Mi ricordo quando passavano questo film su Tele +. Lo evitavo come quasi tutti i film con John Travolta protagonista. Poi rimasi colpito da una scena che intravidi un pomeriggio. Era una cosa abbastanza strana, con dei tipi coperti di peli che stupravano a turno una ragazza inchiodata a terra. Era La figlia del generale. Tempo dopo leggendo On Writing un misto di biografia e manuale di scrittura Stephen King raccontava di quando per poco un Minivan non lo uccise, disse che quella sera doveva andare a vedere con la famiglia La figlia del generale al cinema. Poi ci sono state altre volte in cui questo titolo è tornato nella mia vita e raccontarle tutte significherebbe fare una specie di tedioso amarcord che non interessa voi e nemmeno me. Alla fine mi sono deciso e l’ho visto. Di cosa si tratta? Un film americano tipico degli anni 90. Fotografia dai toni cupi, molte allusioni e poca ciccia, durata irragionevolmente lunga (verso la fine degli anni 90 i dischi metal e i film americani avevano questa cosa in comune, duravano troppo. Persino le commedie sforavano le due ore) Comunque, la storia è abbastanza morbosa, condotta in modo piatto, rassicurante e al servizio di oceanici divoratori di pop corn, ma quel risvolto, lo stupro collettivo, il sadomaso e l’ambiente pieno di segreti dove il più pulito ha la rogna, conducono la storia a delle sordidezze degne del gotico sudista di Faulkner più che alle boiate propagandistiche dei blockbuster.
Ricordo anche un film con Andy Garcia che finiva con un colpo di scena talmente crudo e disgustoso da far guadagnare alla mediocrità del prodotto generale una piccolissima pustola cancrenosa che lo rende malsano e degno di uno spettatore malaticcio come me. Un altro prodotto simile è Il principe delle maree, diretto da Barbara Streisand e interpretato da lei medesima e Nick Nolte. Anche lì, il drammone per famiglie deflagra in uno stupro terribile consumato da tre evasi ai danni dei poveri protagonisti.
E ce ne sarebbero ancora tanti di blockbuster farciti di roba conturbante, tabù. Inutile dire che lo stupro, la pedofilia, la bestialità vengono affrontate con la leggerezza di un predicatore ottocentesco e La figlia del generale non è un’eccezione: la perversione e la violenza vengono usate con un piglio moralistico piuttosto deprimente e i colpi di scena sono così prevedibili che viene il magone. Quella scena con i soldati che indossano una insolita coperta mimetica pelosa, una specie di mascherata australopiteca dove la povera figlia del generale viene trombata fino ad andare fuori di cervello, lascia il segno nella mente dello spettatore, che poi sarei io.