A quanto li fai i pantaloni della Franzoni? Murderabilia, anche i mercanti di reliquie criminali hanno un’anima!

Esiste un mercato attorno ai Serial Killer e questa non è una novità. Tempo fa Jonathan Davies tentò addirittura di imbastirci un museo e non so nemmeno come andò a finire. Nella sua collezione privata vantava anche il Maggiolino Wolkswagen di Ted Bundy… Ammetto che tutto questo mi affascini. Non al punto di sborsare centinaia di euro per acquistare uno dei penosi clown su tela di John Wayne Gacy, ma se ci fosse un posto dove poter rimirare i cimeli di quei massacratori il biglietto lo pagherei, proprio come per visitare il museo della tortura o quello dei campi di concentramento. Non andrei per ricordare e biasimare il male ma solo per immergermi in una vasca rossa di visioni apocalittiche. Il male è affascinante, spettacolare, poetico. La distruzione è meravigliosa. L’Apocalisse è il grande spettacolo senza repliche.

Il male. Non quello che prova il mio corpo, non sono un sadomasochista, mi piace giusto che mi si metta un dito nel sedere di tanto in tanto e al limite uno o due sculaccioni sulle chiappe, ma se vi avvicinate con una candela accesa io mi metto a urlare e chiamo il 113. Il Male come narrazione, come estetica e leggenda invece sì, mi piace. E non sono il solo. Milioni di persone amano le storie dei maniaci assassini, dei genocidi e tutto quello che la razza umana ha inflitto alla razza umana. Il problema però non esiste. Provare attrazione per questo genere di cose, desiderare di possederne dei reperti autentici è profondamente umano e genera un torto solo al cuore dei parenti delle vittime, che non è poco, certo. Come sarebbe, tu vuoi quel coltello che ha aperto in due mia figlia? La cosa non mi suona molto bene. Ma io non ho sentimenti personali verso la figlia morta ammazzata, né in male, né in bene. Voglio solo una storia. Se una storia è anche vera, tanto meglio, mi farà più paura quando di notte ci ripenserò, davanti a un fuoco acceso o nel buio denso della mia camera da letto.

Forse dovrei interrogarmi su tutto questo, riflettere su quanto sia insano da parte mia provare attrazione per un cappello o un paio di guanti che il maniaco aveva indosso mentre uccideva qualcuno o magari quando stava solo andando a fare la spesa e teneva al caldo i suoi demoni follicolari mentre quelli mentali gemevano e imploravano il bisogno di sangue e cervella schizzate in un abitacolo pieno di cicche e cartoni del latte vuoti. Ehi, questo cappello di lana ha contenuto una delle menti più inguaiate della storia umana, gente… quanto siete disposti a pagare per infilarci il vostro normalissimo e miserrimo cranio di nullità?

Perché non si discute, i serial killer sono eroi. I media li hanno resi tali con ricostruzioni epiche, approfondimenti assolutori sulla loro infanzia travagliata, la retorica della colpevolezza dell’organismo (società) che genera il tumore (assassino) e non del tumore bastardo che mangia l’organismo innocente. Insomma sto messo male, lo so e non sto dicendo che in Italia ci sia gente che comprerebbe le gonne della Franzoni. Dico solo che tutto può essere venduto e tutto può essere comprato, basta solo che la “cosa” trovi la via del giusto “acquirente” o viceversa. Non so se ci sia anche un mercato dei bisturi usati nelle sale operatorie… magari a qualche asta potrebbe venir fuori il set completo con cui il tal chirurgo tentò di salvare la vita al presidente Kennedy, e in un sacchetto ci sono anche le garze con dei frammenti di cervello di JFK… Se non credete possano esistere commerci strani leggete il tragitto funebre che fece il pene di Napoleone.

Di sicuro qualcuno in America ci farebbe un pensierino a mettere in vendita su internet lo spazzolino da denti di un’orchessa conclamata se lo avesse a disposizione perché lei è una celebrità, poco importa per cosa e il mondo divorerebbe le celebrità, le desidera al punto di provare il desiderio di possedere porri, cistifellee asportate, capelli, lacrime, preservativi usati.

Hai preso parte al Grande Fratello 200? Hai scritto un libro su come si preparano i dolci? Hai ammazzato tuo figlio? Va bene, salta su!. Oggi non si va oltre il fatto che tu sia noto. Se hai ammazzato un bambino è solo un dettaglio che sarebbe di pessimo gusto ricordare ogni volta. La cosa successa di recente negli Stati Uniti riguarda una telenovela simile a quella di Cogne, ma con un esito differente, sto parlando della morte della piccola Caylee Anthony.

Un sito web specializzato in murderabilia avrebbe ritirato di recente alcuni oggetti appartenenti alla signora Casey Anthony, mamma di Caylee. Costei è stata assolta nel 2011 dopo un processo durato alcuni anni, in cui era accusata di aver ucciso la figlia. Tecnicamente non si tratta di una serial killer, ma il caso ha avuto una tale rilevanza che anche il pubblico di appassionati dei maniaci seriali ha trovato attraenti i suoi pantaloni. Il titolare del sito, il signor Holler ha comprato i capi d’abbigliamento da una tizia che li vendeva in un garage. All’inizio ha risposto alle accuse di scarsità morale per la sua decisione di ricavare dei soldi da oggetti simili ammettendo senza tanti giri di parole che lui non si sentiva affatto un pezzo di merda, anzi.

E così li ha messi in palio a ottocento dollari l’uno assieme a un certificato di autenticità. Poi però è successo qualcosa e il tipo ha fatto marcia indietro, togliendoli dal sito e dichiarando di aver preso la decisione da solo e dopo aver riflettuto a lungo, di non voler avere nulla a che fare con la morte della piccola Caylee, mentre a quanto pare l’amico non ha problemi a mantenere in vetrina le lettere del Figlio di Sam, gli articoli originali di Charles Manson, e le opere d’arte del Vampiro di Sacramento, Richard Ramirez.

Il fattaccio risale al 2008. L’accusa sostenne che la signora Casey Anthony avesse ucciso sua figlia di due anni stordendola prima col cloroformio e poi tappandole le vie respiratorie con del nastro adesivo. Una volta morta per asfissia la mamma avrebbe tenuto il corpicino in macchina un po’ di tempo per poi gettarlo via, una volta che la puzza era diventata insopportabile. La difesa invece sosteneva che la piccola fosse morta annegata in piscina e che sia la madre che il compagno, presi dal panico avessero deciso di occultare il cadaverino. In ogni caso la signora Anthony non ne usciva bene. Secondo i giornali e la pubblica opinione, delle due versioni quella vera era la prima: omicidio volontario. Movente? Poter tornare a divertirsi tutto il tempo, cosa che con una figlia era diventato quasi impossibile.

Dopo tre anni di prigione, Casey è stata assolta, nel 2011.

Se volete farvi un giro nel sito di Holler, ecco l’indirizzo.