3 – Non informate il lettore. Esprimete la vostra opinione!

Chi ti legge conosce già il disco/libro/film. Lui cerca un confronto, certezze o smentite.

Il caso ha voluto che la figura del blogger sia nata in tempi di download a sbafo. Nonostante questo, chi gestisce un blog tende a ricalcare figure letterarie/giornalistiche già esistite: oltre a pubblicare racconti (orrore!) e scrivere editoriali (tipo Guido Ceronetti sul Corriere della Sera) la stragrande maggioranza dei bloggerz RECENSISCE!

Ora dobbiamo io e voi partire da un concetto essenziale, indiscutibile: oggi la rece, intesa nell’accezione più tradizionale possibile, ha perso completamente la propria utilità sociale per le seguenti categorie: dischi e film.

Con i libri non è proprio così. Non siamo più a vent’anni fa, quando la gente andava in negozio, comprava un vinile/cd e se lo portava a casa dopo aver letto la recensione entusiasta di un qualche giornalista musicale di riferimento (d’accordo, c’è ancora chi lo fa, ma a ben guardare in alcuni paesi girano con il carretto e il somaro e ignorano l’autovettura). Anche per i film, difficile che uno vada a vederli senza prima esserseli sparati in streaming sul PC a un anno o due dall’uscita italiana.

Questo è un passo avanti, su un piano squisitamente morale. Per la prima volta uno compra un fottuto trentatré giri perché è così che vuole possedere la musica; va al cinema perché vedere film al cinema per lui è più bello che in qualsiasi altro modo. Ehm… ma ci pensate?


Il blogger e il lettore hanno lo stesso privilegio. Entrambi possono accedere gratuitamente a musica e cinema senza pagare nulla e in tempi uguali. Di conseguenza il più delle volte chi legge non lo fa per sapere come è l’ultimo disco dei Metallica o l’ultimo film di David Cronemberg ma per conoscere l’opinione di qualcun altro e confrontarla con la propria.

Nonostante ciò, ecco un’infinità di blogger che scrivono testi “professionali” in cui è evidente l’illusione che il mondo aspetti la loro sentenza prima di decidere cosa farne del proprio tempo libero in fatto di musica o film.

Non è così.

Non sto dicendo che RECENSIRE SIA DIVENTATO INUTILE. Ci sono ancora persone che recensiscono e prendono uno stipendio ma lo fanno per cose a cui nessuno può accedere gratuitamente: ristoranti, alberghi, videogiochi, motoseghe. Non i film e i dischi, chiaro? Per quelle cose è finita. E se da domani tutti potessimo avere libero accesso agli alberghi e alle motoseghe, decadrebbero anche questi altri generi di recensioni. La rece classica è funzionale allo spendere.

Non ha quindi senso che si scriva una recensione su ‘ste due robe con l’intenzione di informare e consigliare ma che se ne debba scrivere una di confronto col lettore, chiaro?

La recensione di confronto è una categoria sempre esistita ma di riflesso. Tante persone già in passato andavano a recuperarsi i giudizi degli “intenditori” sulle riviste dopo aver visto il film o letto il libro. Era però un’usanza rara. Di solito accadeva il contrario. Oggi è la norma, specie su internet. Se io voglio vedermi il nuovo Tim Burton me lo scarico, poi in base all’impressione che mi ha fatto, cerco il blogger che mi sta simpatico e “che ci capisce più di me” (del quale apprezzo la simpatia, il tono, l’attitudine) e aspetto che anche lui se lo veda e mi dica se è vero o no quello che io ho provato e trovato. Se la pensa come me di solito inizio a spammare come uno stronzo.

Può succedere che un blogger scriva una recensione entusiastica di un film sconosciuto al lettore e lo invogli a guardarlo, ma costui non andrà in negozio a cercarne una copia, riconoscendo al blogger chissà quale potere sul mercato. Nel novanta per cento dei casi se lo scaricherà e lo infilerà in un hardisk già zeppo di file mp3 e AVI che la consultazione compulsiva di siti e blog vari hanno spinto ad accumulare.

