Ciao, ci siamo sentiti via facebook e mi hai dato questo indirizzo.
Eccoti le domande, ma ti avverto: il nostro blog è un po’ scervellato, quindi abbi pazienza se alcune domande ti sembreranno un tantino sceme, fa parte della nostra tradizione.
Ecco a te.
0 – Vorrei iniziare l’intervista con una presentazione, non del progetto Inchiuvatu, ma del vero artista che si nasconde dietro questo e altri nomi, Agghiastru. Qual è il retaggio culturale, politico, religioso che ti ha forgiato fino a essere uomo e decidere d’intraprendere la via dell’artista?
A.: Ma quale retaggio culturale… Ho solo cercato di soddisfare il contrasto tra noia quotidiana e una pigra curiosità. Artista poi, parola sufficientemente imprecisa, abusata, dice tutto e niente… Ho sempre pensato che quel che ho fatto, detto, scritto, suonato, viene fuori non tanto per mie presunte qualità ma dal demerito di tutto il resto. Fossi nato in pieno movimento prog anni 70, sarei stato una schiappa. Gente come il Banco, Pfm, Balletto di Bronzo ecc ecc, quelli erano veramente artisti. Liriche, visioni, tecnica. D’accordo, facciamo che io sia l’artista e che sia interessante sapere perché tutto nel mio breve cammino ebbe un inizio. Politicamente che vuoi che ti dica… Spero in qualche magistrato che li arresti tutti, preti, dirigenti e politicanti. Giustizia come prima cosa in questo paese CORROTTO fino al midollo! La religione? Mi cascano le braccia solo a pensarci. Mi sembra anche un po’ banale continuare a parlarne male, d’altronde loro stessi stanno contribuendo, e velocemente, a scomparire a rendersi ulteriormente ridicoli. Certo, i totalitarismi sono il male assoluto comunque e, chissà, magari dovremmo essere contenti di qualche prete in sottana anziché di un talebano col machete. Ma non mi piace questa società, non amo questo paese così come ci appare. Ho scelto di non fare figli per questo paese e da tempo ho smesso di viverci con la mente, resta qualcosa di un corpo stanco corrotto anch’esso dall’ignavia. Ho scelto il suicidio morale, m’assisto con qualche canzonetta al piano, con l’arte, come dici tu, e qualche intervista come questa, tutto qui.
1 – Ok, detto questo… che cazzo di fine hanno fatto gli Inchiuvatu?
Copertina del nuovo album di INCHIUVATU. Il disco uscirà sarà preceduto dall’ep INRI. |
Stai scherzando? Tra un caffè e l’altro ci ficco dentro anche una pausa di registrazioni musicali. In questi anni, l’ultimo doppio album “Miseria” di INCHIUVATU risale al 2008, ho fatto uscire due Ep e due dischi ufficiali col nome Agghiastru, oltre trenta canzoni. E poi altri Ep della mia Scena Mediterranea. Sempre dal 2008, di Inchiuvatu stanno uscendo una trilogia di Ep 33, Ecce Homo del 2009 e Inri per il venerdì santo del 2013. Totale trilogia una ventina di brani. Ho pure composto un quarto Ep fuori programma che uscirà più avanti, sempre collegato alla trilogia. E per il duemilatredici usciranno sia il quinto Inchiuvatu ufficiale che il terzo album di Agghiastru, diciamo a buon punto di realizzazione. Mi sembra abbastanza per un ozioso come me, non credi…
2 – Questa cosa ti stupirà, perché di solito nelle interviste c’è un tipo che ti fa delle domande e non ti dice niente di lui, mentre lui vuole sapere tutto di te. Io sto passando un periodo particolarmente difficile. Sono costantemente ossessionato dalla paura di morire. Non sto scherzando. Ho difficoltà a dormire e penso molto alle epidemie e le catastrofi climatiche. Sto per avere un’altra figlia e forse questo incide. Tu che tipo di rapporto hai con la morte, ti è mai capitato di soffrire di depressione?
