Non so se in edicola ne escano ancora, ma fino a quando avevo dodici anni ce n’erano, parlo dei fumetti porno. Al tempo in cui uscivano erano visti come paccottiglia morbosa per qualche buzzurro onanista. Oggi basta rimediarne un numero a caso e scoprire un mondo incredibile, ormai dimenticato. Personalmente ho avuto subito la tentazione di mettermi a scavare, per la gioia di mia moglie e scoprire il più possibile di fumetti porno anni 70 e 80. Chi li scriveva? Chi li pubblicava? Cosa promettevano e cosa mantenevano?
Grazie al mio generoso amico, Mannocci, ho avuto la possibilità di farlo iniziando dai vecchi numeri che mi ha donato. Il primo che ho deciso di leggere si intitola La mia amica Frau Murder, della serie Zora La Vampira. Sì, anni fa uscì un deludente filmetto dei Manetti Bros con Carlo Verdone che non si avvicinava neanche di striscio a celebrare lo spirito del fumetto che ho tra le mani. Non è un vero porno, nel senso che non si vedono i membri, ma di erotico spinto si tratta eccome. È una roba che manderebbe in visibilio Dani Filth: un mix di sesso e sangue in cui più del disgusto prevale un senso di genuino arrapamento necrofilo. La storia è scopiazzata da un qualsiasi hammer movie.
Una vampira e il suo giovane amante vampirizzato se ne vanno in giro per Milano. Un tipo di convince a pernottare alla sua locanda. Con la moglie li drogano, derubano e buttano chiusi in casse di legno nel fiume. Uno dei due vampiri, il giovane, muore affogato (!), ma lei, Zora, fica procace e affamata di pene quanto di sangue, riesce a liberarsi dalla prigione di legno grazie a un pescatore a cui promette la fica salvo poi ritrattare perché non ha tempo. La vampira torna all’albergo, uccide i due proprietari e scopre che i soldi che le hanno derubato non ci sono più. Dove siano finiti non si scoprirà mai. Zora incontra per caso Frau Murder, altra supertopa vampirica con cui iniziano a scorribandare tra orge di sangue e piselli. Insieme stremano l’intero personale di un circo, che spompato dalla gran mole di sesso consumato con le due finisce per massacrarsi per distrazione durante i vari numeri serali.
Il domatore di leoni si distrae e viene divorato dalle belve. Il trapezista si schianta a terra e cade sul clown nano, che muore schiacciato sotto il suo peso e così via. Le vampire se la squagliano e qui finisce la prima avventura. Nella seconda incontrano un Dracula in stile Christopher Lee ma affetto da priapismo scatenato. Prima però adescano un assassino nella speranza di portargli via un coltello di gran valore e mentre una delle due lo cavalca l’altro lo accoppa. Il rigor morti arriva subito, con malcelato disappunto di Frau Murder, che rimane infilzata più di quanto pensava. La storia proseguirebbe ma chissà dove e come potrei recuperare il numero 19 che uscì nel 1978, anno in cui io ero nella pancia di mia madre.
Ma vi assicuro che è uno spasso da leggere, ‘sta roba. Eccita, diverte. L’ho divorato in una sola seduta intestinale e non mi sono sentito lascivo o malato. È sano divertimento. Si tratta di un lavoro senza pretese, ironico, vitalistico e raccontato con un ritmo che oggi sia Dylan Dog che i vecchi commilitoni di Splatter si sognano. Per non parlare di tutte le pubblicità di altre uscite consimili poste all’inizio e alla fine del volume. I Notturni, recita una scritta, per chi ama il brivido e sotto la copertina de Il club dei fanatici, in cui due uomini stanno per approfittarsi di una splendida manza legata a un letto.
Oppure “Pallida come la luna, misteriosa come la notte, bella come una statua, fredda come il marmo: l’amante morta! Quattordicinale fresco di tomba Cimiteria la mummia. Ma cos’è questa delizia? Cosa ci siamo persi? Cosa abbiamo lasciato alle fauci dell’oblio? Siamo tutti colpevoli. Occorre far qualcosa. Mi impegno personalmente al recupero di queste vecchie porcherie. Sono deliziose, credetemi. “Comprate Zora – contiene più sangue. Bella Mordona dal dente che non perdona.
Vi state eccitando? Non riesco a domandarmi perché.
In fondo poi c’è un calendario di tutte le uscite imperdibili nella collana. Roba tipo Gigetto, Playcolt, Biancaneve, Il vampiro, I sanguinari, Belzeba, Orror senza l’acca davanti, il Tromba, Wallestein il mostro, vampirissimo, vipera bionda. Non credo che gli esegeti del cinema psychothriller italiano avrebbero dovuto ignorare questo micromondo, al cui pubblico roba come Nude per l’assassino o Cinque bambole per la luna d’agosto erano in parte destinate.
Ci torneremo, se non una promessa è senz’altro una minaccia.