Se per una volta ci astraessimo dal contesto tutto borchie e amplificatori a manetta, e guardassimo all’universo rock metal con scientifica obbiettività e distaccata laicità, si dovrebbe convenire che la musica “that we all love” (e che non è su Vergin Rediouuu) pullula di sboroni, strafottenti, egomaniaci, fermi all’adolescenza. Ad alcuni molto presto è esploso il successo tra le mani, e ciò ha causato un mancato sbocco del’età puberale nella maturità; ad altri il successo magari manco è mai arrivato, ma il loro autocompiacimento è stato tale che ne hanno vissuto e mangiato, a prescindere dal popolo bue che non ne ha capito la grandezza. L’antipatia è una roba molto metal.
Non si tratta di dare un giudizio di merito sulla loro caratura artistica perché, spesso e volentieri, persone sgradevoli hanno prodotto musica eccellente, evidentemente l’ispirazione prescinde dal carattere e dalle qualità umane; la storia del rock è piena di brutti ceffi e stronzi patentati che hanno deliziato le masse con il proprio innegabile talento. Inoltre c’è una componente strettamente soggettiva da considerare, ovvero che un tizio che sta antipatico a me sta invece simpatico a te. Tendenzialmente però si può dire che alcuni individui raccolgono perlopiù consensi o dissensi (sempre di empatia personale sto parlando, non di qualità musicale). Ronnie James Dio, Chuck Billy, Chuck Schuldiner, Lemmy, ad esempio, sono generalmente ben visti, eroi della causa; e sai invece quanti hanno in spregio Steve Sylvester, Chris Barnes o Ozzy Osbourne, per dire?
Provo a stilare una lista (naturalmente parzialissima) di Erodi Antipa, vediamo quanti ne abbiamo in comune:
– Dave Mustaine: non era il Fiorello della situazione nemmeno all’epoca dei dischi belli, figuriamoci adesso che, imbolsito, ingesucristito, destrorso e privo di neuroni bruciati irrimediabilmente dall’alcol e dalla droga, produce album detestati dal 90% dei metallari e, quel che è peggio, si avventura in dichiarazioni che è costretto a smentire il giorno dopo perché neanche Borghezio arriverebbe a tanto.
– Ego J. Malmsteen: da piccino in Svezia il suo soprannome era Cappuccetto Umile. Ci è nato proprio così, lui è il re e noialtri siamo la merda. Stop. Nessuno suona la chitarra come lui, nessuno ha il gusto estetico che ha lui, nessuno ha le Ferrari che ha lui, nessuno vive in un castello con 12 Jacuzzi come lui, nessuno seduce le donne come lui, nessuno conosce Albinoni come lui. Nessuno anche modifica le proprie foto con photoshop eliminando la trippa da cinquantenne come lui.
– Joey DeMaio: è nato nel secolo sbagliato e anche nell’angolo sbagliato del Multiverso. E’ chiaro che Joey è Conan; il suo basso fa le veci (…veci, ho detto veci) dello spadone a due mani del cimmero. Per altro, più passano gli anni e più la sua lucidità guadagna punti, appare evidente album dopo album, i Manowar invecchiano bene, qualcuno potrebbe smentire forse questa lapalissiana evidenza? Se si, siete falsi.
– Glen Benton: per un contrattempo non è riuscito a suicidarsi a 33 anni, entrando nella storia come il secondo che aveva avuto quella pensata. Per rimediare si è fatto marchiare a fuoco un ferro chiodato di vacca sulla natica sinistra, originale pure quello no? Solo Asheim lo sopporta, perché pure Asheim, diciamocelo, in questo elenco ci starebbe benissimo; lui è quello che si esalta quando i Marines usano i dischi dei Deicide per torturare gli islamici nemici dello zio Sam. Sono soddisfazioni. Fai musica per la gente.
