Non c’è da scherzare stavolta. La droga è un problema serio. C’è gente che c’è morta, negli anni 80. Per non parlare di tutti gli effetti indesiderati: ansia, mal di testa, sbalzi d’umore, eiaculazione precoce. I campanelli d’allarme su David S. Goyer li avevamo avuti, con Il cavaliere oscuro – Il ritorno. Un film che mentre stai in sala a guardarlo ti pare un capolavoro, ma appena esci cominci a chiederti certe cose, tipo come mai Batman faccia ancora la voce alla Burzum quando tutti nella stanza sanno che in realtà è Bruce Wayne, e come faccia Bane a convincere delle sue teorie post-grilline l’intera popolazione gothamita semplicemente declamando lo scritto di un foglietto di carta senza valore, su cui potenzialmente poteva esserci scritto…
…qualunque cosa.
Cose così. Ma alla regia c’era Christopher Nolan e parlarne male pareva troppo brutto, per cui ci siamo voltati da un’altra parte. Verso le chiappe inguainate di Anne Hathaway, per essere precisi. Zack Snyder invece lo si piglia per il culo già dai tempi di Sucker Punch– pellicola piena di belle gallinelle discinte che lui stesso ha definito “un film sulla fuga”, sbagliando evidentemente una vocale –per cui, liberi da ogni preconcetto, possiamo dire tutta la verità, nient’altro che la verità. Lo sceneggiatore si droga. Ma pesantemente. E probabilmente spaccia anche ai produttori, se no non si spiega come faccia a convincerli della bontà dei suoi script.
Ma andiamo con ordine. Innanzitutto, il titolo del film non nomina il Supereroe che tutti conoscono. E anche durante la pellicola si evita accuratamente di farlo fino alla fine, con il tristissimo espediente del ‘qualcosa avviene mentre lo stanno per fare’. “Ehi, certo che mi sembri proprio un Superm…”. Esplode un condotto. “Cavoli, il mondo avrebbe bisogno di un Superm…”. Arriva una tromba d’aria. “Ehi, il tuo simbolo sembra una S, potresti chiamarti Superm…”, il cane scorreggia.
Ci adegueremo, e non lo nomineremo nemmeno noi, che è meglio.
Che poi, il film inizia neanche tanto male. Riciclando un po’ di materiale da Avatar, ci viene mostrato un palestrato con la faccia di Russell Crowe – col computer si fa tutto, lui nella realtà c’ha na panza che manco Gerry Scotti – che tenta di spiegare al consiglio di vecchi di merda di Krypton che il pianeta è in grave pericolo. Quel tipo è Jor-El, il papà biologico dell’Innominato. E’ un po’ lo sfigato della classe: tutti lo lasciano parlare ma poi dietro le spalle gli fanno le pernacchie e le facce brutte.
Si viene anche a scoprire che il mezzo di trasporto preferito dai kryptoniani sono libellule giganti (l’LSD assunto da Goyer si fa sentire) e che il massimo della tecnologia che il pianeta offre è quel giochino di merda degli anni 80 che non abbiamo mai saputo come si chiamasse, ma che era in sostanza una superficie infilzata di chiodi che se ci mettevi dietro qualcosa prendevano la forma di quel qualcosa.
E via a giocare di mano, di faccia, finché l’idiota di turno non ci rimette l’uccello. Che, tanto, ai kryptoniani non serve perché si riproducono per via asessuata. Peccato che non ci fossero anche, che ne so, il Cubo di Rubik e la Roba pazza che strumpallazza.
Intanto, lo spettatore dell’ultima fila si è addormentato e sogna Sasha Grey che mangia il Calippo. Non c’entra niente, ma è sempre una bella immagine, per cui d’ora in poi, per evocarla, chiameremo il supereroe senza nome Kalippo invece di Kal-El.
E insomma, senza motivo, ma nel tentativo di dare una scossetta alla trama e cercare di svegliare quello spettatore là, nel film compare il cattivo di turno, il generale Zod, che pugnala Jor-El alle spalle e lo uccide in un momento di altissima tensione drammatica. Sottolineo altissima tensione drammatica, ci torneremo. Voi intanto ricordate questa faccia, intensa e glabra.
