Un giudizio critico va espresso anche prima di affrontare un’opera. O meglio va fatta una scelta. Sembra scontato ma non è così. Ci sono tante penne che accolgono passivamente i dischi, i libri, i film, in base all’andamento del mercato o solo alla disposizione dei libri sugli scaffali della propria biblioteca. Ci deve essere un interesse, bisogna sentirsi “chiamati” da un’opera. Altrimenti ci si avvicinerà con troppa freddezza, con un piglio quasi burocratico. In questo modo c’è l’illusione che si eserciti in modo distaccato e misurato il proprio giudizio critico. Sarete pigri, annoiati, distratti. Noterete principalmente gli aspetti negativi di un lavoro artistico. Questo non è un bene perché qualsiasi opera ne possiede. Non esiste la perfezione ma solo un miraggio di perfezione e quel miraggio possono percepirlo e goderselo solo coloro che hanno nel cuore una viva passione, una fissa divorante, per l’opera, l’artista che l’ha creata.
Quanti libri, dischi o film vi siete sorbiti inutilmente? Quanti prima di arrivare a un titolo che potesse smuovere una vostra emozione? Ed ecco da lì i giudizi esasperati, l’entusiasmo cieco di chi per troppo tempo ha mangiato pane e acqua nel momento in cui assaggia magari un salatino stopposo.
Liberatevi dall’idea che il critico sia e debba essere lontano col cuore da ciò che vede, sente, legge. Amate l’arte, esploratene le infinite vie che il vostro cuore solo può scovare.
Avete presente, no? Ogni libro, ogni disco è l’inizio di un percorso. Ascoltate l’ultimo album di David Bowie e magari poi vi andrà di ritornare su un vecchio lavoro di Brian Eno e da lì passerete a Michael Nyman e poi giù dalle parti di Bach e di nuovo su fino a chissà quale altro compositore o gruppo di pop sintetico la vostra mente reclamerà, sospinta dal bisogno del vostro cuore di ritrovare il filo che da sempre ha percorso ogni vostra scelta di fruitori dell’arte. Ogni libro o film che amate è una perla della stessa collana mentale, sapete? Io credo sia così.
La vita di un lettore può raccontarcela la sua biblioteca e così dovrebbe essere il percorso di un critico, non più dettato dalle esigenze lavorative (prima scrissi su Solaria e poi passai a Nuovi Argomenti e infine al Corriere della Sera con articoli di cinema e teatro, di cui in fondo mi è sempre fregato meno rispetto alla letteratura) ma dal proprio bisogno ossessivo di saziare i misteri, le paure, i sogni. Solo così il critico narra qualcosa e come narratore arricchisce chi lo segue. Alla stregua di un personaggio di finzione che vive un’avventura ulissiana, lo spirito critico solca il mare dell’arte fino a un porto di rivelazioni e disattese speranze. Oggi più che mai è questo il vero imperativo di chi, senza ricever nulla e senza che qualcuno gli abbia chiesto nulla, mette in rete il proprio bisogno di raccontare cosa ha visto, sentito, appreso o disimparato.
Nota: Se vi state chiedendo che fine abbia fatto Malpertuis di Elvezio Sciallis, vi comunico che è chiuso per sempre. L’autore ha deciso di interrompere in via definitiva. Mi ha spiegato anche i validissimi motivi e io gli sono grato di avermene reso partecipe. Questo blog esiste (e continua a esistere) anche per colpa sua. Ciao Nuovo Elv, ti auguro il meglio!