Questo disco del trio olandese, Try Not To Destroy Everything You Love, è una morte da barboni. Lascia l’ascoltatore inerte, congelato su una panchina il giorno di Natale. Un lento, inesorabile assideramento. Ogni canzone, dalle più accese, splendenti esplosioni lunari, fino alle funeree scivolate nel doom e nel rock alternativo da studentelli spocchiosi del nord Europa, è un frenetico, spietato sprofondare nel torpore e l’istupidimento mentre a poco a poco caliamo giù giù sotto lo zero.
Dall’attacco goth rock di Autumn Again, con le tastiere sparate a duemila fino quasi a coprire le chitarre e il rantolo black del cantato, fino ad Avoiding Winter, passaggio morente alla stagione successiva, con il suo arpeggio etereo che sa di brina mattutina sulla pelle ormai abbandonata. E non ingannino i rintocchi pianistici di Sepia Mountains For Her Lament e le pareti di chitarre elettriche accecanti in Hearts Of Light. Si tratta di visioni, miraggi di un uomo che si ricongiunge con i suoi sogni, i ricordi e le coltri carnali di una madre perduta. Su tutto lo slogan di una vita andata a male, sbagliata, sprecata: Try Not To Destroy Everything You Love, ultimo messaggio abbandonato sulle labbra mor(t)e di un cadavere.
Cerca di non distruggere quello che ami, di qualsiasi cosa si tratti. Anche se tutti gli altri ti dicono di farlo. Anche se per tutti loro il tuo amore è sbagliato. Che bella tristezza. Quasi quasi in questa allegra e fredda giornata di sole, il saporoso anticipo di un inverno che non dimenticheremo, io vado fuori e la faccio finita. No, scherzo. Vado fuori e cammino. Cammino ripensando a quel tempo lontano in cui ero così giovane e così terrorizzato dalla morte, come se fosse di lì a poco. Pochi passi più in là. Devo smetterla di ascoltare i gruppi depressive/suicidal/black metal. Diffidarne anche se li amo. A volte ciò che ami distrugge te.