Wolfheart – Winterborn (Autoprodotto 2013)

Questa non può essere definita una recensione. Nel modo in cui affronterò il disco in questione il lettore capirà che sono troppo soggettivo e legato emotivamente all’artista. Lo dissi appena arrivato su Sdangher e non credo di averlo più ripetuto, ma io amo Tuomas Saukkonen. Lui è il mio guitar hero, l’uomo per il quale ho piegato a 90° la mia idea di metallo come l’avevo sempre concepito. I suoi testi sono le urla del suo animo distorto, quello d’un uomo che ha preso il ferro ardente della vita a mani nude e si è cicatrizzato le ferite del cuore. Avete presente il mal di vivere? Non quello da fighetti emo che si tagliano i polsi nel modo sbagliato e poi mettono le foto su feisbuk. Parlo di quella sensazione di disagio che ti attanaglia da quando ti svegli la mattina. Non vuoi farla finita e non puoi trovare in qualcuno l’appoggio su cui alleggerire un po’ quel peso maledetto.

Vuoi solo nasconderti tra le ombre più nere, come non fossi mai esistito. I Black Sun Aeon nel primo Darkness Walks Beside mi colpirono con la stessa forza d’un tir sulla statale.

I follow
I walk the trail
Of my shadow
It walks ahead
Leading away
From the light
Darkness walks beside me

E seguii religiosamente il verbo growl indistinguibile. Ultimo capolavoro nelle millanta diramazioni del suo animo, ognuna comandata, suonata e vissuta solo dalla propria persona di Toumas, accompagnato raramente nello studio da altri. I compagni sono solo per le sedute live. Lo studio è il suo tempio. La musica è il sangue che schizza sulle colonne di marmo. I suoi gruppi sono solo frammenti di un’anima sconfinata. Quando ascoltai la prima volta Black Dawn dall’album The Ghost del progetto Before The Dawn, mandai a puttane ogni singola recensione che la rete e la stampa avessero scritto fino a quel dì.

She begings to spread
Her black feathered wings
Darkness that she brings
Spreading like black cancer cells
The sound from death bells
Playing the lullaby
Notes of my demise
Soundtrack for my dreams, nightmares, beliefs

Riff cupi e claustrofobici che hanno caratterizzato i suoi album fino a quando… Fino a quando non è cambiato tutto. Non si è mai gasato o dato l’aria da uomo che sale sul palco perché unto dal demonio. Ci ho solo parlato una volta sul web, per caso, col timore non rispondesse. Lui è stato gentile, modesto. Mi è bastata questa esperienza.

Chiusi tutti i progetti attivi, con mega concerto d’addio, Toumas torna in studio e si riscopre cacciatore; l’uomo della foresta. Il progetto Wolfheart dopo qualche anteprima spicciola raggiunge i nostri lettori con Winterborn. Death/doom dalle influenze melodiche e folk che racchiude tra le sue note gli annali della sua carriera. Ci ha lavorato da solo, aiutato nei guitar solo dal suo compagno Mika Lammassaari (Eternal Tears of Sorrow), ma è tutta farina del suo sacco. Incominciando da The Hunt e finendo con Breathe è come una nuova nascita. Tutto ciò che di buono aveva costruito con i Black Sun Aeon rivive tra le note del nuovo progetto ma si amalgama con altre idee d’una carriera lunga quindici anni, da quando uscì il primo demo dei Before The Dawn. Difetti non ne sento e se mi fermassi con un amico gli parlerei di nuovo come fatto ora del perché Tuomas sia una specie di amico per me, solo che lui non lo sa. E quando mi chiederà, come starà facendo il lettore stesso in questo momento, cosa ne penso dell’album dirò: ascoltalo e poi dimmi tu cosa ne pensi tu. Questa non è una recensione, ma solo una scusa per dire a tutti voi: ascoltatevi il nuovo progetto di Toumas Saukkonen.