Se non vi è ancora chiaro è di queste che stiamo parlando. |
Ci sono persone che temono donne così, ne hanno paura e fuggirebbero annaspando come se unghie invisibili gli stessero graffiando la schiena. Uno di loro fa parte della redazione di Sdangher!, e più giù avrà modo di parlarne. Per lui e per tutti coloro che sono vittime di una tale angoscia ho deciso di fare almeno un goffo tentativo e inventare una parola che possa definirla linguisticamente. Esiste come paura e ha lo stesso diritto di essere nominata quanto tutte le altre (che siano dei clown, delle altezze o dei formaggi particolarmente stagionati) ma nessuno si è preso la briga di farlo. E allora che ne dite di Ginomuscofobia? O Musginofobia, se preferite? Il terrore delle donne forzute…
Io invece le adoro e non mi vergogno di ammettere che sovente mi godo qualche bel filmato su Tubegalore, alla voce Bodybuilder Women. Tra tutti quei filmati di maschioni oliati e bombastici scovo qualche sollazzevole scenetta negli spogliatoi di una palestra, in cui un uomo solitamente brutto, magari con baffi e calvizie e cravatta, finisce tra le mani di una femmina con i bicipiti. Le preferisco con un viso dolce e carino, che in mezzo a tutto quel ben di dio dopizzato rimanga congestionato, quasi prigioniero.
A livello di costume, sociale, ‘de curtura’ se volete, la donna forzuta è una figura piuttosto sottovalutata ma ben presente, c’è chi le ha tributato il proprio talento artistico come Robert Crumb, fumettista americano smilzo, con i baffi e la cravatta, che ha disegnato imponenti, mastodontiche donne muscolari su cui lui magari saliva a cavalcioni sulle cosce o sulla schiena e veniva miseramente sfregandosi e struggendosi addosso a quei corpi così virilosi.
Se desiderate approfondire vi consiglio “Io e le donne”, capolavoro moderno di poesia misogina.
Se andiamo a guardare la cronaca, le donne forzute vengono celebrate ma spesso in modo retorico o se preferite falsamente femminista. Insomma, la notizia di una signora russa, Tatyana Kozhevnikova, detentrice del record mondiale di sollevamento vaginale, ha finito per essere una specie di festosa sbrodolata freak sull’ennesima conquista del girl power. E sai che conquista! Ma per uno come me, appassionato di forza femminile, vedere questa bella signora con le cosce frementi di salute, le braccia tese e letali, che posa dicendo di poter arrivare a sollevare 14 chili con i muscoli della sua “giovanna” la cosa in fondo mi ha comunque avvinto in una specie di impotente, deliziosa, beatitudine che presto è degenerata in un senso di dolore epidermico, per via dei filmati dimostrativi. È un po’ come le pussy fart, assai più divertenti a livello concettuale che esemplificativo, credetemi.
E visto che parliamo di conquiste da parte di ragazze muscolose, è inevitabile accennare anche alla signora Barbie, che ha dovuto fare a meno delle sue braccia: una scarica elettrica gliele ha necrotizzate all’età di due anni e mezzo. Dopo l’asportazione lei però non si è data per vinta e nel corso del tempo ha sviluppato la manualità attraverso i piedi. Le foto di un recente servizio mostrano come si pettina, come manda messaggi col telefonino e poi la fanno vedere in posa (un uomo su due ha pensato anche a come deve essere divina nel footjob), con un seno e due gambe scultoree, polpose, la cui muscolatura più che estetica è venuta fuori per ragioni di sopravvivenza.