– Lars Ulrich: di Ulrich mi è sempre piaciuta l’affidabilità, la coerenza delle sue dichiarazioni. Lo intervisti martedì 27 ottobre alle 17:32 e ti dice che il suo hobby preferito è il Subbuteo e che la più grande rock band mai esistita sono stati i Witchfinder General. Poi lo incontri la sera dopo al vernissage organizzato da Armani alla maison (perché è lì che lo incontri) e ti dice che non ha idea di cosa sia questo cazzo di Sbubbuteo, che la nwobhm non se la è mai inculata nessuno e che tutti dobbiamo qualcosa ai Pooh.
– Pete Steele: le donne lo hanno adorato (e non sempre per la musica). Gli uomini lo hanno adorato perché le donne lo adoravano. Steele però era un redneck gotico depresso. Qualsiasi cosa dicesse arrivava quello che chiosava: “Santo cielo, che ironia sopraffina!” E così siamo andati avanti per anni, fino a che, ironicamente, dopo aver cantato incessantemente di morte, morti, suicidi e schiattamenti, il Tristo Mietitore lo ha assunto a tempo indeterminato.
– Ritchie Blackmore: la letteratura metal è piena di bizze di Sir Ritchie. E’universalmente riconosciuto che tutti i chitarristi rock che sono venuti dopo debbano qualcosa a Blackmore; è pure universalmente assodato che nessuno ha compreso la fittonata medieval rinascimentale che gli è presa a metà anni ’90. Una teoria piuttosto accreditata negli ambienti scientifici è che quando nel 1990 incontrò per la prima volta Candice Night e affondò la faccia in quella Via Lattea infinita, le sue sinapsi furono modificate per sempre, un punto di non ritorno che ha poi prodotto una discografia enormemente “variegata” come quella dei Blackmore’s Night.
– The Great Kat: dico la verità, io tra gli antipatici non ce l’avrei messa, perché è come mettere tra gli antipatici Darth Vader o Ivan Drago, come si fa? Tuttavia la signorina ci ha provato in tutti i modi a diventare la Mistress strappapalle numero uno al mondo e, oltre alla grande sobrietà del suo stile chitarristico, del suo abbigliamento e delle sue photosessions, occorre ricordare la deriva antiislamica presa negli ultimi anni. Gino Strada è uno dei suoi più grandi fans.
– Dream Theater: questi li mettiamo in blocco, non saprei distinguerne uno dall’altro ai fini della chart sugli antipatici. Ascoltare un loro disco, o peggio, leggere le loro dichiarazioni in merito ad un loro disco è un po’ come uscire a cena con Anna Oxa, dopo rivaluti seriamente la serafica libertà di cui godeva un uomo di Neanderthal ai tempi delle caverne: caccia, pecorina, graffiti, scorreggie, stop.
– Andreas Kisser: o Max Cavalera? Quale dei due meriterebbe di più? Kisser pare il Signor No, quello che adesso il giocattolo è suo e col cazzo che lo ritocchi. Cavalera avrebbe in teoria una sua carriera, anzi tre o quattro, ma passa 23 ore su 24 a parlare dei Sepultura, pensare ai Sepultura, ricordare i bei tempi dei Sepultura, rilasciare interviste sui Sepultura. Alla fine della fiera, i Sepultura 2013 sono tremendi, le band di Cavalera detengono incontrastate il premio Punkabbestia of the Year, e i fans aspettano ciecamente una reunion che se avvenisse sarebbe peggio della peste.
– Phil Anselmo: ah, questo qui è nella Champions League degli stronzi. Mai sopportati i Pantera, ma certo, una timida speranza che io avessi mai potuto apprezzarli sarebbe passata dal licenziamento di Anselmo e dalla sua conseguente assunzione al Mercato Ortofrutticolo. Anselmo è la quint’essenza del cazzodurismo metal, ovvero il motivo principale per il quale secondo me “l’attitudine metal” è una puttanata. Basta guardarlo in faccia, prima ancora di sentirlo cantare, pardon, ruggire. Unscarred lui e tutti i parenti suoi.
