Killer klowns From Outer Space

Coulrofobia. Paura dei clown. Per alcune persone si manifesta con attacchi di panico, per altre non va oltre un vago senso di inquietudine. Dal loro punto di vista il film in questione è di certo uno dei più spaventosi mai concepiti nella storia del cinema per il resto dell’umanità una porcheria come poche, una delle più esasperanti prese per i fondelli che siano mai arrivate da Hollywood.

Killer Clown Fron Outer Space dei fratelli Chiodi (i supervisori agli effetti speciali di Critters 1 e 2) fu un flop quando uscì ma con il tempo ha guadagnato lo status di cult movie. C’è chi lo considera semplicemente un film demenziale e chi un film demente e forse il problema di fondo è proprio quello di non essere nessuno dei due e rimanere in bilico tra la parodia pura, e in questo caso i film presi di mira sarebbero i fantahorror alla “Blob, il fluido che uccide”, e l’horror splatter vero degli anni 80, dove la violenza è spesso eccessiva e cartoonesca, (basti pensare all’intera serie Nightmare o Non aprite quella porta 2) ma i pop corn carnivori, le torte alla panna fin troppo acida e le pistolone laser fanno fuori la gente per davvero e gli autori rivoltano l’intera faccenda portando tutto su un piano lovecraftiano. Insomma, vedere i clown spaziali che avanzano con la loro andatura buffa verso la cittadina ignara dell’orrore che la sta aspettando predispone al sorriso (spesso per come si muovono e per le poche parole che esprimono ricordano i Teletubbies) ma sfido chiunque a trovare divertente la faccia del clown che richiama sibillino una bimba fuori da un locale, mentre dietro di sé nasconde un grosso martello colorato, oppure la trasformazione splatter del poliziotto reazionario in un pupazzo da ventriloquo, con due rivoli di sangue che gli escono lungo il mento, giusto per farlo sembrare accidentalmente un fantoccio credibile che un grosso pagliaccio ciccione fa blaterare mentre ha il braccio infilato dentro le sue viscere. In questi momenti lo spettatore può ostinarsi a sghignazzare ma in fondo è costretto a rendersi conto che quei mostri non sono così innocui e gioviali, si tratta di spietati assassini, mostri carnivori che non fanno distinzione tra una banda di motociclisti ubriachi o una povera signora sola in casa. I fratelli Chiodo mettono giù una puttanata e lo sanno: la recitazione degli attori è sopra le righe, i personaggi sono tutte macchiette, le scene di violenza sono quasi slapstick ma ci è impossibile godere fino in fondo di questi difetti perché non sono venuti fuori naturalmente. Il vero trash non può essere concepito a tavolino. Deve nascere da sé. Di tutte le stramberie, ecco emergere poi la frase più intelligente del mondo, quella che neanche nei capolavori del genere dice mai nessuno: “ehi ehi ehi, rimaniamo tutti insieme!” Tutto troppo meccanico e forzato per essere spassoso. Nonostante la programmazione però gli autori gestiscono il tutto in modo serio e la spiegazione suggerita nel finale: che i clown stessi, l’astronave a forma di tendone da circo, le stelle filanti, le trombette e tutto l’armamentario festaiolo trasformato in arsenale da battaglia non è derivato da noi umani ma il contrario fa spegnere definitivamente anche le ultime risate idiote in fondo alla sala. Non è la prima volta che quegli alieni vengono sulla terra a procacciarsi il cibo e probabilmente da tempo immemore gli uomini sanno di loro e quindi il circo, il lunapark e tutto il resto non sono altro che antichissimi rituali nati per scongiurare la loro venuta e che nel corso dei secoli hanno perduto il significato originario trasformandosi in un semplice business dell’intrattenimento. Ecco spiegato perché tante persone hanno paura della figura eccessiva del pagliaccio, odiano le feste e rifuggono i luna-park, giudicandoli sinistri, specie di notte, al buio. Sarebbe il ricordo ancestrale di quel pericolo che i nostri antenati impararono a temere e scongiurare, magari venerando quegli alieni come dei e rifacendosi al loro aspetto per addomesticarli o difendersi da loro. Nel finale, il camioncino dei venditori di gelato, con un grosso clown finto sul tetto viene usato per spaventare i clown alieni. Al suo interno una voce amplificata da un microfono dice loro di ubbidire al re e questi si fermano, lasciando andare i protagonisti, mai così vicini a morire.

Gli effetti speciali sono la parte migliore in assoluto, neanche a dirlo. Persino lo scontro definitivo con il clownzilla è fatto bene, nonostante si capisca che il camioncino dei gelati è riprodotto su scala più piccola e che quello che lo prende a pugni sul cofano è un ex rugbysta vestito da clown mostruoso.

L’aspetto parodistico del film è ribadito incessantemente dalla colonna sonora, una specie di score circense in salsa punk che è forse l’unica componente davvero trash del film perché quelle tastiere sferraglianti, i sintetizzatori rutilanti oggi suonano assai più goffi e insopportabili di quello che volevano essere all’epoca in cui furono concepiti.

Per il resto, Killer Klowns è meno buffo e spassoso di quello che ci si possa aspettare con dei cali di ritmo imperdonabili (la scena finale nel luna-park risulta davvero noiosa) e spesso è elegante e sofisticato (la trovata delle ombre cinesi è raffinata, la parata carnascialesca dove gli alieni raccolgono i frutti del proprio lavoro, con i bossoli allo zucchero filato in cui sono imprigionate le vittime, accompagnata da una musica funebre che non ha nulla di simpatico, solleva il film al livello sinistramente poetico di Ray Bradbury). Il film veniva trasmesso di frequente su Odeon TV, per la serie “I bruttissimi di Odeon TV”, ammiccamento sardonico a “I bellissimi di Rete 4”.

Nel cast riconosciamo Suzanne Snyder (Dimensione terrore) e John Vernon (morto nel 2005) caratterista in una miriade di lavori diretti da Don Siegel, Clint Eastwood e doppiatore di cartoni animati di successo.

È stata annunciata più volte la realizzazione di un sequel/remake e i fratelli Chiodo assicurano che il 2013 sarà davvero l’anno buono.