La signora Barbie di cognome fa Guerra e la cosa permette di tendere un filo verso il prossimo argomento. Dall’America viene fuori sempre qualche stramba ricerca e da un po’ si parla di un tentativo per rendere la pariglia dei sessi da parte del Pentagono: le donne soldato risultano più deboli nella parte superiore del corpo, rispetto ai maschi e così gli istruttori hanno sottoposto un plotone di soldatesse Jane
a un regime di esercizi e allenamenti vari intensissimi per dar loro la stessa potenza muscolare dei maschi ma senza ricorrere agli anabolizzanti. Se le signore vogliono fare la guerra bisogna che diventino utili pure per i lavori pesanti e non solo con i computer. Anche se il neopresidente della Camera ha ribadito che seppure si assottigliasse il deficit tra i sessi, le femmine continuerebbero a beccarsi un trilione di malattie infettive in trincea.
r.i.p |
campionessa di body building o Ernestine Shepard
la settantacinquenne che ha avuto il riconoscimento di più anziana bodybuilder del mondo, le donne forzute più sono grosse e più sono un bluff, arrapante, suggestivo, ma sempre un bluff. Come tutte le eroine del bodybuilding, le vincitrici delle varie competizioni (Ms International, Fitness Olympia o Ms. Olympia, che dir si voglia). Vengono in mente in una rapida carrellata l’inquietante Kelly Ryan splendida amazzone che ha accumulato massa e rancore fino a commettere un omicidio (poi confessato) ai danni dell’amante di suo marito Craig Titus, la povera assistente Melissa Jones. Poi c’è Jen Hendershott
regina del fitness e la domenicana Adela Garcia
proteggimi! |
specializzata in disciplina del figure (non chiedetemi che diavolo sia); Kim Chizevsky
Ms Olympia per quattro anni di fila e poi redenta e riconvertita al fitness e al cinema (è nel cast di The Cell con Jey Lo);
ecco Kim in scena assieme al culo di Jay Lo. |
oppure c’è la religiosissima Yaxeni Oriquen
amen! |
da cui andrei volentieri a confessarmi, con annessi sculaccioni di punizione. Sarò malato, che devo dirvi!
Io ho un brutto presentimento al riguardo, come quell’amico di tanti anni fa. Eravamo a casa sua e tirò fuori una rivista con donne che facevano Bodybuilding e su una foto, seduto, c’era un uomo, magro come me che fissava terrorizzato alcune gigantesse in posa plastica. Ridendo il mio amico mi fa ‘quel tipo t’assomiglia’.
Sbianco. Questa è stata la mia prima esperienza con le donne muscolose. Fosse finito lì il discorso forse la mia fobia non sarebbe cresciuta, peccato che la serata era lungi dal concludersi ‘Ma t’immagini di scoparti una tipa del genere? Di essere stritolato tra le sue gambe muscolose? Di toccarle il petto e…’
Ho cancellato il resto del discorso dalla memoria. Scusate, mi devo asciugare le lacrime dalla paura. Troppo grande per essere un clitoride, troppo piccolo per essere un pene. Il feticcio delle donne con i muscoli non l’ho mai compreso, io che soffro di sindrome di Lolita. Solo nel mondo 2D.
Eppure questo mondo è perseguitato dalla figura del muscolo. Dimentichiamo serie animate sul wrestling dove vedi solo omaccioni sudati che non fingono i loro omicidi sul ring, o scoregge iperboliche per suscitare gaudio nei bambini. Il mondo dell’hentai, seppur in piccolissima parte, ha nei suoi culti del feticcio la figura della donna muscolosa. A memoria il primo che mi viene era una parodia di Sailor Moon che girava su Tele+, prima che divenisse Sky. Il mio buon vecchio amico di cui dicevo prima decise di registrarla e farmela guardare. Porno diavoli romani, donne muscolose con peni abnormi che violentano non solo le protagoniste, ma anche la mascotte felina. Oltre al muscolo pure la zoofilia! Il discorso era sempre lo stesso ma le mie lacrime erano nuove. Amare. Sono forse io che sono sbagliato o è il mondo che gira in modo diverso dal mio? Come la rigiri il mio terrore era sempre lo stesso: puro. Conclusa la rassegna di Sailor Moon vs Donne Diavolo Porno Romane col pene, nella mia ricerca d’un hentai per farmi quattro se…
risate da solo in casa ecco l’ennesimo titolo che mi ha fatto capire perché questo mondo è così brutto perché varioo: The Guts, Women At Work.
