Le 25 cose, rigorosamente a caso, che nessuno vi ha mai detto ma che avreste sempre voluto chiedere sui concerti all’estero. Episodio uno: Netherlands Death Fest.

Avvertenze: Padre Cavallo mi ha detto che posso scrivere tutto quello che voglio. Quindi siccome lui è una mignotta sincera, gli credo. Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti non è puramente casuale.

1.       I Triptykon sono fighissimi. Punto. Sono fighissimi perché sono la dimostrazione che puoi avere una bassista che suona mononota o quasi, un batterista che si annoia ampiamente e una scaletta ferma da almeno due anni ma se hai tiro, se hai una personalità dodecaedrica*, se hai scritto pezzi belli (non bellissimi) e li sai rendere dal vivo, allora hai capito tutto e fai uno spettacolone. Mi vorrei fare Tom Warrior per questo. Anche se dopo, di solito, Lisa Ann la spunta al 90esimo. Comunque: i Triptykon hanno un grande concept che permette loro, con il minimo sforzo, il massimo risultato.  La Musica non è il numero di note suonate al secondo. (*tradotto dall’intelligentoide “se hai due coglioni così”)

2.       Girare in auto tre giorni in Olanda ha una controindicazione. Quando sei là ti girano le balle perché vanno tutti piano, ma così osservi il paesaggio e quando torni va a finire che ti viene voglia di spararti nelle cervella guardando la nostra cementificazione selvaggia, l’urbanistica e la pianificazione assenti, la deturpazione del territorio e la sporcizia. E che cazzo ha a che fare questo col metal? Prima di tutto, non avete pagato per leggere il mio report, quindi pussate via. Secondo, sarò scemo ma per me qualcosa un po’ c’entra. Più di qualcosa.

3.       I Defeated Sanity adesso che si sono messi a fare i Cynic e gli Atheist de noartri fanno vo-mi-ta-ro, come direbbe “Dieco ti spieco”. Sean Reinert o Roger Patterson ci nasci, I’m sorry.

4.       Lo 013 è un locale fighissimo. Ci sono anche gli armadietti per la giacca con la moneta che ti torna come il carrello della Lidl, ci sono talmente tanti bagni che restano puliti fino a tardi nonostante gli animali sbronzi che li infestano, c’è il parcheggio multipiano fuori dal locale, ci sono tre palchi tra cui una ex chiesa, si sente praticamente sempre bene e per un evento come il Netherlands ci sono distro in tutti gli angoli con venditori serissimi: ho pure comprato le versioni bootleg ucraine dei due dischi degli Unanimated. Ero così contento della cosa che ho chiamato mia mamma, la quale ha sparato in diretta su facebook i mortaretti dal balcone. Quando ero adolescente e vivevo con i miei, mia mamma aveva una venerazione per il mio poster di Richard Cabeza e non è mai riuscita a leggersi per bene i booklet degli Unanimated. Sono un amore di figlio, anche dopo tanto tempo. 

5.       C’erano gli italiani. C’erano anche degli italiani sempre ubriachi che urlavano con vago accento meridionale davanti al locale. Faceva un po’ Paolo Villaggio che vendeva il castagnaccio ne “Quelle strane occasioni”.

6.       C’erano altri italiani, simpatici, metallosi e gentili. Quando ho trovato per caso un ristorantino dove facevano pizza, pasta e robe commestibili sono diventato subito il figo di tutti. Sapete com’è, sopravvivi tre giorni a kebab  e finisce che scorreggi cose che nemmeno Dave Mustaine è riuscito a scrivere su dei dischi a caso dopo “Youthanasia”.

7.       C’erano un sacco di francesi, olandesi, tedeschi, polacchi. Dei personaggi che mi aspetto di vedere ad un fest straniero c’erano un po’ tutti: i mignottoni blecmedal; un tipo mulatto/nero con la maglia dei Darkthrone (che mi fa sempre tanta simpatia, qualcuno dovrebbe dirgli delle cose, ma forse è bello così); il sudamericano con le toppe dei gruppi thrash più puzzolenti di sempre; le milf old school (fatto questo che mi ha ricordato la mia vecchia fantasia erotica di farmi scopare fino a svenire da una con la maglia di “The Laws Of Scourge”, una che mi obbliga ad urlare tutte le formazioni dei Napalm Death mentre lo facciamo); le tipe cubiche stile Derelitta, la moglie di Vito Catozzo, che non si capisce come mai hanno sempre la maglia dei Sodom e ruttano come delle 128; uno che ha guardato gli angoli, l’inserto e tutti i segni di un vinile gatefold dei Tormentor  per tipo venticinque minuti, l’ha fotografato, controllato su internet, ha chiesto informazioni specifiche, ha conversato in un inglese pessimo con il venditore – che faceva sorrisi di circostanza – dopodiché ha salutato e ha lasciato lì il vinile. L’ho ritrovato dopo con in mano due cd schifosamente comuni degli Obituary. Anche vendere metal al giorno d’oggi è diventata una faticaccia. 