Non amo parole come speranza e dipendenza. Non credo ci sia nulla per cui valga la pena di cadere in depressione. Siamo cibo per i vermi e così stanno le cose, tutto il resto cerco di godermelo. Ho paura del tempo, sono ossessionato dal tempo. Ma il mio unico rammarico sta nel non sfruttarlo nel migliore dei modi. M’interessa solo quello ma davanti alla morte me ne fregherei comunque. Quella del tempo è una paranoia che un po’ mi tiene compagnia e a tratti mi diverte per come la elaboro. Porto sempre con me un diario in cui scrivo ora per ora come trascorro la mia giornata. Ho una serie infinita di calendari, in ogni tasca. In casa ho calendari e orologi in ogni stanza. La morte non la trovo così interessante e paurosa. Certo, le malattie, i figli, suppongo sia un bel carico per l’esistenza di ognuno. Penso che tu sia più preoccupato di non poter controllare cose che ritieni care e importanti. Credo sia atavico preoccuparsi della propria discendenza e di quale fottuto mondo le stai lasciando. Faccio la raccolta differenziata, amo questo pianeta, vorrei fare qualcosa per lui, ma per la gente no e, non avendo figli, che diavolo mi frega se quando morirò tre quarti degli abitanti di qui avrà deciso di autodistruggersi con questo sistema di cose??? Spero che i tuoi figli trovino un riparo e saggiamente edifichino qualcosa di bello, io posso solo lasciare loro qualche canzonetta e un ammonimento, come tenersi lontano dai cattivi. Altra cosa che temo… il cibo e i giorni festivi.
3 – Quando hai iniziato con gli Inchiuvatu, nonostante la posizione geografica sfavorevole per recuperare i dischi e le riviste metal era comunque un periodo molto fertile sul piano creativo per la musica estrema, con il senno di poi possiamo dirlo. Oggi invece le band sponsorizzate sembrano tutte imbalsamate in un revivalismo noioso e deprimente, non ti sembra che molta musica nasca da viscere zombesche e che quindi sia morta viva?
Sì, credo che la gran parte delle bands che abbiamo amato a inizio anni 90 siano ancorate alle poltrone come i nostri politici da un bel trentennio. Però noi oggi abbiamo un potere: possiamo con un voto, o con un semplice clic, voltare loro le spalle. E nel caso dei politici questa immagine sarebbe anche da sconsigliarsi. Non so, chi è che da credito a queste bands? Non credo siano i ragazzi, forse le webzine… non so, davvero, seguo solo quello che m’ispira, spesso detto da amici o casualmente incrociato qua e là. Ascolto molta musica, quasi venti album al mese, con ripetuti ascolti per album, ma il tutto è molto casuale. In realtà non ho mai seguito nessuna scena in particolare, italiana compresa. Per cui non so a chi o cosa ti riferisci precisamente.
4 – Ci sono tanti gruppi che cercano non il successo commerciale, la fama ma solo di seguire un percorso personale e sincero (almeno a chiacchiere). L’Italia ne è piena da fare schifo. Il ventre della nostra terra deborda di artisti validissimi e originali che vengono ignorati persino dalla rete. Insomma, non credi che internet come salvezza delle band non supportate dalle labelz sia un falso mito?
Scusami, ma non capisco perché internet dovrebbe salvare qualcuno. Non capisco il senso della domanda ma considera che io non conosco ‘artisti’ o label o meccanismi discografici o internettiani. Io mi alzo mezzogiorno, vado al caffé, rientro a casa, registro qualcosa, ritorno al caffé. Non so molto di quel che accade al di fuori di questo tragitto. E pensa che i giornali che leggo hanno il 70% di pubblicità di moda hipster, che non so neanche che cacchio significhi, credo sia una roba per definire i ragazzini che prima erano emo, o qualcosa di simile… boh. La Rete… croce e delizia dei nostri tempi. Non posso che pensarne bene, anche se il tempo che ho vissuto io era carico di fascinazioni che la rete non può minimamente permettersi. Probabilmente l’anarchia della rete può aiutarci e distruggerci, spero in una maggior consapevolezza del mezzo e di un miglior uso possibile.
5 – Se vado su torrent trovo l’intera discografia dei Mastodon, ma se voglio l’ultimo album degli In Tormentata Quiete non trovo nulla: se la mettiamo così, sono le band più povere le sole a guadagnare qualcosa dalla vendita di dischi oggi anche se possono fare in modo che questo accada restando povere. Non è curioso come paradosso?