Nel mentre la moglie di Jor-El ripone Kalippo nella cappella di una fallonave – le costruiscono così, quella storia della riproduzione asessuata li rende un pochetto frustrati – e lo spedisce in salvo sulla Terra, mentre il consiglio di Krypton condanna aspramente Zodper l’omicidio di Jor-El, che fino a dieci minuti prima tutti consideravano un emerito coglione. Viva la coerenza. (Ah, a proposito di anni ’80…)
Di qui in poi il montaggio si fa un po’ confuso, saltando avanti e indietro nel tempo per farci capire che il piccolo Kalippo giunto sul nostro mondo a bordo di un cazzorazzo spaziale, a contatto con l’atmosfera terrestre assume dei poteri sovrannaturali.
Il primo dei quali è quello di portare sfiga: nel giro di venti minuti, dove c’è lui è affondato un pulmino pieno de régazzini, è schioppata una petroliera in mezzo all’Oceano e un uragano ha raso al suolo metà della sua città acquisita, portandosi via grazie al cielo anche quel mentecatto del suo papà adottivo.
Tanto è Kevin Costner: dopo Waterworld, ai disastri c’è abituato. Ma prima – o dopo? Boh, con quel montaggio non si capisce granché– c’è una scena bellissima, sempre di altissima tensione drammatica, in cui il papà adottivo rivela a Kalippo una verità sconvolgente: “Ragazzo mio, tu sei un alieno”. “Ah, vabbè – è la serafica risposta –però che palle, uffa”.
Come compenso rispetto alla sue doti jettatorie, Kalippo sviluppa inoltre certe pagnotte e certi pettorali che che v’ò dimo a fa, e ogni occasione è buona per stare ignudo e mostrarli. Ma tanto alle donne di oggi queste cose non interessano. Prendiamo ad esempio Lois Lane: una giornalista, reporter d’assalto, intellettuale pluripremiata, emancipatissima, cosa volete che se ne faccia di un vuoto involucro pieno di muscoli? A breve la risposta, non siate impazienti.
Intanto, Kalippo ha deciso che s’è rotto i coglioni di restare in un posto dove tutti si grattano le palle quando passa, e inoltre la sua capacità di vedere attraverso i vestiti delle ragazze gli sta creando seri problemi di onanismo, per cui decide di mettersi una sacca in spalla e partire alla ricerca di sé stesso. Miracolosamente arriva in Antartide. Non fatevi domande: è sempre Goyer, quello secondo cui Batman – che nemmeno ha superpoteri – in due giorni attraversava il deserto a piedi con la schiena mezza rotta e poi, senza documenti e senza un soldo rientrava nella Gotham assediata da Bane, sconfiggeva il nemico e si sacrificava per il bene della comunità facendosi esplodere assieme a un ordigno nucleare a pochi metri dalla città. Una settimana dopo avrebbero tutti stirato le zampe per le radiazioni. Però vuoi mettere che figo che è, Batman.
E insomma, in Antartide ci stanno dei resti kryptoniani. E chi ti troviamo dentro? Jor-El, sempre più palestrato e sempre più con la faccia di Russell Crowe. “Io sono solo l’ombra di ciò che era tuo padre”, sentenzia gigionissimo. Però a vederlo è evidente che sta meglio di quand’era vivo: cammina, parla, interagisce, vede gente, fa cose, strano che non si organizzi anche qualche partitella di briscola. E fanculo l’alta tensione drammatica del suo omicidio per mano di Zod.
Scopriamo altresì che Lois Lane che, sempre intellettuale ed emancipata, guidata dall’odore del cazzo ha seguito il giovane e pettoruto supereroe fino in Antartide. E’ chiaro che deve nascere l’ammore. Quello con la a minuscola, ma con due m.
Nel frattempo il generale Zod torna sulla Terra, dopo anni di esilio in una capsula spaziale. Anni di prigionia che lo hanno incattivito e invecchiato, lo si capisce da una serie di sfumature sapientemente distribuite da Goyer in sceneggiatura. Tipo il pizzetto caprino.