8.       Ho bevuto birra buona. Hoegaarden, Weihenstephaner, Grimbergen, La Trappe. Si saranno anche fatti invadere da Hitler in tre quarti d’ora, ma Belgio e Olanda sulle birre nei locali ce la sanno.

9.       Abbath chi?

10.   C’erano i Dead Infection. Hanno fatto “Gas from Ass”. Il mondo può anche finire domani.

11.   Ho comprato la ristampa del demo dei Moondark, ma a mia mamma non sono mai piaciuti né i Dellamorte né gli Uncanny e poi ha pure delle riserve sulle ristampe di gruppi (finto)kvlt, perciò mi ha risposto su whatsapp solamente con la faccina un po’ basita seguita dalla faccina vagamente sorridente. Sono pur sempre suo figlio.

12.   C’erano gli Impaled Nazarene, con Mikka Luttinen che parla sempre con lo stesso inglese del cazzo dopo duemila tour nei buchi più impensati del pianeta. Poi uno dice che “le lingue le impari bene sul posto, signora mia”.

13.   In hotel, nella zona comune, la terza notte un manipolo di francesi ubriachi (il puzzo di vino si sentiva attraverso la porta) ha cantato sulle arie più famose dell’opera nostrana. Ho avuto la tentazione di mangiarmi tutti i giga dell’offerta estero caricando sul cellulare da youtube “Risk” o “Super Collider”, ma poi ho pensato che in fondo l’opera non era poi così male.

14.   Come headliner c’erano i Bloodbath. Per un po’ ho pure pensato che fosse un omaggio  dignitoso allo spirito del death metal. Poi ho cominciato a pensare che Dan Swano produrrebbe bene anche Arisa. La sera dopo infine ho visto sul palco piccolo i General Surgery, e passati i primi cinque minuti di priapismo ho pensato che forse  Nystrom, Renske, Holmes e gli altri è meglio che vadano amorevolmente tutti a fare in culo senza passare dal via. Tenere lontano dalla portata dei bambini.

15.   Ho comprato pure il box dei Necropsy finlandesi, ma a quel punto la comunicazione con mia mamma si era già interrotta.

16.   Le maglie del fest erano abbastanza pietose come design. Date il mondo in mano a Riddick e risolveremo un sacco di problemi. Dai, su, non è così difficile. Non ho mica detto Dan Seagrave.

17.   Lo stato attuale dei gruppi black metal è un po’ così, almeno i titolati che ho visto esibirsi. I Gorgoroth li ho visti parecchio male, meh pure i Craft, mentre Horna e Sargeist già meglio, ma nel complesso non ho trovato un gruppo black metal con un minimo di pedigree alle spalle che mi abbia spettinato. Sto diventando forse ricchione? Abbath chi?

18.   Annulla e sostituisce la precedente: Regarde les hommes tomber sono un nome black metal da segnarsi. Post black, per la precisione. Per amanti di cappucci, oscurità e del “parlami in francese, Morticia”.

19.   I Convulse hanno avuto i suoni peggiori del festival e a parte quello, ho sempre più il sospetto che sia una reunion un po’ del menga. Facciamo partire il pistolotto sulle reunion del menga? Ma anche no. You know who you are.

20.   Grave Miasma.

21.   <momento sedicenne trve on>. Pioveva e faceva freddo, in Olanda. Ma la felpa dei Triptykon, disegnata da Chioreanu, mi ha aiutato a scaldare il mio nero cuore metalloso. <momento sedicenne trve off>.

22.   I Malignancy non hanno un frontman, hanno uno stand up comedian dai tempi comici perfetti. Poi quando suonano ti aprono il culo con l’apriscatole. Il ché può essere sia bello che brutto, a seconda di come affrontate la realtà di tutti i giorni.

