Quale cosa unisce tutto il genere umano? Cosa ci rende tutti uguali? Ma che domanda idiota, è il nostro ano ovviamente! Tutti lo possediamo e quindi tutti possiamo essere inculati. E’ la parte più democratica del mondo perché tutti, uomini, cani, gatti, mucche, cetacei, uccelli ne hanno uno in dotazione. Permette agli uomini di sentirsi più femminili e alle donne di smetterla di cercare di mantenere il controllo su tutto e finalmente potersi lasciare andare e far finalmente uscire la zoccola che hanno dentro. Si ok, la vagina rimane sempre la vagina, ma solo metà della popolazione ne ha una, quindi è molto poco democratica, anzi, la definirei quasi elitaria. Il soddisfacimento provocato da questo tipo di rapporto non è dato solamente dalle sensazioni fisiche che provoca ma anche del piacere psicologico di infrangere quei tabù che ci cono stati inculcati da bambini attraverso quell’educazione religiosa repressiva e sessuofobica che considera tale pratica sessuale una perversione contro natura collegata spesso al demonio e altre entità maligne. E, come scriveva Freud: «Dove c’è tabù c’è desiderio».
il vocabolo democrazia proviene dal greco demokratia, composto da demos e da kratia. Demos aveva il valore di popolo, in opposizione al re e alla nobiltà, ovvero – nelle antiche città-stato come Atene – i cittadini liberi che formavano l’assemblea del popolo. Kratia, da kratos (collegata alla base krat da cui nasce il nostro grazia) indicava la forza, la potenza, e, nell’ambito della politica, la signoria, il potere. Il concetto e la parola democrazia ci giungono dunque dall’antica Grecia: già Erodoto, il padre della storia, nel V secolo avanti Cristo utilizzava la parola democrazia nel senso di governo popolare
Il primo vero passo verso la democrazia può essere considerato l’opera attuata da Dracone (VII sec. a.C.) che mise per iscritto le leggi di una tradizione orale, per volere degli aristocratici. Quando però l’Attica fu scossa da una crisi agraria che causò disordini civili, venne nominato per la città di Atene un aisymnetes affinché regolasse la situazione politica e sociale.
Essendo stato nominato Solone (ca.594/3 o 592/1 a.C.) per questa carica, dunque, si avviò l’arché democratico, ovvero l’inizio evolutivo di questa forma di governo.
L’unica specie in cui coesistono omosessualità e omofobia è quella umana: tale diversità è considerata una cosa innaturale. Una cosa innaturale che però è stata documentata anche nelle scimmie bonobo – i nostri più vicini parenti – che non disdegnano i piaceri del sesso, si accoppiano di frequente (al punto che sono solite risolvere i conflitti proprio facendo l’amore) e sono notoriamente bisessuali.
E tolleranti. L’accoppiamento omosessuale è comune in 1500 specie animali che includono orsi, gorilla, gufi e salmoni L’amore gay, e quindi il sesso anale, non porta alla riproduzione, quindi ci chiediamo “come mai l’evoluzione non ha eliminato questi comportamenti?” Evidentemente gli animali, così come l’uomo, si accoppiano non solo per garantire la sopravvivenza della specie ma anche per puro piacere. Inoltre, secondo alcuni scienziati, servirebbero come allenamento ai rapporti eterosessuali o, ancora, sembrerebbero un modo per rafforzare i legami tra i membri della specie.
Il termine sodomia deriva dal nome dell’antica città di Sodoma, che secondo la Bibbia venne distrutta da Dio a seguito delle azioni riprovevoli commesse dai suoi abitanti (vedi Sodoma e Gomorra), i quali giunsero a tentare (secondo le versioni correnti) di stuprare due angeli. Assunto dal linguaggio ecclesiastico latino come “peccatum sodomiticum”.
Genesi 13:13, Genesi 19… “gli abitanti di Sodoma erano dei perversi e dei grandi peccatori contro il Signore”: in Genesi 19 si fa riferimento alla sodomia più come un atto di abuso e di perversità (quindi peccato). La storia racconta che due angeli (letteralmente “messaggeri”) furono invitati a passare la notte presso la famiglia di Lot a Sodoma: gli abitanti della città appena seppero dell’arrivo degli stranieri circondarono l’abitazione chiedendo al padrone di casa di farli uscire immediatamente in modo da poterli conoscere (conoscere sessualmente).
Lot si oppose però fermamente alla richiesta dei cittadini di Sodoma, secondo la regola dell’ospitalità che non poteva in alcun caso essere infranta; offrì invece al posto dei due messaggeri divini le sue figlie ancora vergini: ma quegli uomini rifiutarono l’offerta sprezzantemente ed iniziarono anzi a minacciare lo stesso Lot. Allora i due angeli accecarono con un bagliore improvviso gli aggressori, tanto che questi non riuscivano più a trovar la porta della casa di Lot. Poi i due angeli intimarono a Lot e a tutto il suo clan di fuggire immediatamente, perché la “collera del Signore” si stava per abbattere sopra quella città così perversa.
Nell’odierno linguaggio comune identifica la pratica del sesso anale, nonostante il fatto che la condanna di Sodoma nella Bibbia non è primariamente o esclusivamente legata al compimento di atti omosessuali, ma essenzialmente all’offesa compiuta contro degli ospiti.
