SOME KIND OF MONSTER: LE BESTIE DI SATANA


Per un metallaro la faccenda delle Bestie di Satana deve essere stataun po’ come quando gli hippie vennero a sapere di quello che aveva fatto la family di Charles Manson o quando, ancora oggi, un giornalista di destra ci racconta imbarazzato cosa provò quando avvenne il famigerato “Massacro del Circeo”. C’è una sottile comunanza che lega milioni di persone innocenti, incensurate, con dei massacratori, degli spietati assassini: questo cordone sottile, ma molto resistente, può essere dato dall’ideologia politica, la fede o i gusti. 
Diciamo che il metal è un pericoloso concentrato di queste tre cose. Se un fattorino nato a Varese nel 1978  incontrasse su un treno un agricoltore di Montefiascone e scoprissero di essere entrambi metallari avrebbero un sacco di cose da raccontarsi. Sarebbe lo stesso se fossero entrambi tifosi della stessa squadra? Il problema è che quando un ultrà dell’Inter ammazza un poveretto dell’Ascoli sparandogli con un fucile dall’altro capo dello stadio io non mi sento per nulla coinvolto con lui mentre, nel caso delle Bestie, la faccenda mi risultò un tantino difficile da scrollare di dosso come un qualsiasi porcoso delitto proclamato dalla tribuna disumana dei TG.

 Quando i giornali misero la famosa foto di gruppo di quei ragazzi con le felpe dei Deicide, Slayer, Obituary scattata durante un festival metallaro rimasi a guardarla per una quindicina di minuti, senza riuscire a riconoscere di preciso cosa mi stesse accadendo dentro“E quindi, eccoli qui mi dicevo “gli incubi delle buone famiglie, dei benpensanti, dei consumatori di pop sanremese. Ecco la materializzazione di tutti i luoghi comuni contro cui i metallari hanno sempre dovuto combattere o convivere. Drogati, satanisti, assassini e… assidui consumatori di musica metal!” 

Provai rabbia? No, più che altro mi caddero le braccia ma non fu come quando uscirono fuori i “Bambini di Satana” oppure ogni volta che un ragazzo in America si suicidava dopo aver sentito una certa canzone di Ozzy Osbourne: in questo caso era gente come me, del mio Paese, della mia età, venuta su con la stessa musica, gente con cui avrei potuto parlare per due ore su un autobus se ci fossimo trovati vicini di posto.


Qualche anno dopo i fatti comprai un paio di libri sulle “Bestie” e leggendo i frammenti dei diari, i memoriali scritti in carcere da quei ragazzi, provai orrore sì ma anche di imbarazzata famigliarità. Trasalivo perché molte delle cose che raccontavano erano le stesse cose avvenute anche nella mia vita: iniziarono a sentire metal partendo dal “Black Album”, si dedicarono agli studi esoterici e a quelli di uno strumento musicale, si lasciarono coinvolgere dall’aspetto più sinistro e minaccioso della musica metal, da quei stessi dischi che io avevo sentito per tutta la mia adolescenza. Nella mia camera lo stereo passò infinite volte gli stessi album e negli stessi momenti, anche se loro sentivano quei dischi prima e dopo aver assunto droghe, progettato omicidi o creduto di vedere demoni alti due metri e con lo sguardo cattivo, fissarli dal fondo di una stradina di campagna. 

               

           
Io sono del 1978 e confesso di essere stato un tipo un po’ scemo nell’adolescenza. Mentre i miei coetanei andavano in discoteca o uscivano tutti i pomeriggi nella sala giochi del paese io me ne stavo chiuso in casa a disegnare cimiteri e a scrivere poesie di amore per delle coetanee morte di anoressia o suicide, inni rivolti ai Grandi Antichi di Lovecraft e immaginavo scene apocalittiche piuttosto sanguinarie per quanto riguardava il mio primo vero rapporto carnale con qualcosa che non fosse una delle grosse bambole alcaline di mia sorella.  Quando ero piuttosto ispirato prendevo in prestito il libro di preghiere di mia nonna e lo ricopiavo condendolo di bestemmie e svariate oscenità nella speranza di mettere quei vaneggiamenti in musica una volta che avessi trovato gente abbastanza folle da formare un gruppo di horror music super-blasfemo in lingua italiana. Giravo per i boschi, la notte, con il walkman sempre acceso su un album di King Diamond, oppure ci andavo verso il tramonto per leggere racconti del terrore e suggestionarmi fino a tremare. 