Anno di grazia 2005, un ragazzo va a lavorare in una compagnia edile dove i sessi dei lavoratori sono poco chiari e le trappole si nascondono tra le loro gambe. Uomini con corpo da donna che fanno pompini su sedie massaggianti; capi che ti scelgono in base a come te la cavi con l’anal. Se Oz (non il mago) mi ha insegnato qualcosa è: mai chinarsi nelle docce. Lui entra per lavarsi e trova ‘lui’ che però è ‘lei’. Petto muscoloso con due tette grosse come cocomeri. Lo stende al pavimento e gli salta sul pene. Se lo mette e se lo struscia come fosse un semplice bastoncino. Se lo succhia e se lo spompa come fosse un calippo. Lo lascia striminzito a terra senza complimento e lui basito non sa come rispondere. Io ero sbiancato come mi avessero lavato con l’ace e urlavo terrorizzato peggio di come avevo fatto in quel video con le tipe che si uscivano l’ano dal culo. Quello che ho appena scritto HA SENSO CREDETEMI! Ora che cerco nella rete informazioni sulla serie, scopro che in origine nasce come visual novel e ci sono ben 6 capitoli, l’ultimo pubblicato l’anno scorso, nessuno per fortuna disponibile in inglese.
Si fa spesso l’errore di considerare l’action come un filone prettamente maschile eppure non poche volte il genere si è tinto di rosa. Basti pensare alla bella Cynthia Rothrock
un tipetto tutto pepe che fin dal 1985, anno del suo primo ruolo con Giustizia sommaria, non si è mai fatta mettere i piedi in testa da nessun uomo. La sua carriera si è divisa tra Occidente ed Oriente (soprattutto Hong Kong) con una filmografia piena di titoli urlati e tamarrissimi. Si ricordano soprattutto il dittico Martial Law
e i due Lady Dragon
film che sono sbarcati, se non al cinema, nella rete più bella del mondo, Italia Uno, quando trasmetteva horror e action (inediti) come se non avesse un domani. I film della Rothrock sono quasi tutti usa e getta, ma a colpire è soprattutto la grinta con la quale l’attrice interpreta i suoi personaggi riuscendo a conferire loro quel pizzico di zenzero che mancava a molte colleghe dell’epoche, le stesse che, cavalcata l’onda del genere, sparirono nel dimenticatoio. Si potrebbe azzardare che la nostra Cynthia sia il corrispettivo femminile, come importanza, di Van Damme negli anni 80/90 nel marasma del cinema d’azione. La pioniera del genere, se si esclude la filmografia orientale, è però Karen Sheperd
che cominciò la carriera nel 1981 con Shinobi Ninja e che arrivò persino a rimpiazzare la Rockford nel terzo Martial Law. Tra i suoi successi si può ricordare Eliminator Woman (dove lotta contro il Michel Qissy di Kickboxer) e Cyborg 2 afianco della bella Angelina Jolie. La Sheperd, dalla carriera parallela altrettanto importante come atleta, dopo il boom del cinema d’azione e di arti marziali non abbandonò il genere limitandosi per lo più ad apparire come comparsa in telefilm di successo tipo Criminal Minds. Intanto però il cinema più mainstream cominciava a vivere la crisi del maschio actioner (e i fiaschi dei vari Stallone o Schwarzy) producendo poche ma curiose pellicole con interpreti femminili. Basti pensare al quarto Karate kid dove l’interprete Ralph Macchio viene messo in pensione da una
Hilary Swank pre Oscar o alle donne del cinema post cameroniano, quelle di Luc Besson. Certo noi in Italia ci abbiamo pensato prima ed ecco che l’ineffabile Fabrizio De Angelis ha prodotto e girato un La ragazza d’acciaio – Iron girl
ben quattro anni prima che Miaghi addestrasse la sua Daniel san donna, ma si tratta, in onor del vero, di un film orribile anche se la sua protagonista Sarah Brooks
è da sturbo. Certo si potrebbe pure citare la bella Christina Lindberg di Thriller
o la Linda Hamilton di Terminator,
ma si rischia di uscire fuori dal terreno mazzate gratuite a favore del cinema più autoriale. Un regista però che ha fatto delle donne cazzute e muscolose un vero marchio di fabbrica dei suoi action è senza dubbio Albert Pyun.
