POPPORNO! TERZO MOVIMENTO: BEEN BIAGIO ANTONACCI

Se De André non era solo un cantautore ma un grande poeta, allora Biagio Antonacci non era solo un cantante per le donne che leggono Fabio Volo e Baricco, ma un cantautore. Lui si reputa tale e tecnicamente lo è. Solo che in Italia i cantautori, checché ne dicano i canonisti di Repubblica, non sentono di avere nulla a che spartire con quel figo impomatato che riempie le arene plagiando i motivi musicali della coppia Iapino Carrà e vendendo sentimentalismo da discount, soprattutto mostrando a tutti che bel cazzone tormentato risieda tra le sue gambe.Biagio iniziò con il Rock (secondo lui) seguendo gli insegnamenti di un vate dell’ironia poppettara come Lucio Dalla, pace all’anima sua e ogni commento risparmiatevelo. “Liberatemi” e “Credo” sono due cavalcate incazzatissime che hanno fatto rabbrividire in più di un’occasione lo stomacone pasciuto di Salvetti nel dietro le quinte del Festival bar. Brani che per suonarli l’Antonacci dovette ricorrere a certi chitarristi metal piuttosto noti che se potessero non lo rifarebbero mai.

Biagio proprio sulla canzone “Credo” aveva il chitarrone metalz per una progressione arpeggiata neoclassicadegna dei lavori solisti di Claudio Simonetti, eppure quando incominciò a inseminare le cervella di tante neocasalinghe, neo mamme e neo quant’altro, nessuno l’ha più fermato. Con quella voce da gatto castrato alla Sting e quell’aspetto piacentissimo che ha spinto tanti critici a sottovalutare la sua indubbia verve poetica, si è fatto strada adorando anche lui De André e il reame dei cantanti poetastri e per questo sì che ci rimase male quando nessuno lo invitò al concerto in memoria del suo grande maestro scomparso. Un giornalista gli chiese:
“ma tu non hai mai cercato di scrivere brani impegnati alla Battiato?”
“Io parlo come scrivo e scrivo come mangio, mangio come stiro e non stiro quasi mai. E poi per fare l’impegnato dovrei leggere un sacco di libri e come disse il mio grande amico Pino Daniele, se leggi un libro, poi te li devi leggere tutti”

E lui non ha tempo. Rischierebbe di non scrivere più una nota e se aumentasse in intelligenza e cultura, poi il suo vastissimo pubblico non lo capirebbe più e lui inizierebbe a odiarlo e finirebbe male, molto male. Lui si sente triste spesso, come ha dichiarato a Vanity Fair, anche se è molto ricco e di successo, pensa quanto potrebbe sentirsi triste se diventasse povero e fallito!

yeaaaaaaaaaaah!

No, no. Squadra che vince non si cambia e giù con un nuovo incontro fugace in metropolitana in cui lei me la darebbe ma io ne amo un’altra e quindi meglio lasciar perdere e scriverci su una nuova hit da mandare a ruota su MTV. E mentre Cristicchi gli dichiara che vorrebbe essere come lui e lui lo chiama a fargli da spalla in tour, credendo di essere uno che sa anche non prendersi sul serio ma in realtà fa proprio quello che Cristicchi desiderava che facesse, noi registriamo un’impennata nel conto danni per l’inquinamento acustico di cui è colpevole Biagione, dando spago a un piccolo cicisbeo riccioluto come il Cristicchi, specie generata dall’incrocio di spore tra Niccolò Fabi e Max Gazzé (altri due intelligenti, bravi suonatori e colti giovinetti che insistono a scrivere musica finto disimpegnata, che è assai più facile e redditizia della vera non impegnata, almeno per loro).

