L’Italia è un paese di sfigati e di conseguenza c’è un perenne terrore di attirarsi addosso ulteriori quantità di sfiga. A volte si attribuisce questo potere malefico a un amico, a un aninale, un vestito, a un quadro o una canzone. Noi metallari non facciamo eccezione con le superstizioni: Mercyful Fate/King Diamond, Death SS/Steve Sylvester/Paul Chain, è una formula letale sicura. Probabilmente se si cercasse sul Necronomicon la si troverebbe scolpita alla voce: per darsi il demone sui testicoli. Ma a parte i soliti nomi ce ne sono molti altri, tra gruppi, artisti solisti, canzoni singole o interi album che ogni metallaro può riconoscere come varco spazio temporale verso il regno delle tenebre e della zella assoluta. Basta chiedere in giro, non avete idea della quantità di nomi, a volte insospettabili, vengono fuori. Eccovi una top ten nata dopo uno dei sondaggi selvaggi di Sdangher ai propri lettori, detrattori, molestatori e muratori. Se volete sfidare le false credenze, la jella, il potere della morte o come diavolo vi vada di chiamarla, vi propongo un esperimento scientifico: mettete nel vostro IPod, CD o cassetta questa compilation, poi partite per un lungo viaggio in macchina, possibilmente di venerdì o martedì. Buon ascolto e Addio!
10 – Black Sabbath dei Black Sabbath. Per la maggior parte dei metallari questo pezzo è la bibbia indiscussa ma secondo alcuni un’assicurazione invincibile affinché qualcosa vada storto. Le campane a morto, la pioggia, i tuoni e quel riff basato sull’accordo del diavolo, vietato dalla Chiesa per tanti anni, è un ideale formula in grado di mandarvi in vacca qualsiasi cosa stiate sperando di fare.
9 – I Tesla. Di solito l’hair metal, il glam metal, non vengono mai associati alla sfiga. Almeno non in questi anni. Secondo alcuni una delle band più talentuose nate da quel filone è una pericolosa arma rivolta contro se stessi. Chi li teme non osa nemmeno spiegarne le ragioni, risponde con furia se glieli nominate soltanto.
8 – I primi due dischi dei Blind Guardian: Battalions Of Fear e Follow The Blind. Perché non c’è niente di più lontano dalla fica di quegli album, quindi in quel senso si tratta di autentici capolavori tributo alla sfiga vera.
7 – Free Bird dei Lynyrd Skynyrd (ma volendo anche Sweet Home Alabama). Specialmente se suonata prima di salire su un aereo. A questo proposito è sconsigliato ascoltare prima di un volo pure Leaving On A Jet Plane di John Denver e Last Night di Buddy Holly.
6 – Gloomy Sunday. Ok, non è metal ma la leggenda vuole che questo brano, scritto dall’ungherese László Jávor, sia la causa di una lunga sequela di suicidi. E converrete con me che questa cosa renda il tutto moooolto metal. E sempre a proposito di canzoni suicide nessuno batte Ozzy che con Suicide Solution si è ritrovato in tribunale accusato di aver spinto tre ragazzi a togliersi la vita. Ma non è quello il brano più dannoso del madman. Se volete inserirlo nella compilation, vi consigliamo (o sconsigliamo) Killer Of Giants.
5 – Please Let Me Get What I Want degli Smiths. Testuale: perché gli Smiths sono una creatura maligna dell’Ade e quella canzone emana il massimo torpore lovecraftiano.
4 – Un doppio live non specificato degli Iron Maiden. Chi ha avuto prova del grande potenziale maligno di questo disco lo chiude nel cassettino della macchina e non lo tira più fuori per il resto della sua vita. Si narra di macchine usate acquistate con il doppio dei Maiden dentro.
3 – Un brano qualsiasi dei Mercyful Fate o di King Diamond solista. Inutile dilungarsi troppo. Per un metallaro su tre sono loro la principale causa delle proprie tragedie personali.
2 – Un brano qualsiasi di Paul Chain. Possibilmente quando era nei Death SS.
1 – Ti innamorerai di Marco Masini. Chiunque la ascolti più di una volta muore vergine. Se poi non siete vergini e non siete ancora morti ma contestate la presenza di una canzone non metallara in questa compilation allora potete sostituirla con “E chi se ne frega”, cover che Masini fece di Nothing Else Matter dei Metallica. Ma in quel caso mettereste a repentaglio la vita vostra e quella di tutti noi.
Ovviamente noi di Sdangher ci dissociamo da tutte queste credenze e dichiariamo di amare almeno sette degli artisti citati sopra. Per i restanti ci grattiamo con moderazione.
(Francesco Ceccamea)