Pare che Napoleone fosse un tipo piuttosto attivo in fatto di sesso. Per capire che genere di amante fosse, visto che la documentazione sull’argomento è piuttosto scarsa, vogliamo basarci sul suo atteggiamento a tavola.
Di solito l’atteggiamento che un uomo ha col cibo è assai simile a quello a letto, almeno così dice Franco Califano e mi pare che una volta deve averlo detto anche Manzoni. Comunque Napoleone era molto vorace e mangiava i suoi succulenti pasti in pochi minuti (così assicura Wikipedia.) Non aveva un palato molto esigente, se non per il pane, sulla cui qualità non transigeva. Anche quando c’erano degli ospiti, lui mangiava di corsa e spesso era così precipitoso da rigettare tutto dopo essersi alzato da tavola. Fate un parallelo con il sesso e viene fuori un tizio che ama le sveltine, non capisce a cosa servano i preliminari dato che a lui non servono affatto ed è così precipitoso e di bocca buona che a volte confonde la passera dell’amante di turno (non se ne faceva mai mancare, ovunque fosse) con qualsiasi altro pertugio molle della casa.
L’unico aneddoto curioso sulla vita sessuale di Napoleone riguarda una lettera alla sua Giuseppina.Le scriveva per avvertirla che stava tornando a casa. Concludeva così: “arrivo, smettila di lavarti”
Eh, già…
E questo apre il sipario su un mondo peccaminoso del Bonaparte, il quale prediligeva la sporcizia, il loto, l’olfatto. Doveva quindi trattarsi di un bulimico feticista olfattivo. Stiamo giocando agli psicologi del cazzo per introdurre l’argomento macabro di oggi, ovvero l’odissea che subì dopo morto, il povero pene di Napoleone Bonaparte.
Dopo venti ore dalla morte di Napoleone si procedette all’autopsia durante la quale asportarono alcuni organi; al termine del sezionamento gli indumenti sporchi di sangue furono ridotti a brandelli e tutti i presenti si appropriarono di un pezzo così da farne una reliquia da conservare in segreto. Si da il caso che ancheil perito incaricato di fare l’autopsia decise di tenere per se un souvenir e così, senza farsi vedere, tra la massa di schifose interiora, con un zak! tagliò via quel pezzo dal valore simbolico piuttosto discutibile. Il perito lo mise in tasca e concluse il suo lavoro con solerzia.
Questo avvenne nel 1821. Da allora, non si sa bene il perché, il pene di Napoleone, come quello di un grande divo pornografico, passò per un’infinità di mani sconosciute: collezionisti, feticisti, imperialisti e vescovi.
Un secolo più tardi, in America, a un’asta comparve un misterioso lotto, il numero 117, denominato genericamente reliquia napoleonica. Un riccone del New Jersey, appena capì di cosa si trattava comprò il pene con l’intenzione di aggiungerlo alla sua privatissima collezione di articoli artistici. Quando un medico americano, John Latimer, scoprì che il pisello di Bonaparte era stato ritrovato e acquistato legalmente, rintracciò subito il proprietario e se lo fece vendere.
Non gli ci volle molto per convincere, il quattrinoso collezionista: un pene incartapecorito, sebbene di un illustre personaggio della Storia, era pur sempre un resto anatomico e non poteva trovarsi bene in una collezione di opere d’arte.
Latimer portò il pene al sicuro negli archivi di qualche università e amen.
All’inizio degli anni 80 però la storia divenne di pubblico dominio e tutti inziarono a chiedere di vedere ‘sto pene ma, nonostante parecchi solleciti, il medico Latimer si rifiutò di mostrarlo, dicendo che, dopo tanti anni, era diventato così piccolo, pari a un ditino e sarebbe stato irrispettoso alla memoria di colui che compii così grandi imprese dare in pasto al mondo uno sciupatissimo membro, falsato dal tempo. Oggi, il pene di Napoleone è in una tecadella Squirer Urological Clinic di N.Y (come potete vedere nella foto sopra) e si sta godendo il meritato riposo… almeno si spera.