Ma insomma, tutto questo salame di ciccia lungo TRE post che ci ritroviamo nel culo, perché scriverlo? Non vogliamo fare come i metallari convinti che l’unica musica davvero bella sia il metal (vero!) che i più grandi musicisti siano quelli metal (quasi vero!) e che tutto il resto sia una merda pop fasulla da chiudere in un campo di concentramento (non sarei così estremista, ma in assenza di idee migliori sì, cazzzo!), ma il punto è che dobbiamo sul serio sorbirci questi esseri che vendono dischi (li vendono ancora, perché chi li sente è così vecchio o cretino che non ha il pc e non sa nemmeno che roba sia il download) e dall’alto della loro ignoranza parlano delle cose che nella vita contano, davanti a platee osannanti. Dicono di non leggere libri e chiamano poeti dei tizi con la chitarra che loro sì, hanno letto libri. Se capiscono la differenza tra un grande musicista e una pippa tecnicamenteselvaggia, comunque scrivono musica di merda perché con quella campano e noi li rivalutiamo perché, però di musica ci spizzicano, se ci parli una sera che sono ubriachi a bordo palco.

Quando cominciai a scegliere la musica e passai da Little Tony e l’ennesima compilation del festival bar registrata manualmente con il registratore accanto alla TV, iniziai a cercare in radio i gruppi che mi piacevano, ma non mi capitava mai di trovarne. Telefonavo alle trasmissioni per richiedere gli AC/DC e gli Iron Maiden, ma negli archivi, mi diceva il Deejay, non ne avevano e mi mandava un brano dei Beatles o dei Queen per consolazione. Poi, un giorno, mio padre fece un favore a un tizio che aveva una radio famosa e quello per sdebitarsi mi invitò a stare un pomeriggio in stazione con lui. Io non volevo andarci, tanto in radio non c’era la musica che mi piaceva. Mio padre mi ci portò lo stesso e così il tizio mi fece visitare la postazione dove si parlava in diretta e poi mi portò a vedere gli archivi dei dischi. Siccome aveva da fare, mi lasciò libero di guardare tutto quello che volevo e se trovavo un disco che mi piaceva potevo doppiarmelo in cassetta in uno studio vicino a quello della diretta. Io feci una passeggiata tra gli scaffali polverosi senza aspettarmi di trovare nulla e invece ecco Ted Nugent, i Kiss, Dictators, Foghat, Iron Maiden, Judas, Grand Funk Railroad, Yes, Kansas, AC/DC, Scorpions, Motley Crue, Saxon, Motorhead, Stones, Doors, alcune colonne sonore dei miei film preferiti di allora: Zombi, Profondo Rosso, Suspiria, Halloween, Highlander 2, Top Gun, Per qualche dollaro in più ed Excalibur. Quando il tizio tornò mi chiese se avessi trovato qualcosa e io gli dissi di sì.

“Scegli un paio di dischi e portali con te, allora”
Presi i Kiss e i BOC, ma lui non mi chiese niente in proposito.
Mi portò nella stanza delle incisioni e mi spiegò come si faceva, lasciandomilì a mettere su una cassetta di ottima qualità due album che poi mi accompagnarono per anni e anni. Accanto a me c’era la stanza della diretta, separata dalla mia da un muro di vetro. Un tipo con i capelli dritti parlava gagliardissimo al microfono, raccontava i suoi fatti privati, diceva notizie dal mondo dello spettacolo, aneddoti politici e così via e poi infilava un brano qua e là. Appena lasciato andare un pezzo di Loredana Berté, mi notò e volle presentarsi. Io avevo dodici anni ed ero molto timido, ma lui mi chiese che cosa avessi lì e gli mostrai con orgoglio i Kiss. “Ah, questi? Ti piace ‘sta roba?”
“Sì, perché?”
“No, niente. Anche a me piace il rock. Conosci gli U2?
“Sì”
“Belli, vero?”
“Insomma”
“Insomma, perché a te chi piace?
Iniziai a fargli i nomi che avevo visto in archivio.La maggior parte non li aveva nemmeno sentiti nominare.La canzone finì e lui riprese a parlare con il pubblico. Quando lasciò andare un brano di Umberto Tozzi, non mi disse più niente.
Insomma, come puoi sentire musica di qualità in radio e in TV se quelli che hanno libertà di scelta infilano Umberto Tozzi e neanche sanno chi sia Ted Nugent? Fu una delle rivelazioni più deprimenti della mia adolescenza, insieme a quella che Maurizia Paradiso non era una donna.