Cosa sognano oggi le capre elettriche del metal?

Passi nel black, nel grind, nel dea… beh, no, nel Death no… ma quando sento album di progressive metal, AOR e hard rock del 2017, nella migliore delle ipotesi mi deprimo. Nell’ultimo mese e mezzo di abbondanti ricerche tra le nuove uscite mi sono capitate tre band niente male. Non vi sto dicendo che c’è da tirar fuori il portafogli e ordinare i cd su Amazon (quello vale per l’intera discografia degli Eclipse, incluso l’ultimo spettacolare Monumentum) ma insomma, rispetto alle fighette d’acciaio che vogliono riprodurre Exodus o Tokyo Blade neanche dovessero andare a Lucca Comics, questi tre nomi che sto per fare scrivono canzoni vere e pensano che il contenuto sia più importante della forma.

Purtroppo i nuovi lavori di Whiterfall, One Desire e Damnation Days, mancano di un suono, un’identità, un collante. Se i loro dischi fossero usciti negli anni 80 sarebbero passati per le mani di qualche guru della consolle in grado se non altro di farne le copie di nomi celebri ma per quanto deprecabile era meglio di questa anemia.

I Whiterfall dovevano scrivere meglio il loro concept, gli One Desire lavorare di più sul suono della batteria e i Damnation Days un po’ entrambe le cose: scrittura e suoni.

Il problema non sono i soldi ma la mancanza di una voce critica all’interno delle band. Fanno tutto da soli, se la cantano e se la suonano letteralmente. Molti dei dischi che escono sono l’equivalente dei libri pubblicati dagli editori a pagamento. Non è tanto la mancanza di talento a risultare ma di un lavoro editoriale in grado di permettere agli autori un salto di qualità decisivo che li renda qualcosa di più che semplici amatoriali del romanzo.

Prima i soldi erano una sicurezza. Non c’erano? Niente disco. Oggi per farne uno passabile, ne bastano davvero pochi. Vent’anni fa se non avevi i milioni o una casa discografica pronta ad anticiparli per te, si chiudeva la baracca e tanti saluti. Ora io posso prendere duemila euro, andare in studio con dieci casse di Red Bull, registrare un disco power in una settimana, metterlo su bandcamp ed ecco fatto, sono tra Helloween e Angra sulla homepage di Metal Tracker o Get Metal.

Non esistono più Demo. Nessuno ne registra. Al massimo li si chiama EP. Questo per dire a) quali livelli di presunzione abbondino ormai nella scena metal e b) quanta monnezza spacciata per album ci dobbiamo sorbire noi poveri appassionati.

Se esistesse ancora un mercato e canali distributivi non accessibili a chiunque avremmo un terzo dei dischi che escono. Ci sarebbe sempre un sacco di immondizia e probabilmente l’underground dovrebbe lottare a sangue per sopravvivere ma sarebbe una situazione duecento volte migliore perché al contrario di ora sia le etichette che il pubblico decreterebbero sul serio chi abbia ragione di sopravvivere e chi no.

Non mi dite la storia di come il grunge uccise il glam metal, per carità. La verità è che negli anni 90, la gente non ne poteva più dei Poison e nuove generazioni erano pronte per qualcosa di meno festaiolo. Andavano alla grande Beverly Hills 90210, X Files e il film Il Corvo, non più i Porky’s, Happy Days e Nightmare.

Ma torniamo a ora. Oggi l’intero metal è tecnicamente underground ma non ne ha l’estro, l’audacia e l’idealismo di quello anni 80 e 90.

Oggi Blaze Bayley e Paul Di’Anno vivono e lottano assieme a noi ma con un mercato vero non sentiremmo più parlare di loro e sarebbe meglio. Ascoltatevi i primi tre lavori di Blaze e metteteli a confronto con gli ultimi. Siete certi che abbia ragione di esistere, costui, artisticamente? In realtà è attaccato a una macchina ma non è più con noi, dai. Di’Anno invece non c’è mai stato. Ora è un impiastro che non riesce nemmeno a trasformare il suo sudatissimo ruolo di outsider e loser del metal in qualcosa di veramente fico, alla Lammy.

Sto mese sono usciti gli House Of Lords, gli Obituary, i Sinner, i Bonfire, i Jethro Tull… e sapete la cosa peggiore qual è? Che le novità sono talmente ingessate negli stereotipi fissati dai veterani che i grandi nomi sembrano i soli rimasti a sapere come si fa un brano e a dare un po’ di dinamismo a un disco. Ma ci fosse uno di questi big (che poi al loro tempo, tolti gli Obituary e i Tull, gli altri tre sono sempre stati quasi il nulla) che sia in grado di fare un lavoro oltre il dignitoso.

Io mi sono spellato le mani ad applaudire il nuovo degli Asphyx ma ero suggestionato dalla vecchia scuola. Adesso c’è chi delira per il disco dei Memoriam, nati nel 2016 ma tutti vecchioni della scena Death inglese 80/90 mentre roba come il nuovo dei Maat (cito un gruppo estremo a caso) o quel neo-canchero dei giorni nostri che è il revival thrash giocano a far metal. Giocano, capite?

Che poi mi domando chi li costringa a farlo… Nel senso: quando i Kiss non erano ancora nessuno e si facevano un culo da uscire fuori di cervello, seguivano un lumino nel fondo. Speravano che quel luccichio fosse il frammento di un futuro fatto di ville con piscina, modelle superfiche, droghe, fama, rivincita sociale. Intanto però si spaccavano in localini ridicoli, i dischi non vendevano e ogni giorno era sempre più dura non mandare tutto all’aria. Oggi per una giovane band tipo gli Heart Attack (chi???) lo sbattimento è uguale, la frustrazione pure, il sudore e i neuroni che partono anche ma cosa c’è in fondo al tunnel? Cosa equivale quel lumicino che vedono? La candela di Geppetto.

I Metallica sapevano che un giorno avrebbero potuto fare soldi. Andatevi a rileggere le interviste a Lars Ulrich all’uscita di Masters Of Puppets. Era euforico per aver inciso un capolavoro? No, era scoglionato per via delle vendite non all’altezza delle aspettative. In effetti la band avrebbe dovuto farsi ancora una montagna di culo per arrivare in cima alle classifiche, ma quello voleva, dai tempi del purismo di Cliff Burton.

La scena Death? Anche lì c’era il sogno di cambiare le cose e attraverso l’estremismo giungere al successo e diventare i nuovi Metallica. I Carcass, gli Entombed, persino i Napalm Death hanno avuto questo sogno. Sentite cosa combinarono quando a metà anni 90.

Oggi cosa sognano le nuove capre elettriche del metal? Un metal androide, senza emozioni, piani di fuga, utopie. Ecco perché non c’è più nulla di davvero esaltante e canzoni notevolissime come Colours Of Darkness dei Damnation Days, Apologyze degli One Desire sembrano comunque occasioni mancate in mezzo a oceani di mediocrità da scaricare gratis. Dal TUTTO GRATIS siamo arrivati al MANCO GRATIS li volemo!