In un mondo dove non riesco a trovare dei cazzo di componenti per formare un gruppo death/doom mentre la mia attitudine è ottima per il powerviolence, ma le mie corde vocali non posso assicurarmi la resistenza necessaria senza stonare (e chi se ne frega) o vomitare sangue (questo invece mi frega), il doom è il giusto sale da porgere sulle mie ferite aperte per ricordarmi perché odio così tanto la vita. I The Wounded Kings stanno per rilasciare il nuovo album intitolato Consolamentum. Mi hanno detto ‘visto che ti piace il doom, prova a parlare del gruppo’, che è come dire ‘visto che ti piacciono gli animali. Scopateli’. Ok, questa era brutta e non voglio arrabbiarmi con nessuno, ma questi non m’ispirano niente. Ora verrà il tuttologo doomista che mi spiegherà perché loro sono un cazzo di gruppo con le palle che ha dato una svolta al genere, ma prima di ascoltarmi loro io mi spaccavo gli Electric Wizard e credetemi, stavo bene così. Ne abbiamo già troppi di figli bastardi di Oborn, altri non ne voglio. Dei tre album pubblicati mi è rimasto più impresso il terzo In the Chapel of the Black Hand, poiché vede alla voce la new entry Sharie Neyland. Sì è una donna e sì canta meglio di una tipa che si sta limonando una lumaca in astinenza da cocaina. Perché c’è il luogo comune che le donne non possono e lei canta meglio di quel coso che avevano prima, tale George Birch. Manco mi ricordo come canta, figurati se mo vado a recuperarmi gli album. Mi sono piaciuti? Ni. Prendete sempre con le pinze il mio parere. Cercate gli album, ascoltateli tutti poi tornate qui e ditemi il contrario. Io di buono ricordo solo riff rubati alla scuola delle streghe di Dorset, cui l’unica cosa che sapeva tenermi sveglio era la soave voce della già citata Sharie Neyland. In the Chapel of the Black Hand, l’unico veramente valido per me nella discografia, è lugno ben 41 minuti per 4 tracce. Fate conto che la terza, Return of the Sorcerer, è un instrumental di meno di 4 minuti. Lascio intendere lo sforzo per un neofita del doom. Un esperienza che pure un fan accanito come me ha finito a denti stretti pentendosi invece di non aver recuperato il bong e una copia di Dopethrone. Aspetto Consolamentum con esitazione incerto del mio parere. Abbandonate ogni speranza o voi che mi leggete. Di tutt’altro parere invece è il ritorno dei Sunn 0))) Terrestrials nato dalla collaborazione con i norvegesi Ulver, gruppo del quale tutt’ora sono convinto che dopo Nattens madrigal – aatte hymne til ulven i manden potevano anche sciogliersi e andare a vivere dei lavori della terra. Come al solito i tuttologi prendano il numerino e facciano la fila. La mia bellissima faccia da schiaffi sarà disponibile per tutti uno alla volta. Il 2012 e il 2013 sono stati degli anni oribili, perché a parte un demo, O’Malley non ci ha regalato niente sotto il culto dell’O))). Si è dato a qualche progetto alternativo, ma niente di eccezionale. Il nuovo album con gli… Ulver non è niente di paragonabile alla carriera principale del gruppo. Cazzo, non mi vibravano le pareti mentre lo ascoltavo. Non sono certo nuovi a collaborazioni astruse come ad esempio Altar con i Boris. Si mescolano tra loro e nasce la giusta colonna sonora per un film dell’orrore chiamato ‘voglia di vivere, mi vado a suicidare’. Indescrivibile, l’emozione che trasmette può variare da persona a persona. Qualcuno potrebbe definirlo ‘l’album definitivo della loro carriera’, altri invece lo declasserebbero al solito ‘drone che non capisco perché piaccia tanto’. Personalmente parlando è stato un viaggio nell’incubo come non ne facevo da quando mi avvicinai agli albori nel genere. Eternal Return è la migliore del tris, degna d’apparire in un qualsiasi film dell’horrore di stile ghotico dove vedi il tipo che cammina sulla riva del fiume piangendo per non capisci quale motivo. Se chiudi gli occhi non dico si ricreino scenari dell’horrore, ma gl incubi reconditi potrebbero risvegliarsi. Di tutt’altra pasta invece il loro demo La Reh 012. Vi piacciono i primi Sunn O))), quelli dei live che le pareti si frantumano sotto le pesanti distorsioni? Se la risposta e positiva andate pure sulla loro pagina bandcamp, gli altri si astengano come sempre fatto. Prima di chiudere vi informo che dopo attente ricerce abbiamo deciso di dotare la rubrica d’una sua colonna sonora. Ringraziamo il gruppo D-beat giapponese Disclose per vaerci anticipato di ben ventanni circa con il loro pezzo, appunto, Doomsday. Buon ascolto e buona morte. Infondo siamo tutti soltanto dei condannati a morte che aspettano la loro sentenza.
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