MA CHE COSA È IL DRONE?


Liberate i droni! 
Nei miei incubi, non ho paura del buio ne di rimanere schiacciato tra le note pesanti come un elefante con le emorroidi.

Ma che diamine è il drone? Una domanda alla quale non credo d’essere la persona più adatta a rispondere.
Io l’ho scoperto per caso, tardi direi, quando la mia vista non andava oltre la punta del mio naso perché oltre vi era solo la depressione.
M’immergevo nel best of dei Forgotten Tomb, Vol.5: 1999-2009

eccolo…

come fosse una religione e quei suoni così lenti e depressivi erano lame arrugginite sulla mia pelle. Lamette di rasoio con cui mi radevo la gola fino a mungermi via la linfa vitale. Però non mi bastava. Desideravo di più. Farmi più male.

Il drone/doom metal scese sotto forma di rivista, grindzone, con in copertina i Sunn O))). Un po’ come i Manowar per l’epic, sono per me i must del drone.
‘Cazzo ne capisci tu allora se ascolti il genere da tre anni?’
Puoi biasimarmi? Sono campato di doom nelle sue forme più estreme, senza addentrarmi mai dove l’acqua si fa’ più profonda. Sono affogato due volte, ho paura, che credi?
Stavolta sono sceso fino negli abissi e ho scoperto il buio.
Cosa sono i droni? Prendi un suono, dilatalo fino a renderlo nauseante al punto che vomiteresti pure il fegato pur di farlo smettere e ripetilo all’infinito, ancora… ancora… ancora.
Nessuna voce, forse un narratore o delle urla. Qualcuno che muore, qualcuno che nasce, che vive, uccide, si uccide. Muore. Sei morto. Alla fine sei morto. Rinchiuso in una bara. Sei morto.
Se l’incubo fosse una forma fisica sarebbe il drone/doom.
Agli inizi non era così. I suoi padri, gli Earth, avevano un immaginario più spaziale. Nessuna parola, solo suoni ripetuti all’ossessione. Una fuga nello spazio, una bomba atomica. Morte ovunque. No, sono distante sdraiato nel letto. Paura.
Earth 2 – Special Low Frequency Version


…basta il nome per raccontare la storia.

I Boris sono i figli dei Melvins. Ve ne ho già parlato, ma vanno citati per il loro apporto al genere. Absolutego è un mostro di drone, ma il mio vero incubo è il suo seguito Amplifier Worship.
Prima dei Sunn O))), O’Malley era diverso.
Se questi sono la via più esoterica del genere, i suoi primi Khanate erano qualcosa più rigurgitato dalle strade.
Una formazione al di fuori degli schemi. Una ritmica che non seguiva nessuno. Appariva e spariva come un assassino tra le strade. Alan Dubin, la voce era l’urlo in noi. Non centrava niente. Lui non era drone, era odio. L’odio è drone. Urlava, scalpitava. Mai nessuno è stato come lui.


La prima volta che ascoltai Dead dal secondo Things Viral mi pisciai addosso. I testi erano insensati. Parole dette a casaccio tra droni distrutti. Erano come un palazzo decadente. È li, sta per cadere, ma tutti continuano a camminarci sotto incuranti che un giorno finirà sulla loro testa. Terrore. Dolore. Morte.

Il drone è un genere anche impuro che assimila nuove forme. Prendi gli Year Of No Light. Si sono sciolti. Un vero peccato.
L’ultima cosa di drone che ho comprato e poi ho ascoltato sono stati gli Jants On Jupiter. L’ho trovato usato a 2 euro. Chi la venduto non capiva un cazzo di ciò a cui ha rinunciato.
Embrace the Unknown…


…è come i suoi membri. No, non ricoperto di carta stagnola. Senza forma. Forse hanno solo registrato i passi di reali giganti che camminano sulla superficie di Giove. Quei suoni dello spazio che ci circondano, impercettibili fino a quando non chiudi gli occhi.

Cosa è realmente il drone? Musica?
No, è emozione. Un suono simile al battito cardiaco d’un uomo che sta morendo lentamente; come una tartaruga col cancro. Incapace d’urlare rilascia suoni delle strade. Del fango. Della tomba.
Scusate se sono così ignorante e di certo non così intelligente.
Credo solo che più che parlare si debba ascoltare.

M’immagino un giorno in piedi sul palco. Col basso toccherò una sola corda. La farò vibrare fino a farla fischiare. La farò smettere solo quando la gente si chiuderà le orecchie per il troppo dolore. Me ne andrò soddisfatto consapevole d’essere stato un drone. (Ruggiero Musciagna)