Verso le 10 ma puntuale – il fenomenale corto di Francesco A. Ranno – Recensione e intervista del nostro Santo Premoli!

Cinefilo catanese, dopo una lunghissima serie di esperienze di buon livello nel mondo dell’arte, nel 2009 Francesco A. Ranno ci regala la sua perla, il cortometraggio Verso le 10 ma puntuale. Non ho nessuna difficoltà a parlare di Ranno come un erudito del cinema di serie B, un promotore di cultura, un dandy del trash, opinion leader in fatto di gusto, il nostro portavoce cinematografico ideale, un eroe dei nostri tempi non foss’altro per l’antagonismo che riversa contro una cultura ufficiale che ha l’immonda colpa di rimanere silente di fronte ai vari Cicloni in convento, Libeccio o Padre Pio contro i vampiri nazisti (da cui prende ispirazione anche l’ultimo numero di Dylan Dog). Uno dei pochi che ha il coraggio di pisciare sul Morandini, sul Farinotti e se potesse farlo senza compromettere le prestazioni del proprio pc, piscerebbe anche su Mymovies, non ne dubito. Ma veniamo a noi. Narrazione di formazione del protagonista Ugo Favilla, aspirante film-maker, che, esasperato dalle frustrazioni casalinghe, si avventura alla ricerca di un contratto in una notturna Roma hard-boiled popolata da curiosi meridionali. È davvero un’apoteosi estetica. Ranno rispolvera e ricompone i tasselli abbandonati dalla tradizione filmica italiana. Riprende il tipo del boss italo-americano, imbastardito da tratti da novello Miyagi partenopeo, aggiungendo ricercati effetti stranianti per via di elisioni e toccando così (dico davvero) il sublime del b-movie revival. C’è il Tarantino di Kill Bill nel live al club. C’è quello di Pulp Fiction nel dialogo cinefilo iper-realistico tra i due killer. C’è la destrutturazione temporale pulp affidata a un flashback che da solo varrebbe l’intera produzione. È elemento comico per via di reiterate iperbolizzazioni mimiche tra Rezza e Capatonda ma funge al contempo da selvaggia dichiarazione di guerra nei confronti dell’industria cinematografica italiana, memore forse della presa di posizione di Stanis La Rochelle. Stupenda la trama del film dell’aspirante regista che apporta da un lato il proprio contributo di banalità tutta italiana, quasi camp, mentre dall’altro, con le sue ambizioni esterofile, sembrerebbe una perfetta simbiosi tra Costa-Gavras e Rodriguez, ovvero una citazione del poliziottesco. Peccato solo per l’omissione del titolo anche se, chissà, come appunto per il regista messicano e il suo Machete, che da finto trailer diviene film (aspettiamo, anzi, a breve anche il secondo capitolo), Ranno non abbia la possibilità di mettere su pellicola il film del suo Ugo Favilla. Ugo poi … come se volesse chiamare in causa Ugo Piazza. Favilla poi… come se volesse rendere omaggio a quel fu Gianluca Favilla, così tanto legato al cinema south-oriented (Mery per Sempre, Diceria dell’untore, Il muro di gomma, Una storia semplice). E ancora una lunga, esplicita, citazione di Uomini di Parola di Tano Cimarosa, coronata da dedica finale, accentua l’idea di un certo post-modernismo anni 80. Ultimi due punti. Punto uno: nell’accezione post-tarantiniana il pulp è determinato, a un livello strutturale, da particolari meccanismi sintattici che ne scombussolano la consequenzialità, da una sperimentazione teleologica aggressiva, da una decostruzione cronologica costante e da un approccio formale inusuale. Io credo che sia oggettivamente difficile per un soggetto filmico rendere tutto ciò nello spazio di un corto riuscendo a mantenere una certa leggibilità. Ranno, come detto, apparentemente usa solo un flashback. Però manca un finale. E questo per noi è un sintomo di tensione verso l’incompiutezza, l’inclassificabilità critica. Ma ancor più importante dev’essere il to be continued che viene annunciato, probabilmente per ischerzo, senza alcuna promessa, nello pseudo- finale. Con gran maestria Ranno si affida alla forma capitolo/episodio, molto fumettistica/ pulp old school, per smontare la forma narrativa classica e alla quale viene affidata ogni risposta al non-detto Ranniano. È estetica dell’incompiuto. Bene, benissimo. E infine c’è il punto due. Il titolo. Quel Verso le 10 ma puntuale che, dietro un ghigno non-sensical à la Benni, si fa simbolo di una quarta dimensione capricciosa, indefinita. Incostante metronomo di quel non-luogo cerebrale che è la Roma di Ranno.  

Ciao Francesco, io ho già scritto un pezzo sul tuo corto. Prima di iniziare l’intervista devi promettermi che non ti arrabbi se leggerai tutta una serie di stronzate. Allora? Promesso?Bene! Quanto autobiografismo c’è nel tuo corto?