Il significato essenzialmente sessuale del termine sodomia in ambito cristiano non si è evoluto prima del regno dell’imperatore Giustiniano I, il quale modificò il corpus iuris civilis dichiarando che il peccato di Sodoma era specificamente l’attività sessuale tra maschi ed il loro reciproco desiderio ed attrazione: questo crimine era inoltre legato a tutte le carestie, terremoti e pestilenze che affliggevano in mondo e la pena era la morte per decapitazione[8][9]. Le leggi promulgate da Giustiniano segnano un cambiamento nel paradigma legale romano, in quanto egli ha introdotto per la prima volta un concetto di pena che non è solo laico, ma anche in certo qual modo divino, per il comportamento omosessuale
nel Medioevo il termine sodomia tende a descrivere la totalità dei comportamenti non riproduttivi, quindi oltre al senso moderno di sesso anale, anche la masturbazione, il sesso orale, la bestialità o zoofilia (accoppiarsi con le bestie) e il coitus interruptus[18].
Sotto l’inquisizione spagnola del XVI-XVII secolo la sodomia, considerata come un peccato atroce, viene descritta come “perfetta” se commessa da due uomini, “imperfetta” invece se attuata da un uomo e da una donna. Anche in quest’epoca il termine comprendeva secondariamente una varietà di altre pratiche sessuali, tra cui la fellatio e il cunnilingus; per estirpare questi immondi vizi era largamente praticata la tortura[19].
A Napoli nel 1578 il sacerdote Giulio da Trocchia fu processato poiché dichiarò, volendolo anche dimostrare, che lo stesso Dio era sodomita.
n Francia era chiamata il “crimine della colonna vertebrale” e, secondo quanto racconta Michel Foucault in Storia della follia nell’età classica, una delle ultime condanne a morte eseguite oltralpe per atti sodomitici venne eseguita nel 1726 contro un tenente di polizia il quale sarà bruciato vivo per espiare i crimini commessi. Ancora nel “Grande vocabolario francese (1700-1753)” di Panckoucke la sodomia consiste nell’usare un uomo come fosse una donna, o una donna come se fosse un uomo. Il termine scompare dal codice penale francese del 1791, due anni dopo lo scoppio della rivoluzione francese; in seguito anche Napoleone Bonaparte terrà fuori dalle disposizioni di legge tutti i cosiddetti “atti contro natura”.
John Wilmot, II conte di Rochester, libertino ed autore di Sodom, or the Quintessence of Debauchery
Ma prima ancora della liberalizzazione politica della sodomia operata dai rivoluzionari francesi vi fu per tutto il XVIII secolo l’opera letteraria e filosofica dei libertini (riferiti ai fautori del libertinismo come forma di pensiero, ma soprattutto al personaggio del libertino (personaggio); nel 1694 il libertino John Wilmot, conte di Rochester, mette in scena un’opera satirica sulfurea dal titolo Sodom, or the Quintessence of Debauchery (Sodoma, o la Quintessenza della Dissolutezza): prima opera teatrale al mondo a sfondo pornografico, decanta le gioie della sodomia.
« Proclamo la sodomia, che possa essere praticata / Sovra tutto il paese, cosicché la figa non venga abusata »
Per indicare il sesso anale veniva usato il termine “amore greco” anche se anche nell’Antica Grecia il sesso anale tra maschi non era ben accetto come si è soliti pensare. Sono stati ritrovate pochissimi reperti che mostrassero atti di sesso anale tra uomini e ragazzi, men che meno tra due adulti. Le opere scoperte raffiguravano tutt’al più il sesso intercrurale ( tra le cosce, senza penetrazione) , il quale era accettato in quanto non violava la dignità del ragazzo e non lo femminilizzava. Solo in seguito, nella letteratura greca dell’epoca romana il sesso anale finì per diventare quasi un topos comune, presentato come atto da eseguire con “giovani idonei”, ovvero che avevano raggiunto l’età corretta ma non erano ancora pienamente diventati adulti. Le cortigiane greche si dice che praticassero frequentemente il sesso anale eterosessuale come mezzo per prevenire le gravidanze. L’accettabilità sociale del sesso anale quindi varia anche notevolmente da epoca ad epoca.
Nella società antica greco-latina il rapporto anale con una donna costituiva il surrogato di quello pederastico, come evidenzia sempre Marziale: “Tutta la notte la ragazza fu mia, più rotta che mai. Poi gli dico, voglio trattarti come un ragazzo. Non dovetti pregare, detto fatto” (IX, 67). Apuleio ne Le metamorfosi racconta che dopo essersi abbandonati freneticamente alle danze di Venere, quando il giovane uomo fu stanco lei gli volle generosamente offrire, come premio finale, un piacere da ragazzo (II, 20). Marziale ci assicura anche che tutte le donne più grandi hanno dato Il culo ai loro uomini, Cornelia a Gracco, Giulia a Pompeo, Porzia a Bruto, perfino la dea Giunone l’ha dato a Giove (IX, 43). Parlando poi della differenza tra l’amore per le donne e l’amore rivolto ai ragazzi: “Donne e donzelle mie, sappiate / i limiti che vi son dati: / al ragazzo il suo buchino, / il baratro vostro a voi. Andate in pace”