Sono un po’ di giorni che ci penso e adesso provo anche a scriverne. Possibile che non ci sia una via alternativa alle recensioni, per quanto riguarda i blog che trattando di film horror? Giro spesso in cerca di blog che ne scrivono e mi annoio da morire. Tutto si riduce a un giudizio estetico non si sa quanto ponderato e lucido su questa o quella nuova uscita. Tutto è focalizzato al 90 per cento sulle fottutissime novità. Come se bastasse seguire le nuove robe di una qualsiasi forma d’arte per definirne la natura complessa. C’è questo mito evoluzionistico per l’arte che andrebbe smentito. Ci sono forme d’arte come il cinema che al di là dell’aspetto tecnico, perennemente in fase di mutazione, non hanno mai aggiunto nulla negli intenti rispetto a quello che hanno messo in pratica nei primi anni di vita. Cosa dice in più Hostel rispetto a Evil Dead o Blood Feast? Cosa dice Insidious in più de Gli Invasati? Che è migliorato il montaggio?
Qui si tratta di aver paura o no. Non esistono altri spartiacque ne evoluzioni possibili dei nostri spaventi primordiali.
E invece ecco che tutti scaricano e giudicano fino allo stre(a)mo ogni film del 2015 come se non ci fosse niente di più interessante, hot, stimolante. Pensate che rimanere lì, sulla linea del presente impedisca ai cingolati del tempo di schiacciare i vostri cadaveri il giorno che cadrete a terra morti stecchiti?
Capisco il motivo pratico che c’è dietro la scelta di metter su un blog e riempirlo di recensioni. La recensione di un film o un libro ci permette di avere sempre qualcosa, una scusa per scrivere ogni giorno. Pubblicare con costanza aumenta le visite e bla bla… Senza film e libri avremmo il 99 per cento di scuse, motivi in meno per buttar giù un articolo e spingere “pubblica” di fianco al corpo della bozza.
E poi recensire aiuta anche gli altri nelle scelte, perché tutti abbiamo bisogno di guide, astri del gusto, nonostante oggi la maggior parte degli spettatori non paghi per vedere film, resta l’ignoranza, l’insicurezza, la pigrizia di scegliere cosa vedere e cosa no! Ma a parte i soliti settarismi e le sindromi d’assedio, che altro c’è di umano nei blog di cinema horror? Solitudine e noia. In questo perenne lavoro di archiviazione dei film belli, così così e brutti, non traspare alcuna passione, solo un prono interesse divanizzato per quello che passa il convento. Non conta che si desuma una lista di next views da Bloody Disgusting.com o dalla rivista Rue Morgue importata dal Canada, siamo sempre lì, seduti ad aspettare che vi scodellino davanti qualche nuovo titolo, cosicché voi possiate poi riscodellarlo ad altri che aspettano a loro volta con la scodella vuota dell’Ipad. Ma che roba è?
Seguire le novità, ma anche seguire gli autori “interessanti” ci illude di avere una traccia valida per capire e scoprire i capolavori ma non è così. Si tratta di un’illusione. Escono ogni giorni decine di horror movie e sicuramente la maggior parte di quelli che vedrete non saranno così interessanti. E quindi io vi chiedo, amanti dei film dell’orrore, fate qualcosa di diverso. Opponetevi, cercate vie alternative al solito recensionismo da due soldi e lasciate partire la passione vera, se ancora l’avete per questo genere.
State andando nella direzione in cui vanno tutti. Anche i più bravi. Forse però il verbo andare non è esatto, io direi che è più giusto scappare. Se aprite un blog horror e recensite film nuovi state scappando anche voi. Da cosa? Dalla paura di essere ignorati, sconfitti, dover ammettere che in fondo voi qualcosa da aggiungere proprio non l’avete. Io propongo una serie di punti da cui ripartire perché questo andazzo va temperato con qualcosa di più originale e rischioso.
Uno: aboliamo le recensioni. Proviamo a parlare di un film, un personaggio, un racconto horror senza esprimere giudizi espliciti, senza fare i giudici di X Factor. Possiamo parlarne lo stesso, sapete? Possiamo raccontare un film, esprimere il nostro modo di recepirlo senza cassare o elogiare l’interpretazione, il montato, la fotografia, la sceneggiatura. Recensire è un modo di smaltir qualcosa. Liberare lo stomaco mentale prima di infilarci un’altra polpettona splatter. Un’illusione che dopo averne scritto rimarrà un tassello ben levigato a cui tornare, a cui attingere, su cui discutere. Non è così. Sono sicuro che delle duecento recensioni scritte nei cinque anni che vi sbattete ne ricordate una decina. Ricordate i film, non quello che avete scritto o vi hanno commentato. Perché non aspettate invece di abbuffarvi di titoli? Lasciate che un film continui a tenervi compagnia, scrivetene ancora e ancora. Un horror movie è dieci è cento è mille horror movie. In ogni film c’è sempre la stessa cosa. Il resto sono varianti più o meno fantasiose. Per parlare di cinema horror non occorre vederne a dozzine ma vederne sul serio almeno uno. Vederlo, capirlo, immagazzinarlo. Viverlo…
Punto due: Sospendiamo questo culto del nuovo. E perché non proviamo a parlare di horror senza limitarci allo spiraglio dimensionale di un singolo film o di un libro. Non intendo i soliti dossier sul vampirismo o su Carpenter. Cazzo, queste cose le facevano le riviste vent’anni fa. Non siamo Nocturno. Abbiamo un blog! Io voglio dire di scrivere su un film senza quel cruccio da catalogatori, da guide turistiche. Se non è facile, se non vi viene in mente niente è normale. Fare quello che dico io significherebbe molte meno visioni, molti meno articoli ma molto più tempo per pensare, riflettere, immaginare. Tiriamo su la testa e smettiamo di ingurgitare film su film. Prendiamo aria.
Punto tre: chiediamoci cosa è horror. Cerchiamo di far saltare in aria queste stupide convenzioni e allarghiamo il nostro raggio d’azione. Horror è ovunque, potete trovarne anche in un racconto di Thomas Hardy o in un film di Ingmar Bergman. La realtà è horror. Il cinema lo è sempre perché pieno di spettri, sapete? Una delle scene più inquietanti io l’ho vista in un film di Virzì e da piccolo piangevo per il film The Wall.
Punto quattro: smettetela di scrivere racconti horror , sono difficilissimi e tanto non ve li paga (caga) nessuno. Diventate narrativi nel vostro modo di fare analisi critica.
Punto cinque: anzi, evitiamo l’analisi critica o la diaristica (tanto non siamo né Stendhal e tanto meno dei Bazin) e lasciamo venir fuori l’entusiasmo, la passione, l’interesse vero. Non esaminiamo una cosa fingendo o forzando la nostra curiosità. Esploriamo sul serio quello che ci arrapa. E usiamo la scrittura per conoscere e imparare. Non esiste altra benzina e questa spocchiosa e distaccata attitudine del blogger che sembra farsi due palle così; è come sabbia nel nostro serbatoio.
Ah, già… Horror.it ha chiuso, Colombo non lo dice ufficialmente ma sembra proprio così. Ve ne siete accorti?