Un buon 70%, tutto ciò che scrivo, in larga parte, è sempre autobiografico

Penso nella fattispecie al flashback.

In un certo senso si, mi è andata più o meno così almeno in un paio di occasioni.

In che stato è la situazione cinematografica italiana?

Come nazione o come stato delle cose? Ahahaha! Scherzo… Sorrentino non è più quello degli inizi che preferivo, adesso c’è Garrone che non è male, La migliore offerta di Tornatore non mi è dispiaciuta, per il resto mi pare ci sia molto poco e se esce qualcosa di carino spesso è penalizzato dalle distribuzioni. Col digitale è cambiato il mercato ma i meccanismi sono gli stessi. E’ in mano alle politiche di distribuzione che mirano più ai contratti con le major e al botteghino e quindi ai grandi nomi piuttosto che ai contenuti che qualche volta propongono le piccole produzioni non solo nazionali. Il cinema, in particolare quello di genere è stato penalizzato dalla TV, adesso si producono una serie esagerata di costosissime serie TV a dir poco imbarazzanti …luci smarmellate, pessimi attori che interpretano pessimi personaggi in pessime storie… non riesco a guardarle per più di 2 minuti, Montalbano incluso, anche se per altre ragioni, tutto questo ha ucciso il cinema di genere italiano.

Cosa le servirebbe per sbloccarsi?

Finanziamenti statali che prevedono accordi di distribuzione nazionali ed europei, un ente che giudichi i progetti da finanziare in modo realmente meritocratico, con criteri di cernita più elastici, più apertura verso le piccole produzioni e più trasparenza nella distribuzione dei fondi. Raramente oggi escono buoni film italiani, ma non perché il cinema è in crisi, perché lo è la società in cui viviamo in particolare dagli anni 90. A quanto ne so c’è sempre stato poco spazio per giovani autori e spesso anche per i meno giovani comunque validi, forse in Italia non c’è mai stato molto rispetto per gli autori in generale… Oggi bisogna puntare sulle nuove tecnologie digitali, si aprono continuamente spiragli nel low budget di qualità e questo è il futuro.

A me è parso di vedere diversi omaggi più o meno espliciti. Quali sono le tue influenze?

Nessuno in particolare tranne quello esplicito per Tano Cimarosa, però ovviamente nelle mie storie c’è di tutto, in letteratura mi ha sempre affascinato l’hard boiled una volta con Dashel Hemmett, oggi con Joe R. Lansdale… Nel cinema italiano i b-movies e più o meno tutti i sottogeneri correlati, per b-movie non intendo i film di Pierino ma quelli seri di Aldo Lado per citarne uno non a caso … ma anche quelli meno b-movie di Damiano Damiani o Mario Bava, solo per citare alcuni tra i numerosi nostrani del passato. Orson Welles con L’infernale Quinlan è il mio archetipo di cinema. Sul contemporaneo, registi che seguo, sempre per fare alcuni nomi… Lynch, Jarmusch, Oliver Stone, f.lli Cohen, Nicolas Winding Refn (regista di Drive) anche se l’ultimo non è andato bene, Clint Eastwood che trova dei soggetti bellissimi e li tratta con estrema sensibilità, lui è un grande.

Quanto budget ti occorre per girare il capolavoro del cinema italiano?

Grazie di pensare a me come ipotetico regista del prossimo capolavoro italiano! Con due milioni oggi si può fare un buon film low budget, se hai dieci milioni lo fai più fico, puoi permetterti nomi , maestranze di spicco, attrezzature spaziali, location da grido… con due milioni, una buona storia, poche ma essenziali locations, bravi attori, un bravo Dop. un buon cast tecnico, attrezzature essenziali , potrei fare un buon film in 5 settimane.. .

Di cosa si tratterebbe e quale sarebbe il tuo cast ideale?

Un noir italiano, per il resto non anticipo nulla

Secondo me Tony Sperandeo potrebbe essere la tua musa ispiratrice, non credi?

Per quei tipi di carattere ho Maurizio Nicolosi e Domenico Gennaro, amici e professionisti con cui collaboro da parecchi anni, mi piace Burruano, anche Sperandeo è bravo ma non riesco a immaginarli come “muse ispiratrici”… poi magari sul set suggeriscono valide caratterizzazioni, ma è un’altra cosa… certo se dovessi fare il cast per un mafia movie corale con diversi personaggi, sicuramente non li escluderei.

E Invece prevedi un secondo episodio per “Verso le 10 ma puntuale”? O magari un vero e proprio lungometraggio?

Inizialmente era aperta a entrambe, e ci sono andato vicino ma poi non se ne fece nulla, quel … to be continued significava proprio questo, stavamo per fare il lungo…

Ugo Favilla: omen nomen o è un nome come un altro?

Ugo è un mio caro amico che ha collaborato al soggetto, Favilla il cognome di un mio compagno di classe delle elementari… inventato ma non proprio casuale

Pasquale è una carattere formidabile. In che modo lo hai pensato?

