orgia di Eyes Wide Shut rende Eyes Wide Shut un porno, giusto? Giusto, ma di solito, chissà perché, lo stesso teorema logico curiosamente non si applica a Tinto Brass.
Di scena in scena, assistiamo a tutta una serie di amoreggiamenti, palpate e “abbacinamenti” (non nel senso di abbagliare, ma nel senso letterale di bacino sovrapposto a bacino) fino a un climax impetuoso, stentoreo, travolgente; al ritmo della musica (come Bolero Extasy) due ancelle pasciono l’appetitoso pasto offerto da un fortunello e, al ritmo andante…andante amoroso…andante agitato…andante cantabile…andante con moto…andante di molto più tosto…allegretto…allegretto grazioso…allegretto maestoso(!)…allegro risoluto(!!!)…allegro vivace…Marcia…Marcia Caraclisma!…FUNGO ATOMICO!!!!…la diga alla fine cede! E’ la beatitudine cosmica, assoluta, universale, immanente, forever and ever in the sky with diamonds. Adesso puoi anche morire.
Quindi tutto si placa, ritorni alla normalità e infatti ti accorgi che sei incuneato nella poltrona, hai quasi scavato un antro primordiale nei cuscini, totalmente trasportato dalle immagini che stavi vedendo, come le avessi vissute in prima persona. Ecco che allora pensi in affanno: “Uh….adesso muoio!” ma a quel punto saresti dovuto già essere morto e invece hai scavallato l’appuntamento con la trista mietitora, sei sopravvissuto, e puoi raccontarlo alle genti perché sappiano, non siamo soli; può succedere a tutti, in molti lo abbiamo sperimentato e ne portiamo testimonianza per tutta la vita.
(Marco Benbow)