HOLY GRAIL – DAVVERO NIENTE MALE!

Look decisamente Vest Metal… mio dio comincio a rompermi le palle di queste barbe e gilet toppati.

 

L’altro giorno il mio amico Emanuele Biani mi fa: A te che piacciono quei gruppazzi metallosi new-old dovresti scrivere un pezzo sugli Holy Grail
E in effetti non potevo non dedicare un articoletto al loro “Ride The Void” perché questa band americana ha sfornato un disco di classico heavy metal sì, ma come non ci riusciva più praticamente nessuno da tanto tempo. Questa è roba tipo 1989. In quell’anno ne uscivano a trizzeffe di dischi così, al punto che allora una band come gli Holy Grail non l’avrebbe notata praticamente nessuno. Cazzo, c’erano band “minori” come i Kik Tracee o i Leatherwolf (che se li confrontassimo oggi con gli Holy saremmo crudeli) i cui lavori valgono cinque volte un qualsiasi capolavoro di metal classico di oggi; ma non lasciamoci andare ai soliti sentimentalismi Pinoscotteschi e guardiamo al presente.
Questo disco è fico perché pur recuperando le solite vecchie cose anni 80 non è intriso della retorica di quel periodo, non ci sono inni all’unione e alla fratellanza metallesca e tanto meno ballate ipoglicemiche su angeli caduti. Scordatevi gli Hammerfall e i Primal Scream – band il cui revivalismo briccone e smidollato detesto fino alle viscere. Inoltre non finge che non sia accaduto nulla oltre il 1991, anzi attinge anche dal grunge, dal metalcore e dal nu metal: a piccolissime dosi, certo ma quasi sempre in modo gustoso. 
Altra cosa non di poco conto  è che pur non scrivendo canzoni della madonna, pur non inventando nulla di nulla, gli Holy riescono a mostrare personalità e stile: soprattutto nelle combinazioni vocali, nei cori, (le melodie armonizzate del cantato o come cacchio vogliate definirle), insomma tutto il lavoro di James Paul Luna (grandissimo) sorprende e invoca resa e sottomissione. I due chitarristi: Alex Lee ed Eli Santana sono spettacolareschi ma spesso esagerano con le note e non dicono quasi nulla di particolare, tranne: oh, ma senti quanto siamo bravi, ma senti quanto siamo precisi, ma senti quanto siamo puliti e brurlbrlbrlbrlbrilwiiiiiihh!. Il songwriting è notevole soprattutto perché dosa bene thrash, power e class con disinvoltura. La NWOBHM che tutti si affrettano a citare è solo un abbaglio, nel senso che questi ragazzi lo celebrano senza neanche accorgersene. Derivano consapevolmente più dal classic power americano di Fifth Angel e Crimson Glory, Helstar e Metal Church. L’unica cosa che non mi ha convinto sono le incursioni di growl e quei riff troppo spudoratamente Lamb Of God che sembrano messi lì più che altro per non far mancare niente al pubblico. Il resto va che è una bellezza. In “Crosswinds” e “Too Decay To Wait” per esempio ci sono insieme la rissosità punky dei migliori Skid Row e la potenza dei Rage di “The Missing Link”. “Bleeding Stone” ricorda i Testament più darkettoni, quelli di inzio anni 90. 
La produzione è ottima, l’esecuzione impeccabile eccetera eccetera.
“Bestial Triumphant” e lacanzonechedailtitoloaldisco sono gli apici assoluti. Ne consiglio l’acquisto, sempre se siete onesti o abbastanza ricchi da potervi permettere di esserlo. 
Aspettatevi grandi uscite imbonitorie dai siti metallici più famosi e dalle riviste, ma vi consiglio di non dargli troppo peso e accogliere questo buon lavoro con la giusta misura. Per i tempi che corrono possiamo accontentarci ma senza prenderci troppo per il culo, ok? 
(Francesco Ceccamea)