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SCROTAL BRUSH – LA BOCCIOFILA DELLE SEGHE (alla preistoria di You Porn)

sdangheteee!

Da ragazzi capita di fare a gare di seghe. Molti di noi maschioni ne parlano senza problemi, dopo tanti anni, altri negano spudoratamente e ne conosco più di uno. Forse proprio quelli competono ancora tra loro, chi lo sa? A dire il vero non era neanche una gara. Ci si riuniva insieme, nel salotto di qualcuno con i genitori fuori tutto il giorno, si piazzava un film porno nel televisore e poi ci si sedeva sul divano, ci si calava i calzoni e piano piano si iniziava a far mobili tutti insieme. Ricordo che una volta dovevamo ancora cominciare il nostro “manage” collettivo e una mamma tornò prima del tempo.
Entrò in salotto e nonostante avessimo già spinto stop e ci fossimo tirati su i pantaloni (grazie al fiuto delle madri, da equiparare a quello dei cani antidroga negli aeroporti) lei capì che qualcosa non andava. Del resto era strano che stessimo tutti seduti, al buio (non avevamo avuto il tempo di riaccendere la luce), con la TV sintonizzata su Canale 5 e la trasmissione “Agenzia Matrimoniale” condotta da Marta Flavi.

oh sì, bella sniaccherona, quanto vorrei essere quel pezzetto di… che roba sarà?

Eravamo tutti con l’espressione tipica di chi sta facendo quello che non dovrebbe fare, mentre il fratellino più piccolo del nostro ospite gridava dal bagno e per una buona ragione. Ce l’avevamo chiuso dentro da circa venti minuti. La mamma andò di là e lo fece uscire. Lui spifferò tutto: le disse che stavamo guardando un film “zozzo” e che l’avevamo escluso. Lei andò al videoregistratore, tirò fuori la cassetta e la guardò. Era senza niente sopra e così la infilò dentro e si fece passare il telecomando. Spinse il tasto play. Questa cosa mi stupisce ancora oggi. Volle vedere il contenuto prima di passare alla violenza. Il film riprese dal punto dove l’avevamo interrotto. Che ci crediate o no c’era una donna con i capelli ricci che leccava il culo a un tipo baffuto e con il casco da carpentiere. Non gli faceva un pompino o altre cose tipiche, gli passava la lingua sulle chiappe e lui estasiato ululava contro la finestra aperta, con i suoi baffoni al vento e il suo casco ben saldo sulla capa. La madre tirò fuori il film senza dire nulla, tenne la cassetta tra le mani per qualche secondo e poi la scagliò in terra, finendola con il tacco della scarpa. Era così furiosa che ebbi voglia di fuggire. Ci mandò via poco dopo, trattenendo suo figlio. Mentre uscivamo sentimmo che addirittura piangeva. Mai vista tanta repressione tutta insieme. Eppure avevamo scoperto i preservativi profumati che aveva nell’ultimo cassetto del comodino…

 

C’è una cosa che mi tartassa il cervello, sempre a proposito di seghe in comitiva. Si parla dell’inizio degli anni 90. Da ragazzetto, mi masturbavo con i miei compagni ma se potevo lo facevo solo con uno di loro, un mio amico che ormai ho perso di vista. Ci vedevamo in una vecchia capanna dalle parti della pista dei ruzzoloni. Il gioco dei ruzzoloni era una cosa che andava molto di moda dalle mie parti quando mio nonno materno era un tanghero ammogliato a forza e gran contaballe a tradimento. 


I ruzzoloni erano delle grosse caciotte stagionate che i contadini usavano per farci una specie di gara, tipo la Parigi Dakar della bocciofila, per capirci. Vabbé. Dentro quel vecchio capanno io e il mio amico (che chiamerò Ugo, anche se si chiamava Daniele) ci tiravamo le seghe quasi tutti i pomeriggi. Io solo con Ugo, il quale però faceva una cosa essenziale. Lui parlava. E io mi masturbavo volentieri con lui proprio per questo motivo. Ugo aveva un talento per le descrizioni e tutto quello che faceva era raccontare delle scopate che avvenivano nella sua mente, ma riusciva a tirar fuori delle immagini così intense e accurate nei dettagli da creare una specie di cinema erotico irresistibile. Confesso di non aver mai raggiunto livelli di eccitazione così intensi da solo, davanti a un film porno o in compagnia di una ragazza. Ugo mi apriva la testa e ci metteva dentro cose che io da solo non ci avrei mai messo. Ed era una goduria. Io gli dicevo: vorrei farmi la moglie del dottor Conti. Che poi era già molto eccitante confessarlo a qualcuno. Lui allora iniziava a descrivere tutta la scena. Si inventava il posto, le circostanze, le battute. E non crediate che non si eccitasse anche lui. Ora il problema è che lui si eccitava ma non vedeva se stesso, vedeva me.  Quando me lo disse fu uno dei motivi per cui iniziai a frequentarlo meno. (Francesco Ceccamea)