VALIENT THORR, CAZZO!

“La loro musica pesca dal bacino degli anni 70 e primi 80 (Iron Maiden di Paul DiAnno, Motorhead, Ted Nugent, Thin Lizzy, AC/DC) filtrandoli attraverso la prospettiva dell’hardcore fuori di crapa dei Suicidal Tendencies, da cui pigliano la velocità, la voce a metà strada fra parlare e cantare, le parti a tremila in 2/4, e in generale il gusto bizzarro ed eccentrico. Ne esce una bomba nucleare, tra l’altro con bei suoni molto organici, naturali.”
Niccolò Carli

Valient Thorr sono una lingua di fuoco infernale che vi solleticale  orecchie. Quando qualcuno vi dice che le vecchie band si riformano ma non hanno più nulla da dire, che i dischi nuovi sono tutti prevedibili, noiosi e sterili e che nonc’è niente di nuovo all’orizzonte, voi sputategli in faccia il nome di questa band e se il tizio in questione come è molto probabile non li conosce, allora ditegli di andarseli a sentire e non rompere più i coglioni con queste chiacchiere da autobus. Signori se cercate il futuro è sotto una coltre di vecchi riff anni ’70, quando le band spingevano al massimo senza farsi pippe mentali su cosa essere, seavantgard o proto motherfukka metal. Solo rock e del tipo che deve essere, ovvero selvatico, ingestibile, una pietanza che la gente imparara a digerire con la perseveranza, insistendo, non una pappa predigerità alla Nickelback dei miei coglioni. 
Tutte le band che amo all’inizio mi sono costate dolorose sedute di ascolto. Quando scoprii per la prima volta gli Iron Maiden le canzoni mi sembravano tutte uguali e ci misi un sacco di pomeriggi chiuso in cameretta prima di riuscire a distinguerle tra loro; quando mi imbattei nei Metallica pensai che facessero schifo e mi ci volle molto per mandarli giù e poi innamorarmene. Il metal è un vizio e come tale all’inizio costa fatica, dedizione. Dovetti fumarmi non so quante sigarette prima di trasformarmi in un tabagista. L’eroina all’inizio fa venire solo un gran vomito e l’alcool fa schifo a un palato vergine di roba etilica. Il metal è la stessa cosa. È ripetitivo, crudo, violento, crudele e pauroso, ma una volta che ci hai fatto il callo non puoi più tornare indietro.

I Valient Thorr all’inizio possono non sconvolgere la vostra vita, ma vi assicuro che sono un nome grosso così, da mettere al fianco dei Saxon, dei Megadeth e degli AC/DC. Scommetto su di loro a occhi chiusi. Ovvio che dopo questa sparata li odierete istintivamente ma non me ne frega niente, bisogna prendere posizione, sorelle e fratelli, amare e dichiarare guerra a qualcosa, sputare e ribellarsi alla salmodiante sterilità di tutti quei giornalisti che sono solo capaci di imbalsamare ogni cosa in cui si imbattono. I Valient Thorr non sono semplicemente una di quelle band che riprendono i suoni, il look, le tematiche degli anni passati e le ripropongono senza cambiare una virgola.Non sono una di quelle band che vogliono ricreare un bagaglio genetico scegliendosi gli spermatici ingredienti, non riesumano antiche ricette stregonesco-biosoniche pensando di metterlo in culo a tutti. O meglio lo sono, ma non sono SOLO QUESTO! I Valient Thorr infilano il jack direttamente nel nostro comodo e burroso ano. Ci maltrattano, tartassano e cosa fondamentale, riempiono la nostra vita di GRANDI CANZONI!
Uscire vivi da un loro concerto è un’esperienza che chi l’ha vissuta descrive come una terapeutica violenza al cuore e alla mente; ditemi quanti di voi venendo via da un Gods of Merdal hanno pieni altri organi a parte le viscere e i coglioni?

Ditemi se non state meglio solo a guardarlo!

I Valient Thorr vengono da Venere, non sono di qui. È un gioco divertente dal sapore freak che mancava da un pezzo. Insomma, noi non abbiamo bisogno degli Slipknot e di tutto il loro malessere da discount, noi vogliamo la follia ricreativa dei Gwar e i Valient sono pronti a indicarci la via per uscire di testa, dirci che è ora di lasciarsi andare, strapparci via dal corpo quel cazzo di chiodo e mostrare la nostra deplorevole panza iperlipidica, offrirla al mondo,schizzando ovunque i nostri sacrosanti umori.

