BEHEMOTH – The Satanist (Polonia 2014)
Smaccatamente, quanto meno all’apparenza, satanista, tanto da sembrare persino un po’ retrò ma The Satanist non lo è solo per le esplicite liriche d’altri tempi, perché ora i Behemoth hanno abbandonato la furia del decennio trascorso in favore di pause molto più riflessive e molto più metal anche talvolta metal direi classico (si sentano i diversi assoli di chitarra) pur sempre in chiave moderna. Non mancano le loro storiche sfuriate, i loro tipici crescendo, gli inserimenti innovativi ce ne sono, ne hanno sempre trovati, ma credo che questa mossa piacerà ai più piuttosto che a coloro che li seguono da una vita. Si rimane leggermente spiazzati e probabilmente il cambiamento era dovuto, dal 2000 avevano impartito lezioni severe, in tutti i versi, di veloce ed evocativo death metal ai colleghi americani e ai colleghi di tutto il mondo. Quando il death sembrava oramai aver detto tutto con, e da Thelema 6 in poi, hanno triturato tutti infilando in sequenza degli album perfetti. L’esperimento oggi è ben riuscito e convince chiunque eppure son sicuro che siano entrati nella fase discendente musicalmente parlando, quella commerciale è un altro paio di maniche.
5/6
PROFANATICA – Thy Kingdom Cum (Stati Uniti, 2013)
Incapaci totalmente sui tempi medio alti, meglio vanno sui tempi rallentati sebbene ogni riff sia intercambiabile, perché sta in una canzone ma potrebbe stare in un’altra qualsiasi. Ricomparsi nel 2001 dopo una breve vita durata dal 1990 al 1992, l’ex Incantation Paul Lednay e compare, benché non sappiano proprio fare un granché di musica, in fondo non gli si può non essere un po’ affezionati proprio perché rappresentano un pezzettino di storia.
3,5/6
PORTAL – Vexovoid (Australia 2013)
Per me rappresentano un vero rompicapo. Non capisco ancora se sono dei geni o se quasi inutili. Al limite del rumorismo, molto drone metal tanto che il vibrazionismo dei bassi dei Sunn O))) si sente eccome, appaiono come degli alieni sul palco per i loro oscuri costumi, mentre sotto il profilo musicale sono totalmente alienanti, micidiali, cacofonici. Un cd per intero non si ascolta al massimo dell’attenzione, eppure costoro che provengono dall’Australia, e solo dalla terra dei Bestial Warlust e dei Sadistik Execution potevano venire, credo che stiano riscrivendo i confini dell’estremo se non altro per la loro straordinarietà con questo quarto album in studio.
4,5/6
FEROCITY – The Sovereign (Danimarca 2013)
Potente, moderno death – metal, a volte brutale, a volte melodico e con diversi cadenzamenti simil – death/core. Bravi questi danesi ma già alla secondo traccia comincia ad apparire una certa carenza di personalità. Passabile… e magari un ascolto al primo pezzo …And The Rest Is Silence, dateglielo.
4/6
ORGIASTIC REBIRTH – Corridors Of Repugnant Suffering (Nuova Zelanda 2013)
Accelerazioni ed improvvise quanto prevedibili decelerazioni, con un doppio pedale in evidenza che pare avere il suono di un metronomo. È il brutal di questi neozelandesi che tra l’altro non hanno neppure abbastanza materiale da pubblicare perché se all’album togliamo le cover Zombie Apocalypse dei Mortician e Regurgitated Guts dei Death, allora rimangono appena 24 minuti di musica.
3/5
(Flavus)