23.   La seconda edizione del festival più chiacchierato d’Europa era quasi senza veri headliner: Bloodbath, Gorgoroth, Candlemass, Triptykon, Terrorizer, Abbath. L’anno scorso c’erano Autopsy e Infest. Già qui, ‘nuff said. Ma è stato comunque un grande evento. Per chi si fosse già incazzato, non sto parlando di valore musicale in assoluto dei nomi citati (alcuni mi piacciono, altri meno) ma di un ragionamento più complesso che quasi nessuno fa e dopo invece stiamo tutti a rompere i coglioni sull’internet con i tour che non passano dall’Italia, il pub dietro casa che fa pagare per suonare e le polemiche sui musicisti che ci bacchettano, più o meno giustamente. Il ragionamento suddetto coinvolge venues, qualità intrinseca delle bands, “reperibilità” delle bands stesse al momento (esclusive e quant’altro), servizi offerti dall’evento, costo del biglietto, possibile bacino di utenza/pubblico. Il Netherlands non è certo un festival perfetto e proprio per questo è un ottimo esempio da “capire e studiare” prima di dare aria alla bocca, soprattutto quando si fanno due concerti all’anno. Di cui almeno uno è Maiden, Gods o Metallica.

24.   C’era uno con la maglia dei Torsofuck. QUELLA maglia. Quella dello split coi Lymphatic Phlegm. NSFW, in caso siate sul divano con vostra zia. Credo che il tizio sia sempre quello che vedo in giro per l’Europa, tra l’altro. Non so se amarlo o se regalargli un ventino per una tshirt con solo logo degli AC/DC.

25.    E’ meraviglioso vedere un festival dove c’è chi ascolta un po’ di tutto: powerviolence, accacì di una volta, grindcore, death, black e altre zozzerie. Se un gruppo non ti piace, ti giri e te ne vai o se proprio ti alcolizzi in loco. Ma partecipi comunque all’evento. Line-up miste, da noi, è già più difficile crearle. Analizzatevi i festival degli ultimi dieci/quindici anni sul suolo italiota, quelli senza i Maiden o i Metallica headliner. Prendetevi un paio di ore e fate i nerd del metallo, dai. Poi ricordatevi cosa ha funzionato e cosa no. Dopo ne riparliamo davanti ad una birra. Una buona.

26.   I Ghoul, con il loro show coi pupazzoni, il sangue sul pubblico e delle canzoni decisamente buone (due/tre pezzi di qualità superiore li hanno su ogni disco, perciò live sono una pacchia), mi hanno fatto credere in un mondo migliore. Anche dopo che Oderus Urungus ci ha lasciato.

27.   I Wormrot hanno fatto lo show più intenso e incredibile che io abbia visto negli ultimi cinque anni. Se la parola metal ha un senso, oggi, passa da questi tre folli da Singapore. Ormai il sottoscritto c’ha una certa età e di concerti ne ha visti tanti. Quei 45 minuti vissuti con loro mi hanno ricordato che sono vivo, compro dischi, faccio chilometri. Per qualcosa.

28.   Ho mentito. Non erano 25.

Post-scriptum: “Eh, ma io lavoro, ho famiglia, non ho soldi”. Il sottoscritto ha quasi 40 anni, una famiglia, un lavoro rispettabile e non naviga nell’oro. Però il Metal è sempre stata una priorità e stringo i denti per la mia passione: chiedo umilmente ferie che ti vengono date sempre malvolentieri, torno tardi la notte dai concerti e bevo tanto caffè la mattina dopo, risparmio su altre cose per comprarmi ancora maglie, dischi e quant’altro. Non faccio più parte della scena attivamente, ma la finanzio da sempre e la sento ancora mia. A me piace così e nessuno deve fare quello che faccio io: non esistono dei requisiti per essere metallaro vero o no. Ognuno di noi vive la musica a modo proprio, da chi compra un disco all’anno a chi fa le vacanze in camper a festival estivi e ha la discografia degli Agathocles. Solo una cosa: vivete la vostra passione come meglio credete, semplicemente non rompete le balle dicendo che “non potete”, “che non avete i soldi”, “che non vengono i gruppi”, “che non ci sono spazi per il metal in Italia”, “che i gruppi italiani fanno schifo”. La scena che abbiamo è il risultato di chi siamo. Stop. E siete voi che “non volete”, perché volere è potere.

(Benzo)