Un altro riporto sul live dei Morbid Angel & Kreator & Nile & quegli altri tizi lì? E che è successo? È tornata la Madonna con Gesù Cristo a prendere a calci in culo qualche bel pretarello frociarello? No, ma Mike Petrozza, incazzato nero nel sapere che avrei detto che lui l’ha succhiato a Tom Angelripper, è sceso in Apulia (perché dirlo in inglese fa figo) con Morbid Angel, Nile e dei tizi che si alimentano di fuoco come i testicoli di Gene Hoglan nei Dethklok (farselo con la benzina lo rende più grosso che con l’olio di semi; certa gente crede che così gli diventi “espanso” quanto un girasole, ma invece gli cade come una pera morta).
Perché noi del Demodé ci divertiamo proprio come il Fantom Anticraist!Sarei potuto andare con la navetta; avrei potuto prendere un treno diretto al luogo dell’evento, il Demodé Club, nuova mecca metallica del sud Italia, Africa compresa, e invece no, io ci sono andato con mio suocero che ha deciso di cantarmi il meglio della discografia italiana per tutto il viaggio. Io gli voglio bene a quell’uomo, strano ma vero, arrivare però all’evento senza trapanarmi i timpani sarebbe stato meglio: avrei preferito cantarmi a cappella tutto “Agent Orange” dei Sodom, mio unico sfogo musicale di questo periodo. Sul luogo m’aspettava il mio amico Daniele, conosciuto tempo addietro grazie alla forza del metallo, roba che il growl di Darth Vader sembra il suono di una cornamusa con l’asma cavallinache ha portato all’oltretomba lo stallone di Cicciolina; la stessa forza che m’ha fatto conoscere, il mio amico Alessio. Perché noi metallari siamo un po’ come una grande famiglia, tipo quella Addams e io faccio il cugino It con l’alopecia e lui invece il sosia etero di Rob Halford che usa le camicie a quadri al posto del chiodo borchiato.
A mano a mano che vado ai concerti e socializzo con sempre più persone m’accorgoche i frequentatori di questi eventi sono sempre le solite facce, clienti fedeli che non abbandonerebbero mai la stessa gelateria manco ci trovassero il gusto “topo morto” tra quelli presenti. Il problema è che questa gelateria chiamata Demodé, il gusto me l’ha fatto provare e faceva taaaaannnnato schifo! Mi è capitato più volte in passato di non poter entrare ai concerti con bevande in mano o in borsa, di venire controllato manco fossi un talebano che attraversa il metal detector con la spada di Greyskull nelle mutande, ma che addirittura ti tolgano pure le cibarie con la scusa che è “per la nostra sicurezza”, eh no cazzo! Tramezzini, panini, brioche, teste di capra e cervelli; tutti buttati nel cassonetto. Quando si dice cibo spazzatura.
I cancelli si sono aperti con un’ora di ritardo, causandomi la perdita della prima band, i “Fueled By Fire”, essendo che ho perso tempo nell’unico banchetto di merchandise disponibile: quello ufficiale che ti spara i prezzi alle stelle. Non ho mai preteso prezzi bassissimi, ma di certo farmi pagare una maglietta 20 euro mi sa di furto, non parliamo poi della limited edition di “Illud Divinum Insanus” dei Morbid Angel. (Ma le producono ancora? Esistono veramente tipi in grado di comprarle? Io sì, ma solo per pisciarci sopra.Ok, prima o poi creerò un programma tipo Geo & Geo dove parlo dei metallari capaci, per amore dei propri idoli, di sborsare cifre esorbitanti in favore di schifi assurdi solo perché convinti di supportare la band senza accorgersi di essere meri ingranaggi di una macchina chiamata show business dove loro sono come quei bovini umani di quel video dei Cattle Decapitation e io gli piscio in testa frasi di sfregio rubate agli Slipknot). Il mio dilemma era: cosa mi compro? Ultimo dei Nile? Maglietta tour edition dei Nile? Maglietta tour edition dei Morbid Angel? Preservativo dei Nile? Alla fine ho comprato un plettro dei Nile e una maglietta “Covenant tour edition” dei Morbid Angel: spesa totale 21 euro. Persi i Fueled, dei quale comunque riesco ad ascoltare gli ultimi due pezzi, mi sono bloccato a bordo palco per i Nile, unica altra motivazione dopo i Morbid Angel a trascinarmi al Demodé.
M’ero aspettato una set list incentrata sul loro ultimo lavoro, “At The Gates of Sethu”, invece quando hanno attaccato con “Sacrifice Unto Sebek” abbiamo tutti capito che sarebbe stata una serata di classici, con il solo “Enduring The Eternal Molestation Of Flame” estratto dall’ultimo succitato lavoro. Hanno chiuso con la coinvolgente “Black Seeds Of Vengeance” capace di portare il coro talmente in alto che ho sentito i santi cadere a terra sulle loro mutande sporche di cacca nei campi di tulipani. Da oggi considererò i Nile un gruppo da “camera” perché più che pogare ho goduto ad ammirarli dal mio angoletto.
Altra pausa, altri saluti; se non dici ciao a Paolo Metal non sei metallaro. Ha vissuto talmente tanti concerti che in confronto una prostituta d’alta classe ha preso meno cazzi in bocca.