Accettate la realtà, è così. E per quanto ci sia gente stimabilissima come il grande Elvezio Sciallis che si rallegra e considera una ricchezza assoluta solo il fatto di avere un lettore interessato a leggere i suoi giudizi, accettarne i consigli e arruolarlo come guida cinefila de paura, per moltissimi blogger è intollerabile sapere che realmente il mondo non li legge al fine di prendere poi decisioni in merito al proprio tempo e al proprio denaro ma solo a un fine speculare.

Eppure è solo accettando le cose come stanno che si potrà davvero iniziare a stabilire la funzione letteraria e intellettuale di un blogger, solo riconoscendo la realtà sarà poi naturale trovarvi posto davvero e diventare utili: scrivete cosa ne pensate di un film, solo quello. Tenete presente che riguardo al cinema lo fanno davvero tutti e che ormai i videoclipperz di You Tube ottengono un seguito inimmaginabile rispetto a chi tiene un blog di film. Ma che importa? Fate ciò che vi piace. Non tutti potete avere il fisico, il tono e i tempi di un intrattenitore da video. Chi usa i video magari è una pippa a scrivere o quasi.

A riprova di ciò che sostengo (sul capovolgimento della figura del recensore/blogger rispetto a quella del recensore cartaceo giornalista) c’è la nascita di una nuova categoria di recensioni, quelle dei telefilm: non articoli su un’intera serie ma episodio per episodio. La cosa non avviene in anteprima ma il giorno dopo che tutti hanno avuto modo di vedersi la puntata. E perché se tutti se la sono vista sentono la necessità di leggere il resoconto di qualcuno?

Sempre il bisogno di confrontarsi, capire, rassicurarsi.

Stessa cosa avviene nei blog calcistici. Esistono, sapete? Dopo la partita che tutti hanno visto in TV o allo stadio, ecco che migliaia di lettori si catapultano sul blog di Tizio o Caio, tifoso della stessa squadra del cuore e leggono la sua versione dei fatti.

I lettori chiedono questo a un blogger, la sua versione dei fatti, possibilmente schietta e non tanto lunga, perché solo in questo modo possono avere una propria opinione sulla cosa.

A meno che non siano emotivamente e culturalmente autistici è una necessità naturale. Andiamo al cinema con un amico e dopo cosa accade? Si discute davanti a una birra di ciò che si è visto. Il blogger non deve far altro che questo, essere l’amico con la birra per tutti i suoi lettori. Quindi basta mettersi lì a raccontare la trama, snocciolare informazioni su date, attori, registi, sceneggiatori. Ci sono siti che offrono già tutto questo e se un lettore voleva davvero sapere chi fosse stato a scrivere la sceneggiatura del film, sarebbe andato a cercarselo da solo su Wikipedia o su qualche altro sito. La citazione anagrafica di uno sceneggiatore deve essere funzionale al discorso, altrimenti si fa la figura del sapientino con i libri aperti sotto al naso. Oggi sul web tutti passano per degli esperti e quindi nessuno lo è più davvero. Di più, grazie ai social capita a chiunque di fare il recensore. Oh raga, ho visto l’ultimo Scorsese, checcacata!

E giù mi piace e commenti a non finire.

Se non altro il blogger argomenta, approfondisce, mantiene i toni a livelli culturalmente accettabili. Pensate sia poco? Tenete presente che ci sono bloggerz che dopo aver visto il film hanno centinaia di seguaci pronti a confrontarsi con loro e la cosa di solito inorgoglisce. Il più delle volte però da anche alla testa. Difficile che non si perda la misura. Tranne Elvezio che si flagella l’orgoglio ogni settimana, gli altri sentono di aver raggiunto uno status elitario, anche se scrivono ancora i miei cari cinque lettori. Provate a contraddirli. Mettete in dubbio la loro competenza basandovi su qualche castroneria presente nei loro articoli. Sarete distrutti da loro e dal seguito di ultras che affligge ogni parvenza di discussione sul proprio blog. Volete qualche nome? Book And Negative, Strategie Evolutive… troppi ce ne sono.