Una settimana fa, a Germantown, nel Maryland, una madre ha accoltellato i suoi quattro figli. Due sono morti, avevano uno e due anni. Gli altri (cinque e sette) sono sopravvissuti alla furia della donna e a quella di una coinquilina altrettanto matta.
Venerdì scorso, un vicino di casa delle donne ha visto lo sportello della loro macchina aperto e un coltello insanguinato in mezzo alla strada. Ha chiamato la polizia e il mondo ha saputo dell’ennesimo figlicidio, infanticidio, neonaticidio o come cavolo vogliate chiamarlo. Giuridicamente sono cose differenti, badate, ma in un articolo discorsivo e di poche pretese come questo risultano sinonimi della stessa tragedia indigeribile.
Ogni giorno c’è una mamma che ammazza il proprio bambino. I motivi sono vari: depressione (la cosiddetta babyblues); gravidanza indesiderata o imprevista; la sindrome della madre misericordiosa che risparmia al bambino malato ogni sofferenza; la sindrome di Munchausen per procura, ovvero quando una mamma arreca danni fisici al figlio per attirare attenzione su se stessa.
Poi c’è la follia, e nel caso del fatto citato in apertura è di questo che stiamo parlando. La mamma di quei bambini, Zakyeia Avery (quella a sinistra della foto) e la sua amica Monifa Sanford si sono messe in testa di riuscire a liberare i bambini dal diavolo, massacrandoli di coltellate. Chiaro che si tratta di due squilibrate ma questa storia dei demoni in corpo ritorna e più spesso di quanto si pensi. Il caso maggiormente celebre è quello della signora Yates, non so se ne avete mai sentito parlare, la donna che affogò sistematicamente tutti i figli, dal primo di pochi mesi a quello di sette anni, nella vasca da bagno. Noah, il maturo, fu il penultimo e quasi riuscì a fuggire. La donna lo riacciuffò sulle scale. Lo trascinò dentro casa, poi in bagno lo mise con la testa sott’acqua.
Dopo il massacro, la madre chiamò suo marito al lavoro dicendogli di tornare a casa a vedere cosa aveva combinato. Questo fatto capitò nonostante gli evidenti segnali che la Yates manifestava da anni. Non aveva mai sofferto di follia ma di depressione sì e nonostante vari ricoveri ospedalieri dove ammetteva di avere un desiderio sempre più pressante di far del male ai suoi figli perché incapace di riuscire a crescerli nel modo giusto, nessuno la prese sul serio.
Di solito una mamma assassina è divorziata, abbastanza giovane e soprattutto sola. La signora di Germantown ha 28 anni e la sua complice 21. Entrambe apparterrebbero a un particolare ordine religioso della città l’Exousia Ministeri. Il pastore responsabile ha rifiutato di commentare e addirittura riconoscere le due assassine come appartenenti alla sua chiesa. Di certo, ammesso che la la madre sia stata una fervida adepta (e il pastore stesso non l’abbia aizzata a compiere un simile disastro) lei deve aver parlato con lui o qualche altro membro riguardo le sue fissazioni sul diavolo dentro i propri figli e il rimedio del coltello.
Magari il pastore o i fratelli di fede hanno minimizzato la cosa. Potrebbe non essere successo ma a quanto si dice, la donna era molto partecipe alla vita parrocchiale di quell’ordine e se pensava sul serio al diavolo come minaccia tangibile per i propri figli, di sicuro deve aver chiesto aiuto al suo pastore cosa fare. Di sicuro non l’ha domandato al medico di famiglia, no?
Mentre scrivo giungono ulteriori rivelazioni sul caso: le donne sarebbero quattro e tutte parte di un microculto denominato Demon Assassin o qualcosa del genere, nato in seno all’Exousia Ministeri. Dalle prime dichiarazioni fatte al giudice Zakyeia Avery, la tipa sta fuori come un suonatore di zampogna a Natale. Dice di aver visto il fumo nero librarsi dal corpo del suo figlioletto appena morto e rifugiarsi in quello degli altri ancora vivi. Viene in mente quindi una specie di inseguimento stile quelli del film L’Alieno di Jack Sholder ma anche un altro film, Frailty dell’attore Bill Paxton, in quel caso però il padre di famiglia, rimasto vedovo, coinvolge i suoi figli nella missione di sterminare i demoni che si annidano nei corpi degli uomini. Qui invece la mamma di Germantown li massacra e non è neanche un brutto film.
