INCONTRI RAVVICINATI – INTERVISTA AGLI EYECONOCLAST (E RECENSIONE DELL’ULTIMO DISCO DRONES OF THE AWAKENING, PROSTHETIC 2013)


“nnnaaa…na…naaa paranoia!”

 
Gli Eyeconoclast ci hanno fatto aspettare parecchio. L’ultimo disco “Unassigned Death Charter” risale al 2008 e a parte “Sharpening Our Blades On The Mainstream”, un EP del 2011, sembrava che della band capitolina si fossero perse le tracce. E invece eccoli di nuovo tra noi con questo “Drones Of The Awakening”,

 

illo!

 

album che farà la fortuna di parecchi odontotecnici… modo abbastanza fantasioso per dire che spacca i denti (per non dire il culo e buttarla sempre su quel modello triviale da scorregge e birra di cui sembra fatto il background di chi ascolta brutal death).
 
yeaaahm!
Gli Eyeconoclast sono brutal? Ni. Potrebbero anche passare per dei nu trhashers, un po’ come gli Skeletonwitch e i Goatwhore. Io penso siano death ma in fondo cosa contano più le etichette al tempo in cui tutti voi potete andarvene su You Tube (per non dire di peggio) e sincerarvi da soli di che cosa stiamo parlando? In fondo possiamo solo dire che è una band estrema, con qualche concessione alla melodia, un certo stile e un tiro degno della madre di Gesù al sabato sera, per non dire più scontatamente della madonna.
 
eeeeeeh!
 
“DOTA” (ehi, contraendo le iniziali delle parole che compongono il titolo del disco pare il nome di un robot femmina per bambine o una scimmia un po’ stupida) è un disco che non ha molte pretese artistiche, tranne quella di essere METAL dalla prima all’ultima nota, ma non tirando fuori l’armamentario carnascialesco delle borchie, i gilet, e il Faiar Stiil e Wind Dictionary. Non blurpano Satan a ogni pié sospinto (modo di dire che in fondo neanche so cosa voglia realmente dire). No, loro tentano di ravvivare il nostro sistema coronarico, pestando e frullando (per non dire il solito macinando) riff senza fermarsi mai. Sono pochi infatti i momenti in cui il tempo si dimezza e tutti possiamo dare giù di capoccia con l’aria solenne di Phil Anselmo ubriaco. Di solito è come stare su un tapìrulant sparato a 110 e non riuscire a scendere. I brani che spiccano (e spaccano) sono “Anoxic Waters”, “Mother Genocidal Machine” che è la mia preferita, e la tamarrosa “Executioner (Slayer of the Light), che poi è una cover dei The Crown, da più parti riconosciuti come influenza decisiva per la band.” Ma in fondo è giusto per fare qualche titolo, l’album va giù liscio come l’olio… di ricino. Ma sentiamo cosa ha da dirci Paolo Ballarotto, bassista essenzialmente sexy del gruppo più qualche incursione di Alessio (chitarrista e fondatore) e Giuseppe (voce) quando meno ve lo aspettereste:
dai, è un bel pezzo di manzo o no?
1 – Leggendo in giro le recensioni, tutti scrivono così bene di voi che quasi mi state sul cazzo ancora prima di sentirvi. Pensate sul serio che in Italia ricevere ottime recensioni sia una cosa positiva per una band italiana in Italia?
Paolo: Di certo non è negativa, ma ora come ora, coi blog e i portali che sfornano recensioni a ripetizione è proprio la critica di un disco che non ha più il valore di una volta.
 
2 – Innegabile la somiglianza stilistica tra voi, gli Hour Of Penance e i Fleshgod Apocalypse, ma esiste o no ‘sta scena romana?
Paolo: E’ la prima volta che qualcuno ci fa questa domanda senza metterci in bocca la risposta “Mauro Mercurio”. Se c’è una scena romana non lo so, di solito sono i giornalisti a inventare questi termini, quello che vedo io è un uso delle melodie molto simile, che manca in altri gruppi romani e in altri gruppi estremi italiani.
 