Il simpatico regista hawaiano, autore di film cult del genere come Pistole sporche o Cyborg, ha girato parecchie pellicole interpretate da massicce donnone. I suoi titoli più celebri sono senza dubbio Nemesis 2, 3 e 4dove la potente Sue Price (rasta biondi e braccia da Lou Ferrigno)
combatte contro i cyborg malvagi, ma anche la popputa Raquel Mclish si difende bene in Raven Hawk,
quasi un clone femminile di Thunder. Interprete di molti film di Pyun poi è la bellissima Tina Cote, una che, nel già citato Pistole sporche, riesce a far fuori, mostrando un po’ di carnazza, molti maschi malati di figa. Peccato poi finisca con la testa in fiamme per una bomba ma è entrata dritta dritta nella nostra classifica di femmine letali. Negli ultimi anni poi un regista non di certo di serie B come Steven Soderbergh si è letteralmente innamorato di una culturista, Gina Carano
e per lei ha girato un film di cazzotti, Knock out. C’è da dire che la Carano ha davvero un bel visino, ma quando si tratta di spaccare facce non è seconda a nessuna. Con lei termina questo breve viaggio nel cinema d’azione femminile, certi di non aver coperto neppure un decimo delle meravigliose attrici che ne hanno fatto la storia, sperando di avervi per lo meno incuriosito su un sottofilone non molto noto. D’altronde come ci insegna John Ritter nel capolavoro di Blake Edward Skin deep – il piacere è tutto mio alcune donne ti fanno sentire come la moglie di Schwarzenegger. Attenti maschi.
Da sempre le ragazze sono state un elemento molto importante nel mondo del wrestling per cui abbiamo visto il susseguirsi di varie atlete, nel maggiore dei casi nel ruolo di accompagnatrici o manager ma da molti anni ormai in veste di vere e proprie lottatrici con tanto di titolo di categoria nelle varie federazioni,ossia il “WWE Divas Championship” e il “TNA Knockouts Championship” per citare i più importanti.
che si aggiudicò il “WWE Intercontinental Championship” ai danni di W2J Crhis Jericho e per ben due volte, dando vita a un vero e proprio “Feud” con l’atleta canadese. O altre come Beth Phoenix
che ha partecipato al mitico Royal Rumble Match insieme a 29 aitanti maschioni incazzati più delle “sorche”.
Vedendo queste “leggiadre pulzelle” sfoggiare un fisico allenato, atletico e potentissimo, ce lo vorrei vedere il buon Alabama Man di “SouthParkiana” memoria tornare a casa e pronunciare la fatidica frase “Portami una birra brutta puttana!!!”.
Ma dove vengono reclutate queste amazzoni? Dagli ambienti più disparati, la maggior parte sono ex-modelle di Fitness, provengono dallo sport o addirittura da attività come il ballo o il cinema (le ultime di solito sono un po’ più aggraziate!) in ogni caso ciò che conta è avere una preparazione atletica adeguata, anche se non sempre è seguita di pari passo dalla tecnica. Tuttavia abbiamo visto veri e propri talenti del ring come Trish Stratus, Lita e Victoria/Tara
(unica ancora in attività per la TNA) ma al giorno d’oggi queste marmoree donnone stanno lasciando il posto a fisici ben più minuti e femminili con un livello di lotta pari a quello di un giocatore di carte Magic professionista e soprattutto, cosa più importante… sono molto disponibili, tra un “Catfight” e l’altro, a prestare volto, chiappe e quant’altro a famose riviste patinate e calendari (quello di Kelly Kelly è roba da leccarsi la nuca!)