Appena il recensore modello Debaser si ritrova davanti i Valient Thorr inizia la sua personale radiografia: MC5, Stooges, Black Sabbath, Iron Maiden, AC/DC, Thin Lizzy, Metallica, Skynyrd, Suicidal Tendencies, Metallica e giù ancora con una marea di band dimenticate e sconosciutissime. Sventrarli e tirar fuori tutti gli organi serve a farci un’idea di quello che proviamo ascoltandoli? Vi dico una cosa: no. Anche perché provate a immaginare un mix di tutte le band che vi nomina il recensore di Debaser, anche solo una parte di esse e ditemi se ci arrivate a capire che razza di roba facciano ‘sti Valient Thorr senza ascoltarli!

No, dovete sentirli e anche dopo averlo fatto non fermatevi all’apparenza perché, alla fine, sono sempre i soliti quattro accordi, le solite chitarre, i soliti stacchi, le solite chiacchiere ma quello che differenzia un disco di metal vivo da uno morto è l’energia, la magia e l’urgenza di esistere e sono tutti ingredienti fondamentali che mettono in sintonia l’orecchio e il cuore e i testicoli. Vi è mai venuto il cazzo duro a sentire Orion dei Metallica? A me sì. Erano altri tempi per loro, e ora sono i tempi dei Thorr. Tenete presente che l’inferno adesso è qui, non a casa di Hetfield. Qui ne trovate tanta di lussuria caprona: il diavolo, Satana in persona, è dentro i dischi dei Valient, è un anguillone che si dimena allegro e soddisfatto tra le viscere di Valient Himself o nelle dita dei valorosissimi chitarristi Eidan e Sadat  e Prof Nitewolf, perché, nonostante l’attitudine fracassona, i Thorr sanno suonare.
E ci saranno anche i Cattivi Bonviciani, ai loro concerti, se ne staranno appoggiati alle colonne, scuotendo la testa e diranno: “Stranger” è più bello di “Immortalizer”. Non ascoltateli perché sono entrambi grandissimi dischi e, per fortuna, nessuno li trasformerà mai in merda generazionale, anche se il mondo sarebbe migliore se ciò accadesse. Gli inni dei Valient non saranno mai bandiere sonore di un periodo storico dimenticabilissimo come quello che viviamo oggi.

Una cosa che distingue le grandi band di oggi da quelle vecchie è che escono con un sound già definito, chiaro, riconoscibile e dopo l’esordio non fanno altro che amministrarlo e ritoccarlo quanto basta, migliorando la scrittura. Se ascoltate il primo dei Valient Thorr, “Stranded On Earth”, e l’ultimo “Stranger” vi accorgerete che molte cose sono cambiate ma, in fondo, la ricetta è sempre la stessa. Il primi due dischi hanno queste tastiere un po’ folli e atipiche, la liturgia visionaria nei testi e un approccio sonoro carnoso, schiumante, ingestibile, punk ma solo in apparenza perché i Thorr hanno sempre saputo suonare, non sono migliorati strada facendo, le palle gli fumavano da subito; c’era giusto un po’ troppa eterogeneità negli elementi. Dal terzo “Legend Of The World” hanno iniziato a sfornare classici e asciugato il suono trasformandolo nell’equivalente di uno schiaffo bagnato sulle nostre chiappe. Spegnete lo stereo e vi sentirete friggere la pelle e il bello è che vi piacerà brutti masochisti che non siete altro. “Heartseeker”, “Exit Strategy”, “Har Megiddo”, suonano come bacchettate sulle vostre dita: il rock vero fa male, cazzo ma vi tiene svegli, vivi e feroci.

“Immortalizer” e “Stranger” avrebbero potuto far scivolare la band in bocca al mainstream rock ma evidentemente non sono diventatimai troppo appetibili per le nostre sorelle. In Italia poi questa cometa di salvazione rischia di passare senza che nessuno ci faccia caso. Sono andato un po’ in giro nella rete e ho trovato delle tiepide recensioni dell’ultimo disco e qualche svolazzo entusiastico nei blog dichiaratamente scemi. Come dice il grande Zorba “i Thorr sono troppo matti, euforici, chiassosi e allegri per il triste, ingessato metallaro nostrano, molto più a suo agio con le pose ostili dei Cannibal Corpse” (che secondo le regole del linguaggio del corpo suggeriscono più che altro un soffertissimo problema di identità sessuale).
Pace!