Se mi potessi vedere, mi vedresti alzare le spalle. Non so davvero di che parli. Ti posso dire qualcosa sul guadagno della mia musica. Noi abbiamo sempre avuto una politica precisa. Facciamo pagare un tot ai nostri fan per supportare i costi di realizzazione dell’opera, finanziarla in qualche modo e magari investire qualche guadagno in strumentazione nuova per migliorare il prodotto. Ci è sempre piaciuta l’idea di rendere i nostri fan partecipi delle nostra idee, come se fossimo una comunità, ecco perché già nel 1998 creammo la nostra etichetta personale (http://www.inchproductions.com) che pubblica esclusivamente i nostri dischi. Tutto il resto non c’interessa: la fama, la pubblicità, la promozione. Io faccio un disco di Inchiuvatu, costa 1000 euro, vendiamo 100 copie a 10 euro, abbiamo raggiunto il nostro scopo. Da questo punto di vista non credo affatto alla crisi discografica o degli artisti, o dell’arte. Per me non è cambiato niente, da oltre vent’anni faccio il mio sporco lavoro. E questa nostra onestà è molta gradita dai nostri fan, che magari saranno sempre cento, ma noi non moriremo mai e sempre faremo bella musica libera.
Non so, chi dovrebbe farla? Io non sono molto interessato ad apparire o informare ad ogni costo. Penso ci sia fin troppa informazione da un certo punto di vista. Qualche tempo fa, a quelli che mi chiedevano perché la Mediterranean Scene non fosse famosa quanto quella greca, o addirittura quella norvegese, rispondevo che se non mi conosci è un tuo problema e non mio.
7 – Cosa ne pensi del libro di Eduardo Vitolo “Sub Terra”?
E’ un bel documento che fotografa le viscere di un mondo italico che aveva una sua identità, nel bene e nel male. Una vivacità di ragazzi che sinceramente non so se si sia rinnovata nel tempo. Stiamo celebrando troppo il passato forse, ed io mi sento ancora attivo e proiettato in avanti. Comunque quello di Eduardo è un lavoro molto completo e complesso. Mentre leggevo ammiravo la sua passione per quella mole di lavoro, io non sarei riuscito per quanto mi piaccia scrivere. Probabilmente un lavoro necessario, a testimonianza che questo paese, in fondo, ha avuto anche un’anima rivoluzionaria supportata da ragazzi metallari.
8 – Cosa pensi delle cosiddette band storiche del metal italiano: Vanadium, Death SS, Strana Officina, Sadist, Necrodeath, Extrema… non credi che si sia passati da un eccesso a un altro, sminuendoli negli anni passati e santificandole oggi?
L’errore che fate spesso nel farmi simili domande è che pensate che io provenga dal metal o lo abbia sempre seguito, ma in realtà io sono nato pianista e ascoltavo musica ‘leggera’ proprio quando queste bands erano in attività. Poi passai al prog anni 70, al jazz e infine, per puro caso, al metal estremo, splatter-gore. Per cui non saprei dirti qualcosa di preciso al riguardo. Un disco che ho amato tanto è una raccolta dei Death SS ma in realtà mi piaceva Paul Chain; infatti solo successivamente scoprì i Violet Theatre ma in realtà cercavo in questi l’anello di congiunzione col prog più oscuro de Le Orme, Osanna, Balletto di Bronzo, Metamorfosi, Banco, ecc ecc…Questo mio amore per il prog rock maligno, sto cercando di portarlo avanti nel progetto ULTIMA MISSA, che ha all’attivo due Ep e un terzo è in arrivo dal titolo “L’Elaborazione del Lutto”. L’unica musica italiana che riesco a prendere in seria considerazione è quella prog degli anni 70, tutto il resto mi è assolutamente irrilevante ma senza snobismo, per carità.
9 – Quando giravi l’Italia con gli Inchiuvatu detestavi viaggiare ed esibirti dal vivo, oggi come vivi i concerti?
