L’impressione che ho avuto vedendo il clip di The Roman, credo sia più o meno lo stessa provata da un hobbit mentre sente un disco dei Blind Guardian o un demonio degli inferi che assiste a un concerto dei Mayhem: è un misto di incredulità, ilarità e imbarazzo. Maurizio Iacono, franco-canadese leader degli irrisolti Kataklysm, a un certo momento si lancia in una specie di monologo in italiano in cui vorrebbe esprimere la fierezza di essere romani (quelli dei bei tempi di Nerone e Caligola, non de Totti e Brignano, per intenderci) ma pare più un ultrà di Casal Bertone piazzato al centro di uno spot sulla campagna abbonamenti realizzato da Christopher Gans.
Eppure gli Ex Deo riescono a vendere a me, italiano laziale, un piatto de pajata. The Immortal Wars, terzo album in otto anni, è incentrato sulla guerra tra i cartaginesi, guidati da Annibale e il grasso, corrotto ma fortissimo Impero romano e se come produzione e suoni, il lavoro risulta un po’ troppo “ormonale”, musicalmente è il più convincente di tutti e per un motivo semplice: l’uso delle percussioni tribali in aggiunta alle chitarre moderne, le voci gutturali e i soliti sinfonismi hollywoodiani finiscono per creare un amalgama suggestivo e più attendibile del riuscito ma fittizio inciucio di musica etrusca ed egizia che, nei due lavori precedenti, voleva sopperire, come nei film celebri degli anni 50/60 girati dagli americani sul Tevere, una lacuna storica inevitabile: NON SI SA UN CAZZO SULLA MUSICA SUONATA E CREATA DALL’IMPERO ROMANO!
Qui ci sono infatti i tam tam della terra di Annibale ad aumentare verosimilmente la vertigine degli scontri grandiosi, delle imprese audaci (tipo attraversare le alpi in sella a degli elefanti giganteschi e poi morire di fame nelle campagne di Ladispoli). La carismatica furia del condottiero negro che non ci sta a inchinarsi davanti agli insopportabili e crudeli romani (e quasi gli fa il culo) è resa benissimo dalle urla di Maurizio. Pezzi come Ad Victoriam (The Battle Of Zama), The Rise Of Hannibal e Crossing The Alps dimostrano quanto sia ancora possibile realizzare con l’epic metal grandi cose, osando con audacia, sfacciataggine e amore profondo per quello che si vuole far rivivere. Quello degli Ex Deo è infatti un metallo senza complessi, fiero e borioso, ironico e sognatore. La lezione migliore per trascinar fuori i cuori dagli stretti sterni dei metallari nerd aggrappati alle loro tastiere resta infatti quella dei Manowar, non i Warlord o i Manilla Road, clonati da decine di micro-band retro-naive la cui forza lirica è pari a uno sbuffo di polvere su un vecchio vinile dimenticato.
Se vi piace The Immortal Wars, sentitevi anche il loro grandioso Caligvla del 2012.