per la gioia di tutti i fan della disciplina e non solo.
ma siamo comunque lontani anni luce dall’eguagliare i tempi d’oro ormai andati.
la più calzante versione femminile dei Manowar, assieme alla tipa dei Crystal Viper
più sgonfia e power oriented. Come non citare poi la dominatrice Veronica Freeman dei Benedictum, dalla voce felina e le forme di una dea del carboidrato; potrebbe essere lei il quinto membro mancato della band di Joey De Maio. Ma su tutte va messa sua tamarraggine autoreferenziale The Great Kat
E benché 56enne, Betsy Weiss (Bitch)
sempre più pompata: palestra e silicone l’hanno scolpita quasi al livello di un Thor dei tempi d’or. Anche se non hanno il fisico di uno scaricatore, a livello di aggressività minacciosa non possiamo sorvolare sulle Butcher Babies
detentrici del titolo poco conteso di regine dello slut metal. Come vedete non abbiamo molto ed è un peccato. Sì, il metal è un territorio maschile ma immaginate che spettacolo sarebbe avere una versione femminile dei Manowar. Quattro donne alte, testosteroniche, dominanti del palco, cosce di marmo avvinte in stracci di pelle nera. Avete presente la scena? No? Beh, allora pensate ad una sorta di formazione che comprendesse
Xena/Lucy Lawless al posto di Eric Adams, avvolta nei suoi corpetti di stecche e cuoio, sempre in posa grintosissima ma altrettanto sensuale; poi una
Red Sonja/Brigitte Nielsen a imbracciare una sei corde come fosse una spada scintillante con la quale perforare i nemici (del vero metallo, chiaro) da parte a parte; poi ancora una
Sabrina Siani, reginetta del fantasy italiano dell’epoca d’oro del nostro cinema di genere, sarebbe una bassista perfetta, con la sua chioma bionda, gli occhi di ghiaccio e quel fisico da urlo non farebbe rimpiangere Joey Demaio (almeno, a me per niente!); infine, dietro le pelli
la già citata Gina Carano, possente e temibile come la più violenta e sanguinaria guerriera delle terre di mezzo, di sopra e di sotto. Un suo calcio in bocca e altro che doppia cassa a elicottero!
Sarebbero grandiose e noi metallari ci lasceremmo sottomettere, strisceremmo e le imploreremmo di brutalizzarci per benino al motto di “Woman be your Slave!”
Il fisico della bella Demi Moore è sempre stato lo specchio delle sue vicissitudini personali, nonché della pische – non proprio corazzatissima – dell’attrice nata a Roswell (sì, proprio quella dell’UFO). Infanzia complicata, abbandonata dal padre, traslochi continui, problemi ad un occhio, genitori alcolisti, suicidio del patrigno. Il carattere instabile e la fascinazione per contesti problematici non potevano che essere una naturale conseguenza. Di lontana ascendenza cherokee, esordisce in tv negli 80 con General Hospital. Già da “ragazza” Demi era uno splendore, dolce e delicata d’aspetto, come le ragazze dei film Disney.
Progressivamente la sua femminilità andò intorbidendosi, diciamo dal ’93, a partire da Proposta Indecente.
L’esplosione sexy avviene nel ’96 con Striptease (12 milioni di dollari per spogliarsi, mostrando uno dei topless più leggendari della storia del cinema), che consacra la Moore come un’icona dell’erotismo internazionale.
Demi non ci arriva disarmata, si narra di una preparazione maniacale per quel ruolo, palestra furiosa, alimentazione, ma anche chirurgica estetica. Il risultato è storia impressa sulla celluloide, un fisico da far invidia indistintamente a tante donne ma anche a tanti uomini (tette a parte). Una perfezione tale da risultare innaturale, iconica, statuaria, qualcosa che difficilmente si sarebbe potuto ripetere o quantomeno mantenere inalterato nel tempo. Altra tappa fondamentale è Soldato Jane (’97).