Ma come mai nessuno prende sul serio le avvisaglie di un casino del genere prima che accada? Rispondo con un’altra domanda: come credere sul serio che una storia del genere possa accadere? Come biasimare un prete, un dottore o uno psicologo che non prendano seriamente le avvisaglie di una futura madre assassina che blatera di diavoli e di fare un cospicuo ordine d’acquisto alla Miracle Blade? In fondo chiunque tende a escludere una cosa tanto orrenda, tranne i giornalisti. Se al telegiornale si riporta il fatto di una donna disperata a cui uno sconosciuto a rapito i bambini, per esperienza molti di noi spettatori tenderanno a considerarla da subito come colpevole e millantatrice. È stata lei! Ci scommetto la poltrona.
Di sicuro dopo il fatto di Cogne siamo tutti più smaliziati e spaventati non solo all’idea che una madre ammazzi il proprio figlio a colpi di candelabro, ma anche di dover subire una telenovela a base di plastici, bruni vespi e interviste esclusive su Chi? o Che?, per anni e anni. Ma sono i giornalisti a metterci il baco somarino nell’orecchio.
La Franzoni era colpevole e anche lei aveva mostrato qualche segnale di instabilità, ignorato dal marito, dalla psicologa che la seguiva e da tutta l’altra gente che frequentava la casa. Magari ogni mamma prima o poi prende in considerazione la possibilità di uccidere il proprio figlio. Quello che infatti molti non possono immaginare riguardo l’esperienza di genitore, è che si vivono momenti di stress tali da ritrovarsi con pensieri più strani del livello di stravaganza che una mente equilibrata e razionale sia abituata a gestire. Poi passano e tutto torna a posto, la mente rimuove e siamo di nuovo pronti a fare altri figli, se così non fosse smetteremmo di riprodurci, no?
Un padre come me a volte rabbrividisce quando sente parlare di istinto materno. L’istinto è una cosa che va oltre la ragione, giusto? Una madre ha un dialogo “istintivo” con il proprio bambino e in natura ci sono madri animali che istintivamente decidono di sopprimere i propri figli perché sentono che è la sola cosa da fare. In altre parole c’è un dialogo sotterraneo tra una schizofrenica e tuo figlio. Un dialogo che possono conoscere solo loro e io, da buon padre devo solo sperare che si trovino d’accordo e che qualsiasi discorso facciano escluda il diavolo e i coltelli.
Ho detto che la mente di una mamma è quella di una schizofrenica e mi spiego meglio. Le mamme subiscono così tanti stravolgimenti a livello ormonale da ritrovarsi a vivere più versioni della stessa storia. Chiedete a una mamma di raccontarvi il parto a due mesi, a sei e a un anno. Vi accorgerete che ci sono poche differenze sui fatti ma molto sul tono e sui sentimenti che dominano il racconto. Questo offre al padre, sempre tale e quale nei ricordi e le sensazioni generali dell’esperienza avuta, un senso di disagio e imbarazzo, come se parlasse con più persone nello stesso corpo della moglie.
La testa di una mamma rimuove allo stesso modo anche quando uccide un bambino reputandolo malsano con o senza le responsabilità di un demone cacciato dal paradiso. Una volta che ci si è liberati di quel piccolo fallimento può succedere non solo di rimuovere l’accaduto ma anche di desiderare una nuova gravidanza all’istante, sperando che un altro tentativo di partorire un cucciolo sano e forte possa stavolta realizzarsi. Ecco spiegato così perché la Franzoni ha sempre negato di aver ucciso il figlio e dopo poche ore dalla morte di Samuele, abbia chiesto al marito di fare subito un altro bambino. Riguardo invece la storia del diavolo che possiede i figli e le voci che obbligano a ucciderli per liberare le loro anime, beh, questa è un po’ più difficile da spiegare. Sia la Yates che Zacheya e le sue amiche l’hanno fatto credendo alla medesima storia.
Le due assassine di Germantown non saranno messe in carcere a vita e tanto meno fritte sulla sedia elettrica, su questo ci scommetto. Con molta probabilità, come sempre succede, saranno liberate da ogni responsabilità, giudicate pazze, incapaci di capire e soprattutto di ammazzare ancora. Le tre complici, ammesso che non ve ne siano altri, saranno giudicate troppo semplici e plagiate da una madre dal carattere forte ma la testa fusa. È giusto? Sbagliato? In natura questi concetti spesso non trovano nessuna collocazione e nemmeno nel mondo degli avvocati. Che poi magari il diavolo è sul serio dentro i nostri figli, no? La suora che mi picchiava quando andavo all’asilo lo credeva fermamente.
(Francesco Ceccabub)