Si riparte con i Morbid Angel, attivissimi, vivissimi, felicissimi, gaiissimi. No davvero, mai visto sorridere qualcuno più di David Vincent.Io li amo, non riesco a odiarli neanche dopo aver ascoltato Illud Divinum Insanus, perché io vivo hardcore, vivo radikult. Non l’hanno suonata, ma ci hanno concesso “Nevermore” e “Existo Vulgore”. Come? Non ci avevano promesso solo i classici? Beh, il pubblico non ha comunque disdegnato, rispondendo a ogni richiamo del gruppo (che pescava a iosa da “Altar of Madness” e durante “Chapel Of Ghouls” Azagthoth e stato posseduto da padre Amorth e si è lanciato in un assolo così contorto da trasportarci tutti nelle profondità più recondite del suo mondo interiore).Il massacro si è chiuso con la doppia “God of Emptiness/World Of Shit”, che ha visto l’illustre sottoscritto lanciarsi nel suo particolare mosh d’inerzia: io mi concedo allamassa, loro mi lanciano ad altra massa.
Altra pausa, altri saluti, una bevutina alla fontanella del bagno e un saluto ai “Cancrena” da Barletta, presenti pure loro, ma dei Nile neanche l’ombra. Cazzo io volevo una foto con i Nile! David Vincent e Tim Yeung intanto regalavano autografi lì vicino. Scontato il dibattito su chi sia più allettante tra i due: David ha quel faccino che t’ispira più d’un sogno tra le sue braccia forzute, ma il fisico e i lineamenti orientali di Tim m’attizzano la capocchia a passare tra le sue natiche.
Di nuovo sotto al palco per i Kreator. Ero lì anche per loro sebbene non li abbia mai amati. Sentivo già urlare “Petrozza sei basso!”, “Petrozza puzzi!” mentre io avrei voluto urlare “Torna a succhiarlo ad Angelripper”, ma non ne valeva la pena e poi c’era già un tipo lì vicino che cercava rogna. Stava scatenando più d’una rissa, ma qui quelli della security se ne sbattevano alla grandissima; di norma, già a quel punto avrebbe dovuto stare fuori a farsi le seghe con le pietre focaie mentre sentiva aprirsi il concerto con il videoclip. Esatto, un clip. C’era un telone bianco su cui passava un breve filmato con in sottofondo “Personal Jesus” dei Depeche Mode in versione Johnny Cash. Il tutto a fare da intro ai nostri mentre il filmino scorreva sul telo, tipo quello della prima comunione che i tuoi zii ti fanno vedere fino alla nausea nonostante tu gli abbia spiegato che sei gay, nazista e pure fan dei Gorgoroth.
Silenzio…
Fantasma Anticristo.
La scenografia 3d faceva schifo: tre pareti con disegnate la copertina di Phantom Antichrist erano appese lì alla cazzo di cane, mentre una testa di zombie giaceva sulla batteria, ma… che cazzo mi sta a indicare? Ah, e il bassista, Christian “Speesy” Giesler, assomigliava a mio zio Damiano. Non me ne frega un cazzo che non lo conosciate, ma s’assomigliano. Il pubblico, seppur esiguo nonostante il concludersi della serata per la quale si era previsto un sold-out, si è fatto dominare come una mandria di bufali texani appena marchiati a fuoco. Io invece ho aspettato di vedere i Sodom scendereo dal cielo, tipo quelli di Metalocalypse e suonare le membra dei Kreator come in quel video dei Nader Sadek.Poco e niente è stato preso dall’ultimo album, altro che tour promozionali, ‘sti vecchi ci ripropongono i loro classici perché sanno che gli ultimi lavori fanno schifo, quindi meglio cercare di promuovere i cavalli di battaglia in previsione delle future ristampe, anche se nel live vendi solo il tuo ultimo lavoro. Logica dello show business.
Comunque la prima volta nel sud Italia per i nostri che certo non hanno fatto a meno di ricordarcelo provocando il wall of death più grande della serata con un conto alla rovescia in italiano da parte di Petrozza. 4-3-2-1… e GOOOOO!
Prima di chiudere, Sami Yli-Sirniö ci ha concesso l’intro in acustico di “United In Hate”, mentre la sua faccia urlava “Hetfield succhiamelo col culo” e di corsa col tris infernale.
“Betrayer”; “brubrubrubru Betrayer, dururururururpapapapapadudum Betrayer””FlagOf Hate”; “brubrubrubru Flag Of Hate, dururururururpapapapapadudum Flag Oooooooffffffffff Hate””Tormentor”.”brubrubrubru Tormentooooor, dururururururpapapapapadudum tormentooooooor… thooooooooor”
FINE!
Conclusioni a posteriori
Difetti: well, l’acustica del locale come sempre non ha reso al meglio la qualità dell’evento e ha tagliato le zampe al potenziale dei gruppi proposti. Non era la prima volta che accadeva, ma potevano prendere qualche provvedimento, cazzo. Secondo: costringere il pubblico a gettare le proprie cibarie è stata una vera offesa, senza dimenticare la perquisizione da lager a cui ci hanno sottoposti. Una volta attraversati i cancelli, poi, non potevi più uscire dal locale e non importa tu soffrissi di diabete e avessi bisogno della tua insulina dimenticata in macchina, nun sa da fa!
Pregi: serata comunque grandiosa, non di certo il miglior concerto a cui sia mai stato, ma un evento storico per il sud Italia, anzi per l’Italia intera. A voi la linea, studio.