Detesto ancora viaggiare, esibirmi dal vivo un po’ meno. Oggi vivo lo show come una sorta d’incontro con quei 100 che fino ad oggi mi hanno supportato. E’ come incontrare fratelli, reduci di una vita amara che ci ha profondamente delusi. Ci ha delusi questo paese, questi politici, questo stato di cose in cui un mafioso può sedere in parlamento e farsi le leggi che noi tutti dobbiamo rispettare. E’ una vergogna. M’incontro con questi ragazzi cercando di alleviare il dolore di tutto ciò. E oggi hanno pure dei figli, un mutuo impossibile da pagare per 60 fottuti metri quadri. E in quello spazio godono ancora ad ascoltare “Addisìu”, credo sia un mio dovere morale fare qualche chilometro e andare a condividere con loro un momento di evasione in questa tragedia sociale che stiamo vivendo e sopportando da oltre 50 anni. E’ un po’ il mio modo per non disconnettermi completamente col mondo esterno. Quando vedi che produci del bene la cosa ti fa star bene, ti gratifica. In fondo cosa chiediamo tutti, un po’ di gratitudine perché esistiamo, perché siamo parte di uno stato civile. Invece quando pensi al nostro essere italiani proviamo solo un maledetto senso di vergogna. Tutti i nostri stracci ci appaiono colmi di miseria e la misura è colma. Non capisco come riusciate a mantenere vivo questo paese facendo dei figli, cercando un lavoro, elemosinando ancora aiuto dovuto ad una classe dirigente criminale, volgare, abietta, corrotta. Ripeto, come italiano cerco di fare del mio meglio, cosa che dovremmo per impegno fare tutti e un mio concerto, se può migliorare un tantino la serata di un altro italiano, è mio dovere farlo ma è dura vivere così, con questo cane nello stomaco che morde senza freno ogni istante in cui un altro italiano mediocre apre bocca.
10 – Che tipo di letteratura ti appassiona di più?
Leggibile. Diciamo quella scevra da retorica. A volte saggistica, ma anche romanzi classici. Ma anche niente.
11 – Non credi che in gran parte i gruppi metal italiani abbiano esitato a usare le ricchezze culturali del nostro paese e limitarsi a scimmiottare i gruppi stranieri principalmente perché non avevano la cultura, l’intelligenza per attingervi? Ancora oggi ci sono dei gruppi metal delle mie parti (io vivo in provincia di Viterbo) che vorrebbero “usare” la cultura e la storia degli Etruschi ma si limitano a scrivere un testo desumendolo da una vecchia guida alle tombe di Tarquinia e infilano un paio di rullate di tom all’inizio di un canonico brano black specificando che in realtà sono “tamburi etruschi!!! della morte!!!” (non sto parlando dei Voltumna, sia chiaro) Che mi dici in proposito? Ti ho almeno fatto ridere?
Sì, se avessi la forza riderei anche ma questi argomenti li ho affrontati e superati da tempo e, anziché ridere, mi cascherebbero le braccia. Mi spiego. Quando misi su il progetto Inchiuvatu e lo celavo tenendolo per me non mandando in giro demo, molti liquidavano la cosa come l’unione di black metal con le tarantelle siciliane. Be’, semplicemente riduttivo. Non avevano capito che quella musica era sicula in quanto fatta da un siciliano che esprimeva un suo punto di vista germogliato sulla nuda e cruda pelle. Quello che senti in Inchiuvatu è il mio modo di musicare la mia Sicilia. Stessa cosa riguardo al dialetto che uso. Una lingua particolarissima che non ha una locazione territoriale precisa. Insomma, molti pensavano alla violenza del black metal con gli estremismi del film Mary Per Sempre, ricordi? Invece c’era ben altro, oltre il fiscaletto o una tammuriata in terzine. C’era un giardino unico e arcaico dove facevo confluire tutte le fascinazioni della mia terra che avevo calpestato fin da bambino. E poi la musica metal di Inchiuvatu, per quanto estrema, lascia intravedere uno sposalizio con dei generi apparentemente lontani da quello che accadeva in Scandinavia o in Florida. Ai tempi di Addisìu ascoltavo David Bowie nel periodo jungle, Pere Ubu, Dizzy Gillespie, Nino Rota, ma anche “Pure Holocaust” degli Immortal. Tutto in qualche modo ha influenzato quel lavoro lì. Dunque, dire “unisco la storia della mia terra con la musica metal” è cosa assai più profonda di infilare due rullate di tom estruschi qua e là, o una pizzica… non so se mi sono spiegato.
12 – Tu sembri un tipo sempre molto serio, tetro, oscuro. Mi metterebbe paura incontrarti in un vicolo buio ma ancora di più in un supermercato superaffollato, forse perché c’è troppa luce, non so… Questa in effetti non è una domanda, quindi passa alla 13.
Non sono affatto serio. Sono una persona estremamente divertente, ironica e amo i centri commerciali. A volte mi piace perdere quella poca identità conquistata nel marasma di un affollato supermercato. So comprare al chilo e non leggendo il prezzo finale. Compro tè da 300 euro al chilo. La gran confusione mi aiuta a riflettere, e a volte trovarmi in questa terra di nessuno. A volte l’identità si afferma nei posti edificati per negarla, diceva qualcuno… Quale miglior posto di un supermercato?