Ridley Scott trasforma la bambola del palo in un soldato rasato a zero, ma che alla prima occasione in cui sveste i panni mascolini del marines, torna ad esibire delle curve (oliate) da capogiro. Demi è sempre più un’astrazione archetipica del corpo femminile applicato al sesso. Nel 2000 arriva il divorzio da Cotoletta Willis, ed inizia il tracollo mentale di Moore. La signora del cinema americano, oramai quasi quarantenne, cerca conforto nel toyboy Ashton Kutcher (che la ripagherà, come da copione, con una sgallettata più giovane). Un colpo dopo l’altro, Hollyowod che la cerca sempre meno (di Razzie Awards ne colleziona parecchi)…
Demi piomba nell’anoressia, la sua bellezza sfiorisce, la muscolatura celebrata in tutti i fight club del pianeta rinsecchisce, e le sue sparute apparizioni in pubblico sono terribili, volto sofferente, ossa trascinate a fatica, anni luce lontana dalla invidiatissima Erin Grant di Striptease. Nel frattempo si ricicla come produttrice. In tempi recenti la situazione pare essere migliorata, è ricomparsa in qualche ruolo minore (sempre con grande classe e talento) e, seppure ancora troppo magra, il suo aspetto appare meno malaticcio. Certo è che la Moore, come forse nessun’altra diva del cinema americano, ha incarnato un culto totale del fisico e una determinazione al suo modellamento ed alla sua scultura che non può non aver lasciato solchi e cicatrici anche nell’anima più profonda di questa ragazza, più affine a tragedie ed infelicità che alla serenità di una ricca ed agiata stella del cinema.
Bigoressia deriva appunto da Big, grande, ed è una patologia vera e propria. Adesso non vogliamo demonizzare il semplice, sanissimo gusto che molte donne hanno per una muscolarità accentuata, ma è una malattia, esiste e non bisogna minimizzarla. Le bigoressiche finiscono per vivere nelle palestre, non hanno una vita sociale fuori di lì, abusano di anabolizzanti, si costringono a dei regimi alimentari senza carboidrati, abbondante di proteine e di solito fanno una gran brutta fine. Che volete, è l’ennesimo risultato di una cultura di massa fondata sul culto del corpo.
Intervista a Manthomex, fumettista specializzato in ragazze forzute!
(domande raccolte da Francesco Ceccamea)
Concludiamo parlando direttamente con chi è riuscito a ricavare uno spazio nel sempre affollato mondo dei fumetti proprio grazie al culto dei corpi femminili muscolosi, imponenti, rocciosi e che ci ha gentilmente omaggiato della “copertina” di questo specialone. Signore e signori ecco a voi il fumettista Mauro Antonini, in arte, Manthomex:
Chiaramente sono un grande appassionato di donne muscolose io stesso: l’unico sport che abbia mai seguito è il body building femminile! Quindi lavorare su fumetti con protagonista le donne muscolose è davvero un sogno che si realizza. Non ho mai cercato di psicoanalizzare me (o i miei committenti, nel caso dei comics), per evitare “psicologia da fast food”. Ti posso assicurare però due cose: la prima è che internet ha aiutato molti fan delle muscolose ad uscire allo scoperto. La donna coi muscoli è una bellezza anticonvenzionale, per i canoni comuni, e quindi l’anonimato e “la schermatura” che il web garantisce ha fatto si che molti esternassero sulla rete le loro fantasie erotiche legati ai muscoli femminili. Grazie ai siti web, forum, blog e appunto arte online, anche persone che nella vita di tutti i giorni preferiscono non dichiararsi fan di una tipologia di sensualità considerata tanto “diversa” possono sentirsi appagati.