3 – Mi sembra che il vostro death metal sia molto più dinamico e agguerrito rispetto al classico death svedese o americano dei primi anni 90 e c’è anche la melodia ma non al punto di mettervi al fianco di At The Gates o Dark Tranquillity. Io penso sia un bene non essere accostato al melodeath di questi tempi. Non conosco un genere più in stallo di quello e istintivamente me ne tengo alla larga. Ho le prove certe che decine di migliaia di metallari la pensano come me, (non mi chiedere come, bevitela)
Paolo: Non lo so… essere accostati al melodeath non portava fica una volta?
ceeeeerto!
 
3 (2) Non ti voglio chiedere quali sono i vostri modelli di riferimento. Onestamente ne avrai le palle piene di rispondere a questa domanda, io ti chiedo invece a quali band assolutamente NON volete essere accostati, c’è qualche paragone che ti ha urtato, offeso?
Paolo: Sono rimasto un po’ spiazzato quando c’hanno paragonato ai Krisiun, invece ogni volta che ci paragonano a qualche gruppo –core ci cascano proprio le palle all’unisono.
Alessio: Mi fa schifo il -core. Mi prende l’orchite quando qualcuno ci paragona a quella roba. Cannoni e laser, cannoni e laser ovunque.
 
una bbbomba… dice che cc’è ‘na bbooombaaaa regazzzzziiii!
 
4 – Sulla copertina del nuovo album c’è un Transformer. Da piccolo io adoravo Saetta ma mia mamma non me lo comprò mai, per questo ho ancora degli scampoli edipici da risolvere con lei e i transformer. Quale Transformer ti è rimasto nel cuore?
Paolo: Ho ancora un Optimus Prime tutto bianco di cui andavo fiero, ma il più figo era Devastator (che nome thrash anni ’80!) e ovviamente non me l’hanno mai comprato.
 

 

5 – Che ne pensi del fenomeno revival generale? Non si può dire che voi o le altre band romane che ho nominato facciate una musica retrò… anche se c’è chi lo dice.
Paolo: Ma guarda di noi riescono a dire tutto e il contrario di tutto, che facciamo musica troppo moderna o che sia troppo old style, che sia troppo varia o troppo ripetitiva, la verità è che non abbiamo una band principale a cui ci rifacciamo ed è tutto troppo veloce per le loro menti lente.
A parte questo non sono contro il revival, non lo vedo come uno scontro tra vecchio e nuovo, ma considero tutto “attuale”, come una conseguenza sia dell’evoluzione dei gusti del pubblico, che del riassestarsi del mercato musicale. Attualmente non esiste una sola corrente predominante all’interno del mercato metal, ma una serie di filoni incentrati su band capostipiti che estremizzano le caratteristiche tipiche del genere: vedi il death melodico diventato eccessivamente melodico dei Dark Tranquillity e scuola, vedi il thrash old school dei Municipal Waste, talmente old school che i Sodom sembrano venuti vent’ anni dopo, oppure il fatto che ora come ora death metal è sinonimo di brutal/technical/scuola polacca, mentre il black s’è standardizzato nel filone depressive/francese.
O questo oppure è tutta una trovata dei venditori di toppe.
 
6 – Nonostante le critiche positive c’è ancora molto scetticismo intorno al metal italiano. Che rapporti hai con il metal italiano, da ascoltatore?
Paolo: E’ una questione di termini. Il metal italiano è quel genere che ha fatto del cattivo gusto la sua caratteristica principale. Il metal italiano è sempre sperimentale, un po’ power, un po’ prog, fuori dagli schemi, un po’ nu metal, pieno di sweep picking perché fa figo, stanco dei soliti gruppi, consigliato dal maestro musicale di uno o più membri, politicizzato, simpatico e alla mano.
A parte questo mi piacciono i gruppi italiani che musicalmente non crederesti mai italiani e che hanno un valore al di fuori degli schemi mentali e non del paese. Ultimamente ho apprezzato molto il disco dei Nero di Marte
 
 
 l’ultimo dei Subhuman 
 
 
e quello dei Modern Age Slavery.
 
 
7 – Non usate le tastiere, mai… siete convinti che abbiano poco o nulla a che spartire con il vero metallo cattivo?
Paolo: Una volta sui dischi trovavi la scritta “No keyboard used on this album” e te la potevi giocare a fare il trù ivol perché la tastiere erano finocchie. E i recensori credevano a ‘ste stronzate e la gente sui forum si scannava per affermare l’eterodossia della legge dei Marduk. Ora invece se non c’hai le tastiere pare che non hai un cazzo da dire a prescindere, che sei un nostalgico dei bei tempi andati e la tua musica è scontata perché usi i soliti strumenti. Il punto è che non siamo mai stati interessati a prendere questa direzione e che possiamo rispecchiare musicalmente le tematiche sci-fi senza impacchettare il tutto con qualche tastiera futuristica.
No scusa, ti stavo coglionando, le tastiere so’ proprio gay.
 