13 – Sei superstizioso?
No, ma mi tocco spesso.
14 – La tua peggior paura.
Il tempo che passa. Soffro molto questa cosa del tempo, poi quando guardo la mole di cose prodotta per ‘fissarlo’, cioè renderlo tangibile: diari, foto, video, calendari ecc ecc… in qualche modo mi schernisco un po’ ma solo il tempo di un ghigno. Le malattie gravi. E poi sono cibofobico.
15 – Che ne pensi della celebre frase di Jovanotti: “La vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare!” Questa frase mi ossessiona e se non riesco a strapparti una risposta, per lo meno vorrei la tua compassione.
Beh, un modo carino per darsi la carica. Abbiamo tutti l’atavica voglia di volare, di raggiungere il sole di Icaro, ma si cova in sé la consapevolezza di non riuscirci allora si guarda in basso. E’ lì ci fottiamo, nel guardare troppo e lungamente in basso. Ma Icaro sappiamo che fine ha fatto, no… Restiamo sospesi in questo nulla irrisolto che è la vita e le nostre scelte. Qual è quella giusta? Qual è la scelta giusta da fare? e intanto il tempo passa e la vertigine ti prende, ti paralizza con tutte le tue domande. Sono sempre più convinto che non c’è nessuna scelta da fare, nessuna altezza a cui ergersi, nessun volo da intraprendere. C’è un tempo che va vissuto, volente o nolente. Individua le cose più divertenti e accessibili da fare e falle. In un racconto di Robert Sheckley “Ask a foolish question” del ‘53 scriveva: “Se vuoi fare una buona domanda devi conoscere buona parte della risposta”.
16 – Ma quanti cavolo di gruppi hai fondato e in quanti hai suonato? Perché qui non ci si capisce più niente… Anzi, no, aspetta, ti riformulo meglio la domanda: “Lavori in più progetti, ognuno con tematiche e stili sempre diversi dove l’unico anello che li unisce come fossero una catena è il tuo nome. Come fai a dividerti in idee così distanti e riuscire a gestirle tutte?”
I progetti della mia Mediterranean Scene sono al momento 17. In realtà non mi sembra sia difficile gestirli. Ti vien voglia di ascoltare epic cerchi di suonare qualcosa in quel senso e con un minimo di dignità. Una mattina ti alzi col death metal che pulsa nel sangue, allora trami qualcosa in quel senso. Credo che un musicista sia libero e non vincolato a generi prestabiliti. E trovo profondamente stupido restare ancorati a qualcosa soltanto. Magari altri generi musicali ti verranno meglio e altri no, però è divertente provarci. Trovo che la musica espressa dai nostri amati metallari, che ne so, dagli Immortal ai Deicide, dagli Slayer, giusto per fare dei nomi, si siano imposti una sorta di regoletta che li rende simili ad impiegati d’ufficio. Essere se stessi fino alla morte, solo per continuare a piacere, ma non si rimane mai se stessi. Il cambiamento è vita, dare spazio alle proprie pulsioni di cambiamento è salutare. Dopodiché, cosa vuoi trovarci nell’ennesimo disco dei Deicide degli ultimi dieci anni? Io almeno metto su un altro progetto che rimanere infedele comunque al me stesso ventenne. Ma la gente ama la masturbazione più dell’atto di penetrazione. Amano e anelano immaginare le cose, poiché queste saranno migliori della realtà, più gustose. Ecco che allora tu rimani quello di Addisìu, intrappolato in quel ruolo, con il solo scopo di rendere loro quel preciso piacere, e guai a negarglielo. A loro non importa che tu nel mentre, dopo vent’anni, sia cresciuto, morto e risorto, cambiato idee, fatto errori e recuperato dignità, loro vogliono solo impugnare l’arnese e pensare al godimento con la tizia che più tira…, non amano mettersi in gioco, anche perché probabilmente al loro fianco dorme la donna sbagliata, ma che per un motivo o per un altro hanno sposato comunque. E poi s’incazzano con me… “e perché non fai Addisìu due così continuiamo serenamente a farci le pippe???” Non cresceremo mai. Ci vuole un atto di coraggio nella vita. Lascia quella donna, smetti di farti le seghe, non mi ascoltare più e cercati un altro musicista di riferimento. Io nel mentre avrò messo su altri mille progetti.
