Un uomo e una donna aka Un cavallo e una cavalla

Per una domenica facciamo una cosa un po’ diversa, ok? Questo botta e risposta tra me e una mia cara amica è nato in seguito a un bel confronto in chat sulle nostre rispettive esperienze sentimentali. Alla fine lei mi ha chiesto cosa sia un uomo per me. Non in generale ma secondo la mia idealizzazione. A quale modello di uomo ambisco? Chi dovrei riuscire a essere per sentirmi davvero un UOMO. E non un ragazzino, un maschio, una testa di cazzo col pene lungo e il cervello in balia della chimica quantistica? Ci ho pensato su e le ho inviato la risposta. Poi ho chiesto a lei di dirmi cosa dovrebbe essere una DONNA. Mi ha inviato la sua risposta e l’ho trovata molto toccante e ricca di spunti. Alla fine abbiamo deciso assieme di condividerla su Sdangher! per tutti voi equini della domenica. So che siete cavalli e non uomini o donne, ma in fondo potete risistemare le nostre risposte cambiando mani in zoccoli e capelli in criniera. Il resto non cambia molto. Comunque la mia co-autrice ha accettato di far parte della famiglia Sdanghera! Scriverà, se vorrà, qualche bel post di tanto in tanto.

Cosa è un uomo per me? Un uomo è chi vede l’amore come opportunità di crescita e apprendimento ma anche chi ha paura di soffrire e fugge e poi torna alla carica.

Un uomo non molla tanto facilmente.

Un uomo dice la verità e poi se ne pente.

Dice le bugie e poi si sente una merda.

Un uomo desidera un sacco di donne, vorrebbe averne a decine ogni giorno, anche se ha un pezzetto di carne bavoso e molliccio tra le gambe la maggior parte del tempo.

Un uomo teme le donne come una scimmia il fuoco, ma si avvicina per non morire di freddo e di buio.

Un uomo detesta essere ripreso ma accetta i consigli della donna che ama.

Un uomo non vuole cambiare la donna che ama. Può cambiare per la donna che ama, a patto che lei gli chieda quello che lui può darle.

Un uomo deve tirarsi indietro, farsi da parte e accettare di aver perso tutto quanto.

Deve ammettere a se stesso che se è bravo a letto non è mai merito suo per più della metà.

Un uomo deve credere in se stesso ma anche dubitare di se stesso.

Un uomo deve prendersi delle responsabilità e vincere le sue paure ma accoglierle con umiltà e senza vergogna.

Un uomo deve saper scherzare su tutto e credere comunque in ciò di cui sa scherzare.

Un uomo deve dubitare di se stesso, sempre.

Deve saper vincere e perdere. Leccare la fica e donare a una donna orgasmi fino a sfinirla. E deve saper accettare il piacere che una donna vuole dargli.

Un uomo deve ammettere che l’amore di una donna è una visione verso qualcosa da raggiungere insieme, sebbene sia solo lei ad averla.

L’uomo deve essere cieco, sordo e muto. Deve saper vedere, ascoltare e parlare.

Un uomo parla, non fugge. Non inventa se non per indovinare cosa c’è nel cuore di una donna.

Un uomo cerca l’ispirazione e la segue, senza paura.

Un uomo dice a una donna: non lasciarmi, anche se sa che lei deve.

Un uomo è un uomo, non un maschio. Un maschio è solo un altro bambino impaurito, viziato e vile.

Un uomo non è più quel bambino.

Un uomo è un uomo e per quanto una donna possa deriderlo, sminuirlo, disprezzarlo, non può fare a meno di lui.

Una donna può essere sua nemica ma non c’è niente di meglio di un nemico che ti ama. 

 

Che cos’è una donna? Domanda sbagliata. Giacché quasi sempre le risposte sono racchiuse nelle domande, la donna non è una cosa, ma un “chi”. Chi è una donna? John Lennon diceva che è “l’altra metà del cielo”. Quando penso al cielo, io vedo il mutamento continuo e incessante. L’acqua, fonte di vita, trova in cielo la sua sublimazione in vapore acqueo: leggero, impalpabile come le nuvole. E subito dopo le forze della terra la richiamano a sé, e allora lei si ricompone, addensandosi in masse scure, piene, cariche, fino a straripare.

E quella fonte di vita torna da dove era partita. Per nutrire ancora la terra. Ancora e ancora. Evapora, vola leggera. E poi precipita, e si lascia inghiottire dalla terra scura. Libera, eppure indissolubilmente legata al suo continuo mutamento. La donna nasce bambina. Glabra, profumata, curiosa, spensierata. Poi arrivano i peli, gli ormoni e ferormoni, e la curiosità cresce tanto che scopre di avere un’altra faccia: la paura. E la spensieratezza lascia il posto a quest’ultima.