8 – ahahahahahahahahahahahahahahahaah… Io sono rimasto piacevolmente colpito dal vostro album. Ci sono due o tre canzoni davvero fiche, ma penso che dobbiate alzare il tiro con qualcosa di più ambizioso, magari un concept violentissimo e sanguinosissimo su una lotta tra uomini e cyborg o una roba del genere?
Paolo: ma quello è il testo di Certain Oblivion Formula! Non so bene di che tratterà il nuovo album, ho qualche idea in mente, ma non te la dico perché sicuramente Saul la piscerà.
 
9 – Secondo voi il nuovo disco “Labyrinth” permetterà ai Fleshgod Apocalypse di fare il salto definitivo o in fondo non c’è nessun salto definitivo da fare, a parte quello che pone fine a ogni sofferenza?
Paolo: Non ho sentito tutto l’album, solo un paio di pezzi che hanno fatto uscire in anteprima, ma l’idea che ho avuto è che con questo disco faranno il botto.
 
10 – Avete intenzione di sfruttare di più le potenzialità sexy di Paolo Ballarotto? Personalmente l’ho visto travestito da donna e ho provato desiderio sessuale per lui.
Giuseppe: La nostra folta schiera di groupie (ma quando mai? Ahah) si bagna visibilmente ad ogni fraseggio di basso del nostro Paolo. Per questo pensavamo di farlo vestire solo con slip e anfibi ai prossimi live.
Alessio: Col basso è andata male, vediamo di provare a giocare questa carta.
 
11 – Grandioso, saremo tutte in prima fila. Quale band romana farà parlare bene tra qualche anno? Tra l’altro ho letto alcune lamentele da parte vostra sullo scarso interesse degli addetti nei confronti delle band della capitale. Vi è capitato di sentire qualche pischello che promette sfracelli per il futuro?
Paolo: Non lo so, ma una volta ci stava un tizio improbabile che m’ha confessato di lavorare da ben sette anni al suo progetto d’avanguardia: sarà tutto incentrato sulle ritmiche dei Decapitated e sul si bemolle degli Emperor che buca “metaforicamente” i coni. Secondo me è un genio, scommetto un transformer su di lui.
 
12 – Che ne pensi della morìa di negozi di dischi? Dove andremo a rubare musica adesso?
Paolo: E’ un bel casino, bisognerebbe trovare un modo per fregare le scuole musicali, tanto sono le uniche che riescono a tirare su due lire con la musica… ma hai in mente quanto sono noiosi quei jazzisti? Potrebbero attaccarci dei pipponi immensi sul rispetto e sulla minore armonica, roba da prendere a craniate una quercia secolare pur di non ascoltarli.
Comunque per me i negozi di dischi sono morti quando non ho più trovato Emiliano dell’Underground, a piedi nudi, arrampicato sulla sedia in posizioni zen a darmi consigli sui dischi. Credo che la mia adolescenza sia finita lì, o forse era l’infanzia.
Giuseppe: A casa di Alessio! C’ha un sacco di dischi fighi, me li faccio prestare e non glieli ridò.
 
13 – I Carcass hanno deciso di far uscire il nuovo album anche in musicassetta. Che te ne pare? Possibile un ritorno come per il vinile?
Alessio: Le cassette si sentono meglio degli mp3. La gente dovrebbe ascoltare le cassette invece che 10 secondi a pezzo su youtube!
 
14 – C’è chi vi ha definiti thrashers… ma vi ci riconoscete?
Paolo: Siamo un gruppo jolly e ci definiscono un po’ come gli pare, ma questo fatto c’ha causato notevoli problemi. Diversi thrashers hanno minacciato di lanciarci contro i loro vinili di “Bonded by Blood”. Ora abbiamo vietato ad Alessio di mettere le toppe, speriamo che col tempo questo problema si risolverà da solo.
Alessio: Sì è vero, mi hanno vietato di mettere le toppe quando facciamo i live, però per tutto il viaggio in macchina le tengo e nessuno deve fiatare.
 