– Warrel Dane: è mai stato sobrio quest’uomo? Potrei fare copia/incolla con quanto detto sopra, con la differenza che, almeno strumentalmente ai Nevermore riconosco un grande fascino, solo che poi arrivava la lagna sopra e la magia finiva. Si si lo so, sto sforando nell’ambito dei gusti musicali (e nella premessa avevo detto il contrario), e so anche che il problema è tutto mio, siete tutti innamorati dei Nevermore, e dei Pantera pure, fatevi una doccia fredda che vi cala l’erezione.
– R.H.C.P.: i Dream Theater del funkyfigo, pure questi li adotto in blocco. Simpatici come un addio al celibato con Platinette. Nei video e sul palco sembrano i miei figli di 4 e 5 anni, iperattivi, sciancati, agitati, posseduti dalla tarantola, verrebbe voglia di inchiodargli a sangue i piedi a terra. E le tenerissime ballate poi….uh!
– Joe Perry: la mascella più quadrata del West, uno che quando ti guarda ha scritto in fronte: “suono da Dio e me le trombo tutte io, embé?” Antipatia a pelle, perché poi magari conoscendolo scopri che è un compagnone, però a vederlo non sembra proprio quello che porteresti a pescare la domenica mattina all’alba, solo tu e lui per ore ed ore coi piedi nel fiume. Finisce che ti ritrovi a conversare con le trote.
– Tommy Lee: faccio metal, anzi rock, anzi rap, ce l’ho lungo un casino…yo yo…nessuno mi prende per un film…e dai…risuono nei Motley…però sono tutti stronzi…faccio featuring…produco dischi…cazzo faccio…ansia…cocaina…mi chiudo in bagno coi giornaletti.
– Paul DiAnno: mi sta antipatico? Naaaaaa. Vi sta antipatico? Di solito si, almeno questo si legge in giro su internet. Lui ha quella punta di diplomazia che lo rende sempre il tizio giusto nel posto giusto che dice la frase giusta. Ma è un indomito perdente ed è da vigliacchi avercela con un perdente.
– Scabbia Girl And The Boyz: sono un gruppo di supereroi la cui leader è la mitica Scabbia Girl, una cameriera che un giorno viene morsa da un ragno e sviluppa i suoi superpoteri, eyeliner nero, calzari da schiava romana, vestitini da geisha giapponese, ed una manciata di super canzoni di metal “moderno” (mi raccomando: “moderno”). I suoi compagni maschi la sostengono in ogni impresa, fanno squadra e sconfiggono sempre i nemici.
– Rhapsody (con e senza Fire): eroici cavalieri della Hollywood di cartapesta degli anni ’50, che combattono i draghi neri del male dell’abisso dell’inferno di giada di ossidiana, e lo fanno a colpi di complementi di specificazione, lamenti eroici e tastiere altisonanti. Recentemente la Gilda ha subito una scissione tra lealisti di Artù e trotskisti. Potrebbero giovarsene i draghi neri.
– Michael Weikath: l’eterno rancoroso. Non c’è foto che non lo ritragga col broncio, a rimuginare su quanto era stronzo Michael Kiske. Tutti i santoni voodoo di Amburgo sono stati interpellati almeno una volta da Weikath e pagati profumatamente per approntare misteriose bamboline pelate che cantano con acuti a ultrasuoni.
– Kerry King: gli fai una domanda e ti guarda male, ringhia pure. Nazismo, satanismo, motore a scoppio, scienze agroalimentari, lingue ugrofinniche, il segreto di una polenta fritta al punto giusto…quale che sia l’argomento che intendi affrontare con Kerry, lui aggrotta le ciglia sempre nello stesso modo, lucida gli spunzoni dei suoi bracciali del 1983, si passa dell’aloe vera sui tatuaggi, e ti risponde: “Cazzo me ne frega, io suono negli Slayer!” Lui suona negli Slayer e questo è quanto. Fukushima fa ancora paura? Lui suona negli Slayer. Il rigore della Juventus non c’era? Lui suona negli Slayer? Lo sciopero dei treni? Lui suona negli Slayer. L’annoso probema del segno del costume sulla pelle quando hai l’abbronzatura? Lui suona negli Slayer. Hanneman è morto? Lui suona negli Slayer.
(Marco Benbow)