E allora proprio come l’acqua, presto o tardi la ragazzina decide di lasciarsi precipitare, perché non può trattenere troppo a lungo se stessa: diventa lacrima, per bagnare la sua terra, e scoprire cosa ci sia seminato là in mezzo… quando la terra bagnata farà il suo lavoro la primavera successiva.

Il frutto di quel seme è l’essenza della donna che ogni bambina diventa. Tanta più acqua sarà scesa a nutrire la terra, tanto più sole sarà giunto a illuminare il germoglio, tanto più il frutto sarà buono. Saporito.

Il sapore di una donna sa di dolcezza, come tutti i frutti.

Il sapore di una donna è il sapore del tempo che il frutto ha impiegato a divenire tale: paziente. E’ il sapore del sacrifico della terra: nutriente.

Il sapore di una donna ben riuscita è il sapore del frutto che sa che il suo ruolo è quello di lasciare andare un nuovo seme un giorno, che diventerà ancora frutto, e ancora seme… e ancora frutto.

Una donna si lascia cogliere e mangiare per questo. E più una pianta invecchia, più i suoi frutti sono buoni, perché la pianta stessa ha imparato dalla vita a lasciarsi crescere dallo scorrere delle stagioni. E ha permesso che questo la rendesse maestosa.  Certo che esistono frutti velenosi, acerbi, aspri, spinosi. Ve ne sono di molte qualità. Non importa. Sono tutti buoni, per far arrivare il seme che hanno dentro dove un giorno dovrà arrivare.

Cogliere il frutto giusto non è compito del frutto… ovviamente. Così una donna è donna sempre, non importa chi la coglierà. Se il becco del passero solitario o il verme affamato. Non importa se alla fine cadrà intonsa sulla terra o se ci arriverà ammaccata. Un nuovo seme è sempre pronto dentro di lei.

Questa è la grazia delle donne. Questa, e molta di più. Perché lei non è una cosa, non è il frutto di una pianta ma il frutto di un sogno.

Una notte qualcuno, all’inizio di tutto, fece un sogno meraviglioso. Il più bello mai fatto da una mente esistente.  Quel sogno era una figlia, era una madre, era un’amica, era un’amante.

Una donna resta tutte queste cose insieme sempre. Come l’acqua, che muta il suo stato ma non la sua composizione. Per questo non è facile, essere una donna. Nascere bambine è un caso, essere una donna, un certo tipo di donna, è una scelta.

Le donne che preferisco sono quelle in cima all’albero: le più difficili da cogliere, e le più saporite. Quel tipo di donna teme la solitudine come la peggiore delle malattie virali, ma non può fare a meno di cercarla. Quel tipo di donna teme spesso di essere amata, di essere colta, ma non può fare a meno di amare, di lasciarsi cadere un giorno.

E quando cade, diventa la migliore primizia: un’amante accogliente, fantasiosa, dal sapore difficile da dimenticare. Diventa un porto sicuro, una presenza costante ma non invadente. Come una meravigliosa giornata di sole in pieno novembre.

Una donna dal sapore unico non pretende mai niente da se stessa, se non essere ciò che è. Ride e piange di sé con lo stesso trasporto e una volta che è stata colta, ama e disprezza con la stessa intensità. Va gustata col dovuto tempo e rispetto, può saziare o restare sullo stomaco. Perché ciò che molto nutre necessita di tempo per poter essere assimilato.

Una donna come quella che vorrei essere io, è l’essere più forte che mai si possa incontrare lungo il cammino… e il più fragile. Perché la prima qualità non può esistere senza la seconda. Ma ciò che rende questa donna una Donna, è essere entrambe le cose insieme, temere questo… eppure esserlo continuamente. Senza pietà. Senza sosta. Senza tentennamenti.

Questo è il seme migliore che io credo che una donna possa riuscire a piantare nella sua terra. Al di là dei paragoni e delle metafore. Al di là di tutti gli atteggiamenti, di tutte le definizioni, al di là di tutte le tattiche e di ogni schema sociale.

Al di là di tutto ciò che è mai stato scritto o pensato della donna, la Donna migliore che posso pensare, la Donna di quel sogno di quel tempo lontano, resta nuda di fronte alla vita anche quando indossa il suo vestito più bello.

Muore d’amore, e per amore rinasce ogni volta. E niente al mondo potrebbe mai farle cambiare idea. Lei è ciò che è perché lo deve alla sua natura.

E quel tipo di donna, alla fine di tutto, scoprirà che non importa chi l’abbia mai colta, se è stata gustata e apprezzata, se ha ricevuto applausi o calci in bocca. Lei è stata ciò che è stata perché non poteva essere niente di diverso.

E ha amato questo più di tutto il resto.