L’elemento di rottura, il finto benefattore napoletano… è venuto giù così e lo abbiamo plasmato in fase di realizzazione… Guido Ruvolo, attore di teatro di scuola E. De Filippo che conosce bene la nostra terra, i dialoghi li avevo scritti in italiano, lui li ha napoletanizzati, l’idea della battuta sul gatto è sua.

Il titolo nasconde una poetica di fondo? Perché infatti non ti sei limitato a dei più semplici “Verso le 10” o “Alle 10 puntuale”?

Verso le 10 ma puntuale non poteva essere diversamente, lo usiamo come intercalare con alcuni amici catanesi: ni viremo vess’ i deci (pausa) ma puntuale! Perché quel ma puntuale da meno marginalità al verso che invece è più approssimativo, ma è una mia teoria… oltre al fatto che adoro le iperbole e questa ne è una sottospecie…

A me piaci moltissimo in versione anti-accademica, vale a dire come critico e pensatore. Non hai pensato di curare un blog tutto tuo? Noi saremmo felicissimi di ospitare le tue discettazioni tanto su Sdangher quanto su Il clan del terrore. È un’offerta che non puoi rifiutare, pensaci bene.

Accetto e vi autorizzo con piacere a linkare le recensioni sui vostri blog. Io non ho tempo ma un amico sta creando un blog: Prese per il Cine – in cui collaborerò senza esclusiva e che ospiterà anche le mie nuove recensioni che presto riprenderanno, in realtà vorrei provare con qualche contenitore del digitale terrestre, per tentare di monetizzare un minimo… non sembra, ma dietro ci lavora gente e non mi va più di farli sgobbare a gratis

Cos’è l’hard rock pornobilly? È un’etichetta fittizia o c’è davvero qualcosa del genere in giro?

Ha fatto confusione l’attore, avrebbe dovuto dire hard movie rockabilly, ma l’ho trovata fantastica e l’ho tenuta così. In America producono gli hard-movie rockabilly con porno attori tatuati, col ciuffo e porno-pin-up

Tu invece che musica ascolti? E del metal cosa ne pensi? Bada che qua grosso modo lo ascoltiamo tutti.

Ho attraversato diverse fasi , oggi sono onnivoro soprattutto di rock’n’roll in tutte le sue varianti, ascolto obscure r’n’r’, Southern Gothic, Alternative Country, Strange Blues, Acid jazz per fare qualche esempio. Sono cresciuto ascoltando Led Zeppelin, AC/DC, Motorhead, Kiss, Metallica … solo per citare alcuni ispiratori del genere metal, mentre in seguito deviai verso il punk e mio fratello più piccolo divenne metallaro, lo è stato per qualche decennio, trovammo qualche convergenza nel trash core e nell’hard core ma poi lui si buttò più sul black-metal, roba tipo i Venom o i Celtic Frost, ricordo ancora il vinile dei Venom a forma di testa di caprone… Oggi si è buttato nella psichedelia. Tra le bands che ascolto adesso e si avvicinano al metal anche se è più country-punk c’è il mitico Hank Wiliiams III , nipote del grande Hank, nell’ album This ain’t country, lo adoro.

So che metti musica nei locali. Te la sentiresti di fare un apologia del Dj? Inoltre, qualora dovessi essere a conoscenza di una festa come quelle che organizza Alfio nel suo club, con tutta quella gnocca quindi, potresti invitare noi di Sdangher, che di gnocca siam ghiottoni.

Una volta al mese, al Fanfulla, nei panni di Frankiegoestohell presento dei gruppi musicali e/o performer e a seguire propongo le mie selezioni musicali fino a notte fonda, generalmente in parallelo proietto vecchi b-movie in bianco e nero senza audio. Sono 7 – 8 anni che collaboro con loro, prima suonavo anche in altri locali, ma oggi, facendo altro, mi limito a una volta al mese e mi va più che bene. Più che dj mi definirei selector…

Progetti futuri?

Come dicevo ho in progetto un lungo e quindi tutto l’iter per mandarlo a buon fine, inoltre mi piacerebbe organizzare e/o vedere il concerto di Sixto Rodriguez a Roma, possibilmente in primavera, essere costante con lo sport almeno fino al 30/6, effettuare un lancio col deltaplano in estate atterrando intero.

Chiudi con un saluto, un epigrafe, un consiglio, una citazione, quello che cazzo ti pare. E in bocca al lupo per i tuoi progetti.

Vedetevi il docufilm Searching for Sugar Man, capolavoro assoluto, e non lo dico solo perché ha vinto l’Oscar 2013 come miglior documentario, ma perché è semplicemente una storia bellissima, di quelle che se ne vedono raramente. Salutiamo.

 (Recensione e intervista a cura di Santo Premoli – del resto lo diciamo pure nel titolo, no?)