BOTTIGLIATE! CRADLE OF FILTH – SECONDA PARTE

quando eravamo cyberpunk

Eravamo arrivati a “Midian”. Già nel titolo è un omaggio a una delle menti creative che più hanno ispirato i Cradle Of Filth, Clive Barker. Mi piace molto che questa band abbia fatto tesoro degli insegnamenti del papà di “Cabal” ed “Hellraiser”. Non è un caso che tra le partecipazioni straordinarie ci sia anche Doug Bradley, alias Pinhead. 

“Midian” fu un successone ed è uno dei titoli emblematici della discoteca del vero saettone, al fianco di Metropolis pt2 dei Dream T. e The Gathering dei Testament. 

Anche “Midian” però è stato molto rivalutato negli anni. Quando uscì fu accolto con lo stesso entusiasmo che se fosse stato un virus intestinale su scala mondiale. 
“Midian” resta è uno dei cinque o sei dischi preferiti dalle metallare e in effetti il romanticismo e la sensualità dei Cradle da questo lavoro in poi sono molto “gentili”, se vogliamo definirli così. Manca qualcosa? Certo, a parte Nicholas, uno dei più ispirati musicisti dell’intero carosello di sostituzioni di cui è stata vittima la band: il tastierista. Ricordate? Quello travestito da Coffin Joe. Oggi suona negli Anathema, a quanto ne so e non è che si noti molto la sua presenza. Quando era nei Cradle si faceva sentire eccome. Se ne andò non senza lamentarsi e disse ai giornalisti che il problema della sua ex band era Dani Filth, piccolo despota idiota. Al suo posto chiamarono Martin Powell, che nei My Dying Bride era il cuore sonoro della band, mentre nei Cradle fu piuttosto marginale. Questo balletto gothic metal ha portato a una ridisposizione sulla scacchiera di tre band fondamentali degli anni 90, (Erllandson si unì alla band inglese che gli At The Gates erano sciolti) e un peggioramento generale di tutte.

quando eravamo un po’ crossover

Era il 2000, l’anno dorato. Le riviste più sfigate come Hard ricordo che mettevano tutti i mesi in copertina i Cradle assieme a Marilyn Manson, nella speranza di vendere qualche copia in più. Quando l’aprivi capitava spesso che non ci fossero nemmeno due righe su Dani Filth e nemmeno su Marilyn Manson. Sul serio. Questo per dire quanto andavano di moda sti regazzi. Troppo per non finire nelle grinfie di una major. Dani e i Filth passarono alla Sony. Era ora che alzassero il tiro. Ma vi pare che quei bastardelli potessero finire nel calderone del mainstream? Ma per favore. La Sony ci provò e loro fecero il possibile per sfruttare l’occasione della vita, registrarono il disco più ambizioso, certo. Peccato che l’ispirazione non fosse al massimo.

che copertina ignobile.

“Damnation And A Day” è un ottimo lavoro per quanto mi riguarda, ma non era quello delle grandi occasioni. Tra l’altro è da qui che il gruppo inizia a flirtare pesantemente con il thrash e la cosa non mi ha mai convinto fino in fondo. Chiusa la parentesi Sony, Dani e gli altri tornarono nella mischia delle etichette indipendenti e fecero uscire gli episodi più discussi, odiati e sbertucciati della loro discografia: “Nymphetamine”

photoshop rulez!


…e “Thornography”. 


Non disprezzo questi due album. “Nymphetamine” non è tutto da buttar via e “Thornography” è stato in qualche modo una salutare scavata nel fondo del barile da cui si può solo risalire una volta accertato che davvero non c’è altro da tirar fuori lì dentro, solo i pezzi delle proprie unghie. Infatti, neanche troppo tempo dopo, la band torna alla forma concept incentrando tutto quanto su un’altra figura storica sanguinaria e sulfurea, Gille De Reis, ovvero il Barbablù della fiaba di Perrault. 


“Godspeed on the Devil’s Thunder” sembrava il titolo di un album dei Dragonforce, e non mi parve da subito il genere di titolo adeguato al tipo di storia che volevano raccontarci i Cradle. Non mi sembrava nemmeno il titolo adeguato allo stile della band, ma credo fosse solo un modo da parte di Dani di stupire, attirare l’attenzione e creare aspettative nuove dopo che la sua creatura era stata riconosciuta all’unanimità come morta stecchita. 