15 – Non credi che internet sia ormai sopravvalutata come mezzo delle pari opportunità? Sì, rispetto a prima c’è più esposizione e a velocità impensate, ma questo correre dietro a ogni nome, scaricando il disco e valutandolo in pochi secondi sarà davvero un bene? Io credo che il lavoro di una band meriterebbe più rispetto… i soldi che si spendevano per un cd costringevano a portare rispetto a quel cd. Oggi ci comportiamo quasi tutti come dei caporedattori spocchiosi, anche chi non ha un blog o una zine e gioca a fare il Fuzz Pascoletti della situazione (cioè io).
Giuseppe: Da una parte è un bene per la grossa diffusione che la musica di qualsiasi band può avere, dall’altra ti posso dire che io e Saul ci siamo fatti il culo in studio per fare i testi e farli rientrare nelle metriche. Col fatto che noi parliamo di tutta sta robaccia cyber, postumana, transumana, cazzumana, non è per niente facile fare i nostri testi, e questa parte di lavoro va a perdersi quando scarichi l’album, oltre a tutto l’artwork.
Paolo: Oh, se vuoi allungarmi un centone per il disco mica mi offendo.
 
16 – Parliamo di fica. La vostra musica ha ammaliato qualche groupie nel retro del palco? Gli Eyeconoclast sono per la mercificazione dei corpi femminili o pensano che se tutte le donne fossero grandissime fiche non ci sarebbe più il femminismo?
Paolo: La fica metal è un concetto che non ha riscontro nella realtà, è rimasto solo Giuseppe a crederci.
Giuseppe: Viva la fica metal! Al nostro release party a Roma avevamo cazzi finti da lanciare dal palco, pensati proprio per il soddisfacimento dei bisogni della “fica metal”. Infatti stiamo pensando di inaugurare una linea di vibratori e dildi con il nostro logo/simbolo stampato sulla cappella
Alessio: Il nostro tour con i Cryptopsy è stato quello con meno fica di tutta la storia del Rock.
 
17 – Non so voi, gente, ma questi Eyeconoclast mi stanno facendo divertire parecchio. Comprate riviste metal “de carta”? Non credete siano tutte diventate troppo simili le une alle altre e che non facciano più trasparire un carattere, una personalità? Ovviamente non parliamo di Classix Metal che è la rivista del mio capo redattore che saluto anche se lui spergiura che non ha tempo né interesse a leggere il mio blog… Comprate Classix Metal, gente… Ehm, scusa. Rispondimi a quella faccenda delle riviste che ti ho detto sopra, vuoi?
Alessio:Io leggevo Metal Shock, ma solo per gli errori di battitura e le vignette in seconda pagina.
 
18 – Blog metal che seguite?
Paolo: No Clean Singing, MetalSucks e Metal as Fuck. A voi vi seguo perché c’avete le sdanghere e gli speciali su gruppi heavy metal che nessuno calcola più.
 
19 – Grazie. Soprattutto a nome delle Sdanghere. C’è qualche omosessuale nella vostra band? Avete almeno dei sospetti?
Paolo: Uso le foto in cui sono vestito da donna come gay test, è per quello che i cantanti durano sempre poco.
Alessio: Probabilmente no, però Giuseppe fa cose strane, l’ho visto. Il sospetto ce l’ho.
 
20 – Ok, domanda di rito. Ci andate mai a messa?
Paolo: No, ma secondo me è lì che si nasconde la fica metal.
Alessio: No ma ci ho suonato la chitarra, facevo il chierichetto. No kidding.
Paolo: Elder live at Oratorio Garbatella. Su, rispondi è lì che si nasconde la fica metal?
 
21 – Quanti eoni dovremo aspettare prima del prossimo disco degli Eyeconoclast? Dipenderà dalla quantità di lavoro che avrà Morabito come produttore o è comunque connesso alle esigenze creative della band?
Paolo: Ovviamente la prima che hai detto. E ovviamente infiniti eoni.
22 – Ok, ho finito. Vi ringrazio e faccio i complimenti alla band per il nuovo album. È un onore avervi ospite a Sdangher!
Paolo: Grazie!
(Domande a cura di Danny Funichiello, in arte Francesco Ceccamea)