Questi ragazzi siculi, come si può evincere dal nome, sono grandi appassionati di biologia, aerobica e ludochirurgia frullate in un contesto brutal-death abbastanza canonico (lalalalalaaaa) ma non privo di piccole, estrose e so-so-sollazzevoli sorpresine. Tra le varie influenze, a parte la solita congiuntura paccottilica del death americano di seconda e terza generazione (The Crown, Hate Eternal) è possibile riscontrare il brontolìo garbuglioso degli Hour Of Penance e i primi Fleshgod.
Le tematiche sembrano un misto tra Tutti insieme appassionatamente a Corleone, Discovery Real Time e la Cavalleria Rusticana dopo che sono morti tutti i cavalli. Swallowed By Morgellons, brano d’apertura, è un’epifania per chi come me e mia moglie adora la scienza sensazionalistica e orroresca di Sky. I Morgelloni sono infatti dei parassiti che affliggono il corpo di gente allucinata. In altre parole, per quanto il paziente insista a denunciare al suo interno la presenza di cose verminose, nessuno le vede a parte il paziente stesso.
Più malattia mentale che patologia fisica, immagino che i Mutilator raccontino il punto di vista di chi ne è afflitto e non quello del medico annoiato dalle continue descrizioni telefoniche notturne di sintomi fisici invisibili. Appassionante! L’intro con la voce di una donna disperata fa pensare alla storia vera di quella mamma americana, Mary Leitao, convinta che sua figlia fosse preda dei Morgellosi (o Morgelloni… non esiste traduzione italiana).
E tra una frullata di concio e un gargarismo satanesco si procede fino a Code Terror, dove una voce blatera iraconda in una specie di dialetto giappo ma solo a una prima impressione, perché quando il tipo urla a minchia miiiiinchia minnnnchia! capiamo di trovarci al cospetto di un furente boss che sta per farla pagare a qualcuno. Del resto in copertina c’è una scena di malavita con dei tipi dall’aria molto organizzata che hanno appena fatto la festa a qualcuno, in terra, a bagno nel sangue e con le viscere sparse intorno. E poi arrivano i maiali, (Feed Them To Pigs) grandi protagonisti di questo disco. Spesso infatti uniscono i loro grugniti Brandoniani ai lirismi esofagei del cantato e raccontano il loro punto di vista sulla Mafia come ristorante pieno di sfumanti gratificazioni.
Nella conclusiva Code Of Honour il vocalist Paride Mercurio a un certo punto prova a raccontarci in diretta come si spappola a mani nude un porcospino. (Francesco Ceccamiiiinchia).