Ah, certo: il furry è un fenomeno ENORME! Come furry si identifica qualsiasi soggetto con animali più o meno antropomorfi, e non si tratta solo di underground, anche il Robin Hood della Disney o Il Re Leone presentano protagonisti furry! Su internet il fandom furry ha assunto un estensione incredibile: c’è di tutto, fan fiction, role playing e chiaramente artwork dedicati agli animali umanizzati. Gli “anthro” sono i furry su di un fisico bipede, più antropomorfo insomma, con una muscolatura e un anatomia simile a quella umana e spesso capita che i feticisti dei muscoli (o delle maggiorate o delle giantess) siano anche dei fan del furry. Io sono attivissimo nel campo degli anthro furry muscolosi, sia su Deviant che su FurAffinity! Ho anche disegnato alcune parodie soft-core di franchise furry come Tom & Jerry e Kung Fu Panda!! Ecco nel furry è ancora più marcata l’ideologia di personaggi femminili muscolosi ma assolutamente non violenti. Le furry sono sempre molto dolci e sexy, almeno quelle su cui ho avuto il piacere di lavorare io.
Ma lavoro su molte altre serie con protagoniste le muscolose, ad esempio la strip Sylvie ‘n’ Sara – The Muscle Sisters, creata da me ma che attualmente viene scritta anche da altri sceneggiatori, dove il classico schema delle sorelle in competizione tra loro viene rivisto in chiave forzuta, qui due ragazze molto diverse tra loro ma entrambe muscolosissime finiscono per competere in tutto, come fanno le sorelle appunto!! Uno dei personaggi della serie che il pubblico ama di più è Zack Pattinson (ovvia parodia di Zac Efron e Robert Pattinson) un bel ragazzo magrolino e un pò scemotto, amato sia da Sylvie che da Sara, e che finisce sempre schiacciato dagli amorevoli abbracci muscolosi delle due!!
E poi c’è davvero molto altro, sia con personaggi creati appositamente per le storie (i cosiddetti OC – Original Characters) sia con versioni muscolose di personaggi mainstream. Il pubblico adora vedere le donne cartoon più amate con i muscoli super pompati, da Jessica Rabbit a Ranma 1/2 fino ai furry come Tigress di Kung Fu Panda!!
MAURO ANTONINI – The Artist Formerly Known as MANTHOMEX Mauro Antonini (29/06/1980), vive e lavora a Roma. Nel 2010 collabora col Maestro degli effetti speciali Sergio Stivaletti per The Invisible Man, sequenza disegnata del cortometraggio Halloween Party. Nel 2011 crea il personaggio di Piccion e la webeseries settimanale Piccioncinema visionabile sul blog dell’artista e sulle apposite pagine Deviant Art e Facebook. Parallelamente, con il nickname di Manthomex, sviluppa numerosi progetti con l’Italia e l’estero, realizzando web-comics, web-strips e illustrazioni su sceneggiature e concept originali su Deviant Art e FurAffinity tra cui CrimCo Comics, dove crea graficamente il personaggio di Lil Crim e molti altri. Al lavoro di cartoonist alterna quello di critico e storico cinematografico e crossmediale: è redattore della rivista Segnocinema (ed. Cineforum di Vicenza) ed autore dei libri per Dino Audino Editore Cinema e Fumetti (2008); Disegnare Fumetti (2010); Disegnare l’horror (2011). Suoi saggi e interventi sono apparsi su Storia del cinema italiano 1970/76 (Marsilio ed., 2008), Robert Zemeckis (Sovera ed., 2010), su vari numeri della rivista Rumore (Apache ed. dal 2010 a oggi), sul numero 2 di Satanik – La rossa del Diavolo (Mondadori ed., 2011), su L’ossessione visiva – Il cinema di Ridley Scott (2012) e sul sito Everyeye.it.
Ok, siete ancora vivi? Sul serio? Bene. Secondo me vi siete fatti una cultura, no?