Non è una delle solite cazzate che scriviamo per Wasted World News, è tutto vero e tenete presente che mentre ve la riporto mi sudano le dita: sono disponibili le pantofole dei Nightwish. Ora, va bene il vino, perché insieme alla birra e lo vischi rappresenta la bevanda del rock ‘n’ roll, quindi ci può stare; possiamo anche accettare le scarpe dei Metallica, ma il simbolo della passività, della più tetra e vile delle giornate, quando non facciamo altro che ciondolare per casa, mentre fuori piove e dentro di noi si apre una voragine da cui escono schifosissime prove della nostra totale incapacità di vivere e di valere la stima della gente che ci rispetta, quello no! A quel punto, alcune lacrime bagneranno il suolo e si inzupperanno sulle pantofole dei Nightwish. Immaginate la scena? Ecco. Non riesco a farmene una ragione.
Chi le comprerà? Chi le regalerà a chi? Quando anche i Cradle of Filth usciranno con un paio di ciabatte con i pipistrelli disegnati sopra? Da una parte non c’è da scandalizzarsi: puzzle, pantofole, birre… cazzo tutto questo è niente in confronto a ciò che hanno osato fare i Kiss.
Bare, carta da culo, costumi da bagno. Non avete idea di quanti soldi siano riusciti a fare spalmando le loro maschere e il logo su qualsiasi cosa, manco fossero Hello Kitty. Lo mettevano sulle spazzole del cesso e c’era chi comprava. Lo mettevano sui preservativi e c’era chi voleva essere protetto dai suoi paladini del rock ‘n’ roll. Oggi, a distanza di secoli dal commercio spudorato, babilonico dei Kiss, ecco che tutti gli altri naufraghi del rock si mettono in riga e fanno un po’ di puttaname con il loro marchio e si beccano il biasimo dei propri fan, quando invece nessuno giudica Gene Simmons, che sarebbe in grado di mettere un codice a barre anche sulle chiappe della figlia se ci fosse la vaga possibilità di ricavarci qualcosa. Ma guardiamo alle cose con lucidità e coerenza. Le povere star del rock non guadagnano più nulla con la musica, sia incidendola che portandola dal vivo e finalmente si sono decisi a fare un po’ di merchandising, ma tutti sono lì che puntano il dito scandalizzati perché ci sono le canne da pesca degli Slayer.
Ma dico, il metallaro ha sempre sentito il bisogno di gridare al mondo la sua natura di metallaro: va in giro con le magliette dei gruppi che ama, i capelli lunghi e spera di trovare altra gente con magliette di band metal e capelli lunghi, così ci si scambia il segno delle cornine e ci si sente meno soli. E cosa ci sarebbe di diverso a entrare in un laghetto artificiale e sfoderare la propria canna degli Slayer, con la cassettina delle camole a forma di vinile con sopra la copertina di Reign in Blood? Sarebbe fico, diciamo la verità. Comprarla sarebbe stupido, uno spreco.
Odio quelli che comprano tutto ciò che un gruppo produce, in modo acritico, ma allo stesso tempo, quando vedo un qualsiasi reperto con sopra stampato un nome, un simbolo della storia del genere che amo di più e che suonandolo, sfogliandolo, racconta la MIA storia, ecco, credo che sia fico e che esprima alla perfezione il mio bisogno di sbattere in faccia al mondo la mia diversità, la mia mania che mi rende diverso, speciale, malato. Dico, ma voi resistereste a una tenda da doccia con sopra l’artwork di Digital Dictator? Andiamo, e un accappatoio con sopra il simbolo dei Twisted Sister? E uno spazzolino da denti che sembra il coltello di Eddie della copertina di Killers? E la gelatina degli Overkill? Il pettine dei Motorhead? Una volta usciti dal bagno, nudi e crudi e mollicci, non vi sentireste come forgiati di metal per una nuova giornata metal? Il mondo dovrebbe solo temervi e lo scrivereste sulla vostra macchina. I Don’t Care What you said, Fuck You. Quindi ben venga tutta l’oggettistica metal, voglio le forchette e il coltello dei Megadeth e le polpette degli Slipknot.
(Francesco Ceccamea)
Sì, perché invece il tanga dei Manowar che vv’ha fatto?! |