INCANTATION – Vanquish in vengeance (Stati Uniti 2012)
“Vanquish in vengeance” non aggiunge assolutamente nulla alla loro lunga discografia, non aggiunge assolutamente nulla alla scena death metal e nemmeno a dire che gli Incantation mi mancassero da sei anni a questa parte, ovvero dal loro penultimo “Primordial domination” del 2006, eppure porca miseria questo sì che è un album death, brutale, rozzo quanto vero. 10 tracce con i loro tipici pesantissimi suoni che ti stordiscono e ti catturano, 10 canzoni fatte da altrettanto loro classici momenti sia di grande intensità e velocità sia di pause dove si rifiata con un grevissimo e profondissimo doom. John McEntee, il cantante chitarrista, è l’unico superstite di questa creatura nata nel 1989 e dal quel dì saranno pure, sempre, gli stessi Incantation ma sarà anche che in circolazione di finte produzioni, di album poco sinceri e persino di gruppi volanti ce ne sono abbastanza, oggi. Il voto a taluni potrebbe risultare un po’ gonfiato ma non lo è nemmeno più di tanto direi se ci si guarda attorno.
5/6
“Vanquish in vengeance” non aggiunge assolutamente nulla alla loro lunga discografia, non aggiunge assolutamente nulla alla scena death metal e nemmeno a dire che gli Incantation mi mancassero da sei anni a questa parte, ovvero dal loro penultimo “Primordial domination” del 2006, eppure porca miseria questo sì che è un album death, brutale, rozzo quanto vero. 10 tracce con i loro tipici pesantissimi suoni che ti stordiscono e ti catturano, 10 canzoni fatte da altrettanto loro classici momenti sia di grande intensità e velocità sia di pause dove si rifiata con un grevissimo e profondissimo doom. John McEntee, il cantante chitarrista, è l’unico superstite di questa creatura nata nel 1989 e dal quel dì saranno pure, sempre, gli stessi Incantation ma sarà anche che in circolazione di finte produzioni, di album poco sinceri e persino di gruppi volanti ce ne sono abbastanza, oggi. Il voto a taluni potrebbe risultare un po’ gonfiato ma non lo è nemmeno più di tanto direi se ci si guarda attorno.
5/6
WINTERSUN – Time I (Finlandia 2012)
Ahaha!! Ma che stiamo scherzando? Pezzi inondati da metal e power metal sinfonico stucchevole che strizzano opportunisticamente l’occhio ai connazionali e commerciali Nightwish, con qualche svista che a mala pena si potrebbe definire death e c’è qualcuno che ha il coraggio di parlare di symphonic metal/melodic death metal!!! Se siete dei puristi del death e in genere del vero metallo estremo questo album vi farà intorcinare le budella fino a farvi venire persistenti e dolorosi e brucianti conati di vomito. Tranquilli, cestinate i Wintersun, nel lettore ficcateci i Behemoth, alzate il volume, e tornerete a star bene come prima, pure meglio di prima perché l’incubo è finito!
s.v.
Ahaha!! Ma che stiamo scherzando? Pezzi inondati da metal e power metal sinfonico stucchevole che strizzano opportunisticamente l’occhio ai connazionali e commerciali Nightwish, con qualche svista che a mala pena si potrebbe definire death e c’è qualcuno che ha il coraggio di parlare di symphonic metal/melodic death metal!!! Se siete dei puristi del death e in genere del vero metallo estremo questo album vi farà intorcinare le budella fino a farvi venire persistenti e dolorosi e brucianti conati di vomito. Tranquilli, cestinate i Wintersun, nel lettore ficcateci i Behemoth, alzate il volume, e tornerete a star bene come prima, pure meglio di prima perché l’incubo è finito!
s.v.
SHINING – Redifining darkness (Svezia 2012)
Dagli Opeth prendono molto, sia dagli ultimi Opeth rock progressive che dai penultimi metal progressive, comunque hanno una loro personalità che sa destreggiarsi tra il black che con gli anni stanno perdendo per strada, e una specie di space – rock – metal ben suonato con vari strumenti. Una personalità definita da arrangiamenti molto professionali puliti e moderni. Io però non so perché ma gli Shining, compresa questa loro ottava prova, mi sembrano sempre un po’ apatici.
4/6
Dagli Opeth prendono molto, sia dagli ultimi Opeth rock progressive che dai penultimi metal progressive, comunque hanno una loro personalità che sa destreggiarsi tra il black che con gli anni stanno perdendo per strada, e una specie di space – rock – metal ben suonato con vari strumenti. Una personalità definita da arrangiamenti molto professionali puliti e moderni. Io però non so perché ma gli Shining, compresa questa loro ottava prova, mi sembrano sempre un po’ apatici.
4/6
SPAWN OF POSSESSION – Incurso (Svezia 2012)
Bravi, così bravi, ma talmente bravi che non consiglierei a nessuno di ascoltarli e di ascoltare la loro terza uscita. Costoro sanno suonare e suonano un brutal death ultra – iper – tecnico composto da complicatissime parti non certamente orecchiabili, e poi hanno il piccolo difetto che non sanno affatto comporre. Se la musica è quell’arte di combinare suoni, melodie e armonie, gli Spawn of Possession avrebbero bisogno di un prolungato e forzato ascolto di Rossini e di Mendelsshon per imparare a capire cosa significhi trascrivere una organica espressione musicale. La loro musicalità è pari a 1, la loro capacità tecnica a 6, quindi facciamo…
3,5/6
Bravi, così bravi, ma talmente bravi che non consiglierei a nessuno di ascoltarli e di ascoltare la loro terza uscita. Costoro sanno suonare e suonano un brutal death ultra – iper – tecnico composto da complicatissime parti non certamente orecchiabili, e poi hanno il piccolo difetto che non sanno affatto comporre. Se la musica è quell’arte di combinare suoni, melodie e armonie, gli Spawn of Possession avrebbero bisogno di un prolungato e forzato ascolto di Rossini e di Mendelsshon per imparare a capire cosa significhi trascrivere una organica espressione musicale. La loro musicalità è pari a 1, la loro capacità tecnica a 6, quindi facciamo…
3,5/6
RAGNAROK – Malediction (Svezia 2012)
Black tiratissimo, a non convincere sono per prima cosa i prevedibili riff. I norvegesi Ragnarok non erano tra i migliori della scena norvegese all’epoca di Nattferd (1995), non lo sono ora, sebbene tra la formazione di oggi e quella di 17 anni fa, l’unico rimasto è il solo batterista Jontho (ex – Tsjuder). Rimane il nome, i componenti sono cambiati, non è cambiato il valore di questo combo.
3,5/6 (Flavus)
Black tiratissimo, a non convincere sono per prima cosa i prevedibili riff. I norvegesi Ragnarok non erano tra i migliori della scena norvegese all’epoca di Nattferd (1995), non lo sono ora, sebbene tra la formazione di oggi e quella di 17 anni fa, l’unico rimasto è il solo batterista Jontho (ex – Tsjuder). Rimane il nome, i componenti sono cambiati, non è cambiato il valore di questo combo.
3,5/6 (Flavus)