io sono un uccelloneeeee dell’infernoooo! |
La band di Al Jourgensen sembrava essere avanti a noi e da dove si trovava ci descriveva con grande lucidità sia cosa eravamo al cospetto dell’Apocalisse sia cosa fosse il tritatutto gigantesco che avanzava verso di noi. Poi la fine non arrivò, il Millennium Bug fu l’ennesima sola mediatica, i Ministry persero fascino e con loro tutti gli altri: a partire dai NIN per arrivare alle scatole di zuppa avariata Campbell del vecchio zio Rob, signore confuso di Salem.
La fotografia di due delle più significative band alternative metal degli anni 90 sembra ora solo una polaroid sbiadita che verrebbe voglia di buttare nel secchio e dimenticare. I Ministry di Jourgensen, orfani del genio di Paul Barker, dopo un addio promesso e disdetto, un ritorno stroncato quasi ovunque (“Relapse”), si rimettono subito in corsa con questo “From Beer To Eternity”, che rispetto al precedente album, così buzzurro e incazzato e a tratti ottuso, è più riflessivo, variegato, vecchio stile. Purtroppo sentire i Ministry oggi per me è come vedere i documentari di Hystory Channel sulla profezia Maya. Non riesco più a godermeli, la loro furente e sardonica retorica sull’America bigotta e avida, sul mondo di merda che è sempre più di merda, ormai ha perso lucidità e mordente, come la stessa mente ingrovierata dalle droghe di Al.
Lui, bolso, gambe rinsecchite, barbone zombie rasta che blatera ancora contro Bush Jr. e il sistema discografico mangia anime, è l’indiscusso re malato di un progetto che rispecchia la sua grassa e claudicante voglia di sfottere. Ce la mette tutta per ricucire la band e farle riguadagnare terreno: sbraita, pesta, insulta, pasticcia, ma alla fine il suo carisma non basta. Dopo l’ascolto del nuovo disco e anche del precendete, resta più la sensazione di una diarrea di riempitivi sparati in faccia allo scopo disperato di coprire una fisiologica mancanza di idee.
sono fico, geniale e ce l’ho io l’uccellone di fuoco, chiaro? |