Emptiness – Not For Music o le viscere dietro un tramonto!

Mia moglie si dispera. Deve recensire per Metal Hammer un disco degli Ars Nociva (mi pare si chiamino così). Fanno un black vecchia maniera su cui è difficile scrivere qualcosa che non sia la solita sfilza di banalità sul sound primordiale, le chitarre sferzanti, il sound marcio e bla bla. In effetti c’è sempre questa pretesa dal recensore di trovare nuove parole per descrivere e analizzare un tipo di musica che non inventa nulla e anzi, si compiace di tornare ai suoni degli inizi, imbastire una zanzarata alla Darkthrone e riempirla di concetti integralisti. “Ma perché sti belgi non se magnano la cioccolata, invece de fa black metal norvegese?” ho sentito sbottare Mara. Mi è venuto da ridere pensando che sempre dal Belgio io mi sto gustando da qualche giorno il nuovo Emptiness, forse il disco black metal più originale degli ultimi anni. Ambient Black? Chiamatelo come vi pare. Di sicuro è un’esperienza che vi consiglio. Togliete le chitarre da scortico e mettete le tastiere algide, levate i rantoli e gli strilli macerati e sostituiteli a sussurri malsani, inserite tutto quello che vi passa per la testa, dalla dance di fine anni 80 al post-punk più nevrastenico e avrete un’idea di cosa sia Not For Music. Non crediate però che gli Emptiness abbiano mollato il Death-black dei dischi precedenti per un ammorbidimento intimistico o un minimalismo art-decò. Qui la pece è sempre la stessa. I brani fanno pensare alle serenate lunatiche di un maniaco innamorato che tiene la donna della sua vita legata nel sottoscala e appoggiato con la guancia a un gradino polveroso le sussurra tutte le motivazioni che l’hanno spinto a non lasciarla andare. Talvolta il tono è sognante, altre il pianto di un bimbo inascoltato e poi la rabbia, la furia, la tenebra, la luce oltre la perversione, la mania, la purulenza sessuale di un cuore deviato che tuttavia, a modo suo, dipinge una stesa di erba grigia su uno sfondo di caserme dimenticate le schermaglie appassite di due esseri inscindibili:

e lei danza implorazione alle insensibili lame d’occasione.

Ascoltatevi Digging The Sky, per esempio. Le chitarre vi trascinano lungo un’autostrada abbandonata, di primo mattino. Occhi rossi che lottano per non chiudersi e in lontananza uno stupro consumato sul bordo strada. Il conducente scruta il viso deformato dalla paura della donna e poi ritorna a guardare avanti, dritto oltre l’orizzonte che si rischiara, provando ancora una volta a scavare nel cielo, dissotterrare qualcosa che è andato perso. Gli arpeggi seguitano a commentare la dolce indifferenza del conducente, il suo sonnambulismo morale. Un mandolino amplificato sembra echeggiare da stanze d’ospedale un antico dolore che torna e quando finalmente le palpebre si abbassano ecco che arriva la violenza del risveglio con le chitarre che aumentano l’intensità, crescono fino a esplodere in un molosso black che avanza e schiaccia tutto, spazza via gli stupratori e la vittima, la macchina mollata sul ciglio dal sonnambulo e vi lascia sospesi in una bolla di vile anestetico. Cazzo, ma che volete di più dal metal?

Insomma, gli Emptiness sono un altro grande nome da seguire. Io li scopro ora e smanio di esplorare le tappe precedenti che li hanno condotti a Not For Music. Si parla molto bene sia di Error che del penultimo Nothing But The Whole. Ne dirò qui su Sdangher! Intanto assaggiate questo.