Quando iniziai a sentire musica metal non c’era internet e a parte le riviste specializzate, che ancora non sapevo esistessero, c’erano solo i dischi per avere tutte le informazioni possibili riguardo alle band. Di conseguenza, quando comprai il primo disco della mia vita: No Prayer For The Dying dei Maiden, (cosa che avrebbe potuto troncare lì la mia avventura con il metal) mentre lo ascoltavo e guardavo la grossa foto con gli Irons in piedi di notte in un cimitero posticcio…
confrontai l’elenco dei musicisti, poi studiai le facce sulla foto e iniziai a tirare a indovinare su chi fosse chi. Siccome Murray era abbastanza grasso e bolso decisi che era il batterista (non chiedetemi perché). Nicko e Bruce divennero i due chitarristi, Gers, con le gambe spalancate e la faccia scazzata e la somiglianza vaga con il mostro in copertina, lo nominai cantante e Steve Harris lo misi al basso. Ci presi solo con lui, è vero. Il problema era capire cosa fosse il basso. Mi immaginai Harris davanti a un grosso marchingegno pieno di lucette colorate che muoveva delle manopole e pigiava sui bottoni, come un fonico o un manager o qualcosa del genere. Chiudendo gli occhi immaginai la scena. Bruce Dickinson aveva la barba, quindi me lo immaginai silenzioso che agitava la sua chitarra avanti e indietro, senza mai ridere. I tipi con la barba per me allora dovevano essere tipi seri. Murray pestava alla batteria, con il suo faccione congestionato, Harris faceva headbanging e intanto girava le manopole del suo macchinario strano e Gers possedeva la platea con la faccia da Eddie e il vocione possente. Non riuscii a schiarirmi le idee molto presto e dopo l’acquisto di Life After Death, in cassetta doppia, immaginai un concerto inesistente, in cui Gers (che tra l’altro neanche c’era, allora) incitava il pubblico a fare i cori su Running Free. Poi comprai Powerslave, nuovamente in vinile. C’era una foto della band dentro una piramide e sotto ognuno dei musicisti potevo leggere i nomi e i rispettivi strumenti. Lì Dickinson non aveva neanche la barba e sembrava in effetti il più fico, anche se i Maiden non erano proprio fichi, l’unico che mi piaceva sul serio perché era molto ganzo, con il petto nudo e la fascia sulla fronte, era Smith. Gli altri mi facevano pensare a dei napoletani che fanno mercato ortofrutticolo per strada. Harris poi sembrava Fausto Leali. Il primo metal shock mi schiarì anche l’idea per quanto riguarda il basso. C’era una foto di Harris con dei pantacollant in cuoio nero e il suo basso, chitarra con quattro corde anziché sei. Da allora il metal per me divenne meno fantascientifico.
Con i Metallica accadde la stessa cosa. Lì però avevo già scoperto Metal Shock e HM. Era il 1991 e si parlava in continuazione dei quattrodifriscos che Avevano fatto un disco incredibile, erano il miglior metal che si potesse suonare, eccetera. A parte che il primo disco che sentii fu Ride The Lightning e non mi piacque per niente, mi ricordava le melodie sceme dei primi Pink Floyd con Barret, non chiedetemi perché neanche di questo, avevo le mie belle idee idiote a dodici anni… e anche oggi. Pure Fade To Black mi faceva pensare al pezzo di The Wall “Goodbye Blue Sky”, (gli echi pinkfloydiani…) Ma sto divagando. L’immagine è il punto. Vidi una foto di Ulrich dietro la batteria su HM, sudato in modo disgustoso, quindi non potei sbagliarmi quando rividi i quattro in foto, era lui, con quella faccia da Giancarlo Polidori, mio compagno delle medie, il batterista. Ma il cantante chi era? C’era una foto di Hammet con il cappellino e il pizzettino, l’aria da ispanico che fa breakdance e pensai fosse lui il cantante. Non solo, visto che pareva un rapper mi immaginai la musica dei Metallica come una roba crossover tra rap e metal. Hetfield aveva i baffi e io non sopportavo che un eroe del metal avesse i baffi, pensai fosse uno dei chitarristi, quello meno dotato. Newsted era il più gagliardo, con quella pettinatura rasata ai lati e la faccia da matto, quindi lo riconobbi subito come leader e chitarrista della madonna. Nessuno si occupava di quel marchingegno gigantesco pieno di manopole e bottoni che era il basso, ma evidentemente non doveva essere indispensabile.
Oggi queste cose non possono più succedere a un ragazzino di dodici anni che si avvicina al metal, con internet e tutto il resto. Non sto dicendo che sia meglio, anzi. Però neanche peggio via. Nessuno tranne me ha mai immaginato Gers che domina la folla cantando Running Free e Dickinson che con la chitarra suona lo stacco Tadaaaa! tutto barbuto e austero. (Francesco Ceccamea)