17 – Non ho mai capito se questa foto è uno scherzo architettato da un tuo nemico o se è vera. Che mi dici?
Ciò mi certifica che tu non hai l’album Viogna originale. Quella è una foto del booklet interno di quel cd del dicembre 1999. Sono io teatralmente abbigliato da cantastorie/piratesco con un uccello sulla spalla. Il disco è un concept sull’esistenza umana e le sue miserie. La minchia, che è la chiave dell’essenza della vita, posa sulla mia spalla come un pappagallo consigliere posava nell’immagine romantica di un pirata. E poi ti sembro poco divertente…
18 – Stimo, adoro, ammiro i gruppi che s’allontano dalla scia solita d’usare testi in inglese dando invece un impronta più personale con ‘la propria lingua’, dal che ho trovato Inchiuvatu un progetto fantastico, capace d’estasiarmi attraverso il tuo screaming siciliano che riesce a trasmettere forse meglio l’atmosfera dei tuoi testi, seppur debba utilizzare comunque un dizionario per capire ciò che dici.
Sono sempre stato convinto della potenza della parola, del suo suono e nessun altra può far arrivare il concetto. Ad esempio, se ti dico ‘ti scannu’ (ti squarto, ti accoltello) il suono della S pronunciata un po’ più lungamente ha una fonetica molto simile al suono di una lama che lacera la carne. Chiaramente in inglese non avrebbe senso, specie quando stai per descrivere una scena del ‘consumu’, tragedia meridionale di scannare la sposa non vergine la prima notte di nozze. Non starebbe bene raccontata col suono anglofono… chiaramente un brano dei Beatles, tradotto in italiano, non avrebbe la stessa fascinazione. E’ importante la lingua, il suono, e il rispetto per il racconto che stai per musicare. Io bado molto alla musicalità anche delle parole.
19 – La Caruta de li Dei è forse uno dei tuoi progetti che più apprezzo e che nonostante il folk non sia proprio un genere a me avvezzo tu sei stato in grado di farmelo apprezzare, seppur molto distante da un’etichetta così stretta. Le tastiere sono fantastiche e sanno veramente farmi piangere di gioia. Dove nacque l’idea?
Quella non è un’idea che hai o pianifichi. E’ dentro di te fin dalla nascita. Vivo tra Selinunte e la Valle dei Templi, i due siti archeologici più grandi e meglio conservati dell’antico periodo greco. Ci sono cresciuto in mezzo. Sarebbe come dire ad un egiziano: ehi, ma com’è che ti sei ispirato alle piramidi? Però c’è da dire che quel tipo di suono epico è soltanto un po’ una caricatura di quel che poteva essere un suono reale di quel tempo. Non lo chiamerei né folk né tantomeno influenze greco romane, diciamo una sorta di fantasy in tutti i sensi, con trombe, corni, timpani, qualche tamburo etrusco…
20 – Ti consideri schiavo di qualcosa?
Del tempo? Per il resto ho chi mi aspetta. Vermi come carcerieri della carne che un giorno andranno a liberare.
21 – Mentre mi chiedevo cosa domandarti ho pensato a Quorthon dei Bathory quasi facendone un punto di paragone, forse perché entrambi avete attinto dal vostro folklore per produrre arte molto personale. Vorresti spendermi due parole su di lui e su che rapporto hai avuto con uno dei padri del black metal?
Nessun rapporto. Ho cominciato ad ascoltare qualche disco di Bathory seriamente qualche mese fa. Carini. Sicuramente li avessi ascoltati nel periodo di uscita sarebbero stato diverso, anche se il mio rapporto con quella musica non è stato mai veramente approfondito. Oggi ritengo quei dischi affascinanti e, col tempo passato ad esaltarne il retrogusto, anche stimolanti ma non sono propriamente un fan.
22 – Che rapporto hai con la religione? Credi che quando moriremo andremo tutti all’inferno?
Credo che morendo, molti, andranno finalmente affanculo. Ed era anche ora. Ma quale inferno, vedi troppi cartoni animati. Ci sono i vermi che, dopo averti mangiato la carne, aspettano il digestivo dell’anima…Riguardo alla religione preferisco l’oroscopo, è più divertente e meno impegnativo. Non ho idea di cosa ci sia oltre il lungo sonno. E non m’interessa particolarmente. Nessun inferno. Le religioni sono tutte storie, alcune con la pretesa di formare una morale, altre per fottere il prossimo, entrambi concorrono con la negazione della natura umana.