Era una fase della crescita, tutto qui, oggi sono un padre di famiglia, ho una moglie e una vita normale, per quanto possa essere normale la vita di chiunque. Però leggendo le cose che scriveva Maccione, i suoi racconti suidemoni, la musica metal, la sua rabbia profonda verso il mondo e il frustrante rapporto con i propri famigliari, riuscivo a rispecchiarmici, come se avessi percorso un pezzo della stessa strada, girando nei boschi cupi della mia adolescenza ma mentre a un crocicchio svoltai per la via buona, lui prese l’altra, quella che conduce alla morte, alla follia e alla violenza. Left Hand Path.

Non sto mitizzando questa storia delle Bestie, sia chiaro, condanno tutto quello che hanno fatto e, probabilmente, se fossi vissuto da quelle parti li avrei evitati come facevano tutti gli altri loro coetanei; ma sarei un ipocrita se non dicessi di essermi ritrovato,  quando il mondo intero seppe di loro, di nuovo sprofondato nella parte più sgradevole del mio passato esistenziale.


Leggere a proposito delle “Bestie di Satana” mi ha anche fatto capire come i giornalisti si approprino di concetti, ideologie, materie di cui non capiscono assolutamente nulla ma ne sentenzino con una disinvoltura criminosa. Per non parlare poi di tutti quegli psicologi ultra prezzolati che, per esprimere i soliti bolsi discorsi stracotti sulla “lascivia” del rock e sul fascino del “satanico” nei giovani, hanno recuperato gli dei malvagi della loro remota adolescenza: Elvis, i Rolling Stones, i dischi al contrario dei Led Zeppelin e poi un bel salto fino al povero Marilyn Manson, icona prezzemolesca della malvagità nella musica giovaneE cosa dire del sempiterno collegamento con la vicenda dell’Inner Circle, la Black Metal Mafia norvegese che secondo i cosiddetti “esperti” avrebbe ispirato i fatti di Busto Arsizio? 

Ma vallo a far capire al signor esperto di disagi giovanili Galimberti, sempre pronto a spolverare una sua tesi all’uopo, o ai tizi della trasmissione “Linea D’Ombra” che scelsero i Meshuggah, come emblema delle sonorità travianti di quei pazzi satanisti delle Bestie, vagliele a far capire certe cose.

Certo, questi sono solo piccoli esempi delle tante inesattezze, ben più gravi, che i “profanatori della realtà” commettono ogni giorno in nome della libertà d’informazione, trattando vicende oltre i limiti cronachistici che competerebbero loro.
Che effetto fa a un metallaro, sentir parlare degli Strangolatori”, famigerata band satanista e filo-nazista di Los Angeles, autori del  disco Inferno aspetta…” emblema della corruzione e causa subliminale della follia di alcuni giovani lombardi?

Alcuni degli adepti della setta delle Bestie erano musicisti e suonavano in band che registravano demo, facevano serate nei locali del nord Italia, componevano canzoni e mettevano strani annunci sulle riviste specializzate, in cui magari chiedevano aiuto perché un membro di una delle loro band era scomparso. 
Oggi trovare quei demo è molto difficile. Qualcuno ha provato a metterli in vendita su ebay subendo il biasimo di un sacco di persone. “Sono degli assassini, perché vendete la loro musica?”

Che poi è quello che si potrebbe dire di Burzum e di un sacco di altra gente ma i dischi del conte erano già in circolazione prima che diventasse un criminale comprovato e qualcuno ne attestò quindi in tempi non sospetti un valore artistico che continua a garantirne la circolazione ovunque. 
I Ferocity invece no, loro sono soltanto una demo band death metal che merita l’oblìo. 
Molti però non accetterebbero di riconoscere un valore artistico a quella musica, perché a farla era gente fuori di testa, satanisti drogati che si ammazzavano tra loro. C’è stata una specie di rimozione della vicenda “Bestie di Satana” nel mondo metal. Nessuno ne parla volentieri. Credo che lo shock l’abbiano subito più i metallari stessi che tutti i benpensanti, poppettari, cattolici praticanti e altre categorie integrate. In fondo i ragazzi di Busto Arsizio esistevano già per tutti i nemici del metal. Era il popolo metal a non crederne l’esistenza. E invece eccoli lì. Paura e rimozione! Non vogliamo saperne. E quindi la musica prodotta da quegli assassini è introvabile, vietata dalla stessa gente che l’ha sempre amata e sostenuta.
Cresciamo e ci dimentichiamo dell’eccitazione provata il giorno che nonostante gli indottrinamenti catechistici abbiamo deciso di comprare un album dei Deicide per sentircelo al buio della nostra cameretta. Laqualità di quelle composizioni a quattordici, quindici anni erano o non erano un tutto unico assieme alle dichiarazioni sinistre di Glen Benton su Satana, l’inferno e la morte ritualizzata? Quei demo sono tabù ma, in fondo, quanti artisti si sono arricchiti proprio perché hanno creato l’illusione che la loro musica fosse intrisa di sangue, demoni e droghe? 
(Francesco Ceccamea)