Infuriato per l’affronto arrecatogli da un barbiere di Biella, Pizzetto caprino attacca la Terra. Kalippo accetta i poteri, la tutina e tutto il resto e lo affronta. Pizzetto caprino, che è evidentemente ritardato, rapisce Lois Lane – senza spiegazione, dato che nemmeno si conoscono. Probabilmente solo perché è bona– e la imprigiona in un posto segretissimo, pericoloso, impervio, da cui non c’è via di scampo, in cui nemmeno il più abile degli illusionisti può trovare diversivi: la sala comandi principale dell’astronave. Qualunque criminale spaziale imprigionerebbe un ostaggio nella sala comandi della nave, no? Tanto, si immagina, saranno comandi che un terrestre non sa gestire, difficilissimi da governare.
E no. Lois preme un bottone a cazzo ed ecco che il fantasmino palestrato con la faccia di Russell Crowe (anche se, a pensarci, sembra pure un po’ Raffaele Pisu) compare a dar manforte a quella che per lui è una perfetta sconosciuta. Ma è sempre una gran bona, e lui nella sua condizione di fantasmino olografico sono secoli che non tromba, per cui capiamolo.
Il vero colpo di scena è un altro: la nave è progettata proprio da Casper Crowe. Il che conferma la totale inettitudine di Pizzetto caprino: non solo mette gli ostaggi ai comandi della sua nave, ma usa pure una nave progettata dal suo peggior nemico senza assicurarsi che non siano state inserite adeguate misure di sicurezza. Ma poco importa, siamo a uno dei momenti più alti del film: Casper Crowe si improvvisa vigile urbano (ma anche un po’ navigatore satellitare) e salva la situazione, dando indicazioni alla bella Lois per trovare la via d’uscita. “Vada a destra, giri a sinistra, faccia inversione a u, no alla prima, no alla seconda, arrivi al centro carni, svolti ancora a destra, poi casomai chiede ar benzinaro…”
Intanto, Kalippo e Pizzetto caprino si menano come se non ci fosse un domani, svolazzando da un palazzo all’altro. Kalippo lancia più volte il nemico contro dei grattacieli che vengono conseguentemente rasi al suolo, provocando dei danni inimmaginabili e presumibilmente un notevole numero di vittime. Finché porti sfiga, vabbè, non è colpa tua. Ma qua, ragazzo mio, sei proprio stronzo. Salvi più volte Lois – che s’è capito, ti vuole dare la figa – ma non ti strainculi tutti i cittadini a cui ha come minimo distrutto casa per giocare al wrestling con Pizzetto caprino.
Però, c’è una famigliola di beoti che a Kalippo gli riesce particolarmente simpatica. Vai a capire perché. Sò umorali, sti kryptoniani. E insomma, mentre Pizzetto caprino sta per fare fuori questi tizi, Kalippo, dimentico del fatto di aver contribuito a devastare mezza città, si fa prendere da un attacco di panico, e ammazza il cattivaccio a sangue freddo. Naturalmente, salvare la gente era solo una scusa: la verità è che non sopportava più quell’inguardabile pizzetto, per cui scatta l’applauso generale.
E lui grida come una checca isterica, per festeggiare.
Resta il fatto che se ‘sto tipo è il difensore dell’umanità, io preferisco farmi difendere da Bombolo.
In tutto questo marasma di botte da orbi, qualcuno rivela che il vero motivo per cui Kalippo era stato mandato sulla Terra: in quanto ultimo sopravvissuto di Krypton, deve fare il modo che il popolo kryptoniano rinasca sul nostro pianeta. Come, non è spiegato. Ma supponiamo si tratti di trombare tanto, per cui, caro Kalippo, meglio che ti cominci a dar da fare.
E invece niente. Lois ti mette la lingua in bocca, e tu te ne fuggi a salvare il mondo non si sa bene da cosa, visto che a Pizzetto caprino gli hai appena spezzato il collo. Come Batman con Catwoman alla fine de Il cavaliere oscuro – Il ritorno: limonata e fuga. Il che insegna una grande verità.Non importa da che pianeta provieni e quali sono i tuoi superpoteri: se il tuo sceneggiatore è Goyer soffrirai sempre e comunque di eiaculazione precoce. Lo dicevamo, la droga fa male. (Andrea Guglielmino)