23 – Oltre la musica di cosa ti occupi?
Di niente. Ho giocato d’azzardo qualche tempo fa e ho vinto una discreta cifra che mi consente di campare dignitosamente senza lavorare. Ma non sono un habitué dei casinò. E poi mi faccio bastare ciò che mi serve e credimi è veramente poco. Dovremmo smettere di esser schiavi di multinazionali che ci impongono desideri e modelli di vita che arricchiscono solo le loro tasche. Personalmente seguo la green economy e mi piacerebbe un giorno fare a meno del petrolio. Quindi oggi cerco di fare il possibile per evitarlo e vivere verde e al verde. Bici, prendo raramente la macchina, uso un lume ad olio e cotone la notte, mi vesto sempre allo stesso modo evitando qualsiasi sfruttamento degli animali. Sai, per me che mi definisco vicino all’anti-specismo: è assurdo sfruttare gli animali compreso per motivi di compagnia. Chi rispetta la natura e gli animali deve semplicemente fare in modo che tutto scorra nella propria armonia ambientale. No ad animali domestici, per uso alimentare, vestiario e soprattutto di compagnia. Un animale domestico non sceglie te è semplicemente corrotto dal cibo e dalla vita comoda che gli offri ma ciò è già un’interferenza gravissima. Stessa cosa per le piante. Il rispetto del pianeta Terra passa per una rigida consapevolezza che i molti non hanno. Tenere un cane al quinto piano in due metri quadri di balcone, salvo poi portarlo a pisciare quando la vescica gli sta per esplodere, è per loro amarli, io la ritengo una barbarie.
24 – Per una questione scenica il black metal tende a usare tematiche grottesche unite ad abiti e trucchi in rappresentazione del male e dell’odio nascosto dentro l’inumana specie. Il corpse painting stesso è la trasformazione d’un uomo in demonio o in morto vivente o solo per nascondere il suo terrore d’essere mortale. Tu stesso ne hai fatto uso e abuso. Ma non credi che sia più terribile vedere il vero volto del demone che distrugge questo mondo quale è l’uomo?
Abuso del corpse painting proprio no. Mai usato dal vivo e l’unica foto in cui l’abbiamo fatto per emulare e schernire gli scandinavi risale al 1994, immagine impressa nell’Ep di “Inchiuvatu live – Venniri Santu”. Tutto qui. Precisato questo, Pirandello diceva che è impossibile che l’uomo possa togliersi tutte le maschere che gli occorrono per relazionarsi col resto della società. Tale atto implicherebbe da parte degli altri un giudizio pesante nei tuoi confronti, arrivando a giudicarti un folle poiché fuori dal loro conformismo, Altra soluzione, più congeniale alla mia persona, è una sorta di svelamento del tuo essere e di conseguenza un graduale allontanamento dalla società che non riconosci, ossia il suicidio morale. In breve, è terribile sapere che la condivisione sociale dipenda dal mantenimento di tali maschere e che il nostro star bene con loro necessiti della menzogna.
25 – Possiedi una tua casa discografica, la INCH Productions, il che ti rende il capo di te stesso. Cosa ti ha portato a scegliere ciò, quali sono i vantaggi e gli svantaggi e oltre i tuoi progetti c’è qualche gruppo esterno che vorresti pubblicizzarci?
Nel 1998 decidemmo di metterci in proprio e avere il pieno controllo, ripeto millenovecentonovantotto. Ho sempre pensato, al di là di qualsiasi logica commerciale, che l’artista dovesse essere l’unico padrone di se stesso. Cioè, io voglio decidere la grafica, il tempo di uscita di un lavoro, quale suono avere e non condividerlo con nessun altro a tavolino. Infatti così è stato. Lo svantaggio è che la mia musica non è mai stata sufficientemente supportata e commercializzata. Il vantaggio è che io faccio quel che voglio e i pochi che mi seguono hanno la certezza che non c’è corruzione in quel che faccio, ti pare poco?.
26 – Ho letto la tua biografia e ho finalmente capito che Agghiastru in verancolo significa ulivo selvatico, solo che quest’albero non produce frutto commestibile, tu invece sei come l’oliva più dolce che produce l’olio migliore, perché hai scelto questo nome allora?
