Giapponesate #21 – Tetsuo II: Body Hammer

Tra un film di zombie e l’altro, nel mio vasto tempo libero cerco di trovarn e per… per…
Ma quale tempo libero? È abbastanza se durante la settimana riesco a trovare un’oretta per guardarmi l’episodio di American Horror Story – siamo alla terza stagione – e il mio solito anime settimanale Kill La Kill, che consiglio a tutti.
Quando posso però piuttosto che andare al cinema – e non ci vado dai tempi di Silent Hill – o noleggiare un film recente ma solo per far vedere quanto ce l’ho grosso, recupero dal passato capolavori e porcherie su cui tutti hanno detto tutto, ma siccome io ce l’ho grosso io posso.
Tetsuo II: Body Hammer non è un vero seguito bensì un remake dell’originale con cui in comune ha solo il titolo.
Poi c’è una sceneggiatura degna di questo nome e un cast che non conta solo il regista stesso e due amici.
Mi è piaciuto e più dell’originale. Magari è sperimentale, manca il pene trivella.
L’idea che il corridore e Tetsuo siano legati dal sangue rende la storia più appassionante.
Nel primo film erano due perfetti sconosciuti legati dal destino beffardo.
La mancanza però del fattore sessuale sostituita dalla rabbia mi trasforma Tetsuo nell’Hulk giapponese.
Tetsuo, che qui ha un nuovo nome accennato solo alla fine e io non ricordo – e di certo non vado a ritrovare la scena nel film per scriverlo –  è una bestia da combattimento dal potere innato e non lo sa.
Gli scagnozzi del corridore gli sparano un proiettile che dovrebbe renderlo l’uomo d’acciaio che poi si trasforma attraverso la rabbia. Ma quale può essere il fattore scatenante? Gli fanno esplodere il figlio. Applausi. Basta.
Il resto si svolge alla velocità della luce, come i suoi inseguimenti a piedi.
Se la rabbia lo trasforma l’esperimento ha funzionato. Signori, prego, mettetevi in fila per il vaccino antinfluenzale.

NO!
Il suo cellulare Nokia l’ha protetto dal colpo – niente battute per favore -, allora come cazzo fa’ a trasformarsi?
Gli rapiscono la moglie e lui perde il controllo, ma pare oramai fregarsene della sua sopravvivenza. Tornato nella discarica degli orrori il fratello finge l’omicidio della moglie e Tetsuo subisce la trasformazione finale. Body Hammer.
O soffre di doppia personalità oppure lo infastidisce l’idea che la moglie l’abbia uccisa qualcun altro.
Ammazza il fratello in quello che avrebbe potuto essere uno scontro epico, ma si rivela solo una scena d’intermezzo per dare un senso a ciò che succederà di lì a poco. Prima di spirare gli entra nella mente per risvegliare la memoria.
Via col flashback.
Il padre poteva fondere metallo e carne. Come faceva? Non si sa, non ce lo spiegano e a noi sta bene così.
Il suo trasformare i figli in armi per i suoi scopi mi ha riportato alla memoria il primo film dell’uomo verde nei cinema e il mio culo che si alzava dalla poltrona urlando ‘io ci piscio sulla locandina’. Soldi buttati al vento.
Comunque la storia continua con il fetish del padre: trombarsi la moglie in tutte le posizioni del kamasutra puntandole una pistola carica addosso. E sti cazzi, direi!
Fatto il creampie parte il colpo per errore all’addome, credo. Oooooh shit!
I figli vedono tutto e Tetsuo massacra entrambi i genitori.
Ci gode talmente nell’uccidere che perde la memoria. Ci gode talmente tanto a uccidere la madre che non ha alcuna colpa per aver perso la memoria. E poi ci stupiamo se durante il film è un sociopatico di merda, mentre nel primo era un pervertito col pene a trivella.

Shinya Tsukamoto rimane un regista geniale. I soldi guadagnati sono serviti per ridare luce a una pietra basilare del cyberpunk orientale. Mi farò una cultura e ne parlerò più spesso sempre con maggiore rigore.
Il finale lascia un vuoto nella testa, come qualsiasi pellicola di Mamoru Oshii, rendendo incomprensibile cosa sia successo al mondo.
In un ultimo barlume di coscienza chiede alla moglie di ucciderlo iniettandogli il veleno mortale che dovrebbe farlo arrugginire, ma lei rifiuta.
Tetsuo si fonde con l’acciaieria gay del fratello, riportando alla memoria la scena finale del capitolo originale. Divenuto un carro armato umano, percorre le strade di Tokyo con sua moglie seduta sulla sua nuova macchina da battaglia. Si conclude in uno spazio deserto con lui, la moglie con i capelli tagliati e il figlio tornato in vita.

Che sia solo uno status mentale del protagonista?
Un’ora e diciassette minuti ben utilizzati in un freddo pomeriggio domenicale invece che passarlo a guardarsi il solito sito JAV, perché quando un uomo non sa che fare passa le giornate a masturbarsi.

Commento finale:
Odio le scene sui tetti. Mi fanno venire le vertigini.

Colonna sonora consigliata.

https://www.youtube.com/watch?v=jxgz8V45SAY