“Godspeed…” a dire il vero non è malaccio, ma la formazione che Filth e il suo fido Paul Allender (e il suo aspetto fisico da bertuccione salmonellotico) sono riusciti a racimolare nel corso di tutti questi anni di defezioni e licenziamenti è troppo modesta rispetto a quelle del passato e soprattutto non ci sono grandi idee, solo la voglia di ritrovare la strada di casa, dopo essersi allontanati un po’ troppo. Il progetto era un troppo ambizioso e i mezzi non adeguati però diversi recensori diedero 7 o anche 8, ritrattando puntualmente al momento di recensire il successivo “Darkly, Darkly, Venus Aversa”, 


altro concept, ma stavolta su Lilith e, anche questo, accolto discretamente ma un po’ meno. Alcuni hanno iniziato a dire, senza alzare troppo la voce, che se non sono resuscitati, comunque la strada è quella. Io li trovo piuttosto modesti. Dani cerca addirittura di cantare, con risultati abbastanza strambi. Non credo però che stiano limitandosi a fare il verso a se stessi, come quasi tutte le band degli anni 90 di nuovo in giro, penso che in fondo stiano evolvendosi anche, nella misura dei musicisti e dei talenti coinvolti, ma in modo meno appariscente che in passato e senza esagerare più con le scelte commerciali. In un certo senso hanno assunto un atteggiamento più sapiente e moderato, ma ci può stare dato che l’età media del gruppo è vicina ai quaranta e quello che conta ormai è invecchiare con dignità. Cosa che ai Cradle riesce abbastanza male. 

quando eravamo andati a funghi


Le immagini di Dani picchiato da una guardia del corpo hanno girato su e giù per il web con grande sollazzo del mondo del metallo. Con il suo fisico sempre più sfatto, miseramente basso e steso a terra impotente, quasi come un bimbo un po’ discolo punito dal bidello fa svanire l’ultimo soffio di charme vampiresco pompato in decine di anni da fotografi sapienti e riviste patinose sul rock. Gli esperimenti discografici disastrosi e davvero inutili, come “Midnight In The Labirynth”, 


con i vecchi classici del gruppo riproposti con un’orchestra vera segnano un declino all’insegna di una riottosa catalessi galoppante. Le sparate del piccolo orsetto delle tenebre non stuzzicano neanche più il fegato dei detrattori. La gente si limita ad alzare le spalle e sorridere appena. E quando la Cina di recente li ha banditi perché considerati pericolosi perché vestono come cyberchecche morte da tre giorni e scrivono di succhiare vagine vergini con un linguaggio ottocentesco più che ridare ai Cradle quell’alone di proibito e demoniaco ha confermato il ritardo culturale di quel paese, dove le cose avvengono in differita rispetto al mondo occidentale. Si stanno ancora domandando se Madonna sia lesbica o meno, figuratevi. 

Intanto, il nuovo “The Manticore And Other Horrors”


conferma la totale mancanza di gusto in fatto di copertine una sempre maggiore spossatezza creativa.


Prima di chiudere vorrei parlare di Paul Allender. E’ il solo sopravvissuto, a parte Dani, dai tempi di “The Principle…”, se escludiamo un breve (1996-2000) in cui mollò la band per dedicarsi alla famiglia e a qualche progetto musicale meno impegnativo. Tornò, richiamato dagli ex-compagni e sono felice che almeno lui sia ancora lì a negare l’evidenza che i Cradle non siano più il gruppo degli anni 90, ma un progetto solista di quel cicciolo delle tenebre del signor Filth. Paul non è un semplice comprimario, trovo che sia un chitarrista fantastico: profilo basso, ma grandi qualità tecniche e soprattutto una cosa che la miriade di chitarrini emo e core che infettano il metal negli ultimi anni non sanno neanche dove si trovi di casa, vale a dire lo STILE. 

ho preso una mosca al volo, guarda!

Allender ha un modo di suonare pressoché unico, soprattutto nell’uso della mano destra, al punto che gli hanno proposto (e lui ha accettato) di girare alcuni video didattici in cui possa insegnare il suo particolarissimo modo di tenere la ritmica. Tra le altre cose è anche fico da guardare e molto simpatico. Quando gli chiedono delle sue influenze lui risponde solo Iron Maiden. Se gli domandano cosa ascolta di recente lui ridice Iron Maiden. Se gli dicono “che ora è?” lui ribatte Iron Maiden. E’ tenero, non vi sembra? (Francesco Ceccamea)

 
Maideeeen!

 

yeah!

(Francesco Ceccamea)