Che io produca l’olio migliore è una tua personalissima opinione, per altro non condivisa dal sottoscritto. Tornando all’ulivo selvatico, non hai letto che esso nasce senza esser stato invitato alla vita e, nonostante le sue intenzioni di sopravvivenza secolare, non gli rimane che restare immobile dinanzi allo scorrere del tempo. Ecco, diciamo che m’identifico più con questa parte della descrizione.
27 – Tra grandi gruppi che mangiano su se stessi come edonisti nell’eden e poveri pischelli che per solo dire il loro nome debbono pagare come avessero le mani bucate, tu hai mai dovuto pagare per suonare?
No. Però in un’ottica promozionale potrebbe anche starci di pagare una sala per potersi esprimere. Ma il punto è che occorrerebbe ridiscutere il ruolo della musica e del musicista nella società. Capire qual è l’urgenza di uno show dal vivo oggi. Negli anni 70 un concerto aveva una precisa connotazione sociale, politica, oggi è lo stesso? Chiaramente no, per cui il discorso è un tantino più complesso, ma mancano i presupposti per ragionarci su… Siamo sommersi da pigrizia e mediocrità. Da cover band e luoghi privi di storia. Manca lo stato. Mancano gli artisti. Manca una visione degna di un paese civile che vuole imporsi per la sua cultura, passata e presente, e più in là nel tempo. Qualche esempio degno di nota è quello del Teatro Coppola a Catania, o del Valle occupato a Roma, e altri ce ne sono. Gente italiana che non si è piegata alla latitanza di un ministro della cultura, per esempio. Battiato sarà ‘assessore’ in Sicilia? Potremmo cominciare a ragionare…
28 – C’è un legame tra il titolo del vostro ultimo ep e Nietzsche?
No, ma volendo con Nietzsche qualcosa in relazione salta sempre fuori. Devi sapere che il concept di Inchiuvatu non è tanto riferito al famoso cristo della croce, ma più profondamente all’uomo e alla sua incapacità di realizzare il senso della vita. In Ecce Homo racconto della conquista della posizione eretta e di come l’uomo sia stato incapace di mantenere la sua spina dorsale dignitosamente verticale.
29 – Cosa ne pensi di quello che dicono i Malnàtt riguardo al Black Metal come “Merda prodotta e smerciata nel grande supermercato delle etichette culturali, artistiche, ideologiche ridotte a cose inermi su grandi scaffali per le masse addomesticate e rincoglionite”?
Non so, forse hanno ragione. Viviamo in un’epoca in cui tutto è prodotto da smerciare, anche la rivoluzione’.
30 – Tu bestemmi mai? So che ci sono zone della Sicilia dove si bestemmia molto (Messina) e altre come Catania dove non si bestemmia mai. Ma è vera ‘sta cosa?
Non so di che parli. Ho vissuto in Sicilia tanto tempo, ma viaggiato poco in quelle strade polverose, come del resto sai. Bestemmiare i santi o il dio cattolico? Certo, perché no… anche se col passare del tempo non è che abbia tutto quest’interesse. Sarebbe come chiedere ad un ateo se impreca contro la befana o babbo natale. Ed io sono ateo praticante e sbattezzato da molto tempo.
31 – Non ti sei stancato di tutte queste domande stereotipate sulla Sicilia, come mondo a parte dove le donne sono inaccessibili e sempre vestite di nero, dove mangiate i cannoli a colazione, vi sparate dopo l’ammazza caffè e quando chiamate la polizia vi risponde uno che dice: “Montalbano sooooono!” e voi intanto siete morti? Insomma, Camilleri, Tornatore, promuovono la Sicilia con i loro libri e film, ma non la uccidono continuando a imprigionarla dentro una tradizione appariscente e fasulla?
Ma, veramente credo che ognuno di noi sia sufficientemente maturo per farsi una propria idea della cose, al di là di quello che racconta un film o un libro, o almeno lo spero.
Ok, Io avrei finito, ma se mi viene in mente qualche altra cosa te la spedisco sempre a questo indirizzo, vuoi?
No!
(Intervista a cura di Ruggiero Musciagna, Francesco Ceccamea, Frank & Flavus)
(Intervista a cura di Ruggiero Musciagna, Francesco Ceccamea, Frank & Flavus)