Laster but not Leaster… Ons vrije fatum

Cosa hanno in comune i My Bloody Valentine e Mulholland Drive di David Lynch? La mancanza di una logica? Risposta sbagliata. I Laster! Ma come chi sono i Laster? Un gruppo black olandese il cui… aspettate che vado a leggere il titolo per la duecentesima volta… Ons vrije fatum è stato nominato disco del mese su Terrorizer! Me ne frega poco di cosa ne pensino quegli inglesi, sono d’accordo con voi, e vi assicuro che se avessi scritto questo post una settimana fa, probabilmente avrei aggiunto insulti alla mia dichiarazione.

Nel senso che dopo il primo ascolto io ‘sto Ons vrije fatum proprio non l’avevo capito. Fosse stato un cd fisico e non un promo scaricato a sbafo da Metal Tracker, l’avrei buttato dal finestrino, invece mi sono limitato a skippare sui The Ominous Circle e blaterare qualche battuta sullo stato ridicolo dell’underground odierno. Dopo alcuni giorni, con grande umiltà, anche leggendo le recensioni esaltate di Metalitalia e non ricordo più chi, ci ho riprovato con i Laster e da lì se non è diventato amore, di sicuro c’è grossa stima, ecco. Non ho sentito il loro primo… aspettate che vado a vedere come si intitola… De verste verte is hier, ma tutti dicono che sia un buon avvio e che questo Ons vrije fatum doppi in qualità e speranze l’esordio. Sticazzi, direte e io vi faccio il controcanto, tranquilli.

Quello che conta (e io posso dire del loro nuovo album) è che si tratta di un lavoro ispirato, coraggioso e sì, un po’ snobbino, ma solo quanto basta per trastullarsi con l’illusione che magari questi tre olandesi sappiano sul serio cosa stiano facendo e che abbiano delle autentiche esigenze creative. O forse se la stanno solo tirando. Il futuro ce lo dirà. Superato l’impatto con una produzione bruttina (e che però non si può criticare, altrimenti non abbiamo capito lo spirito vero dell’underground) ammetterete che i pezzi ci sono e lo stile pure. A parte le chitarre alla De Mysteriis Dom Sathanas e la voce che rantola come un avvitatore elettrico che non glielà fa più, i pezzi sono un misto di post-punk, shoegaze e so un cazzo io cos’altro, frullati con la sfacciata padronanza di una ragazzina che sia stata lasciata sola in cucina a pasticciare con il Girmi e l’intero frigorifero.

Forse i Laster guardano un po’ ad Angelo Badalamenti e David Lynch per le atmosfere generali di… un momento che copio/incollo… Er wordt op mij gewacht  o la bellissima Bitterzoet, ma dei My Bloody Valentine, nonostante a loro piaccia citarli come influenza giusto perché i veri artisti trollano sempre un po’, hanno giusto la puzza di piedi dopo un concerto. Penso più ai Kvelertak alla camomilla per la parte metal. Qualcuno cita i Lifelover ma non so chi siano. Magari approfondisco quando ho tempo.