Cinque minuti di paradiso!

Buona domenica, cari ronzini. Probabilmente sarà una bella giornata, io non lo so visto che vi scrivo a cavallo (si fa per dire) di un sabato pomeriggio piuttosto afoso e olezzante di erba, fiori e altre prelibatezze primaverili.

Il blog va un po’ a rilento di questi tempi ma come altre volte ho già detto, quando non scrivo vivo e se vivo, vale la pena di vivere, credetemi. Me ne succedono di cose, alcune belle, segnanti e che mi aiutano a crescere, a migliorarmi e persino a ricredermi su certe idee. Non entriamo nei dettagli, per carità. Parliamo invece del lavoro.

Ufficialmente dal primo aprile sono segnato. Potrebbe essere uno scherzo ma non lo saprò prima di lunedì 03, di ritorno al lavoro. Per allora il mio impiego è come il gatto di Swinzempanzer o come si chiama quel tipo che ammazzò il felino particolarmente odioso della vicina bisbetica e poi si giustificò infilandolo in una scatola e formulando una teoria incomprensibile sul perché avesse senso considerarlo vivo fino a quando fosse rimasto lì dentro, ermeticamente chiuso. Quindi io ho un lavoro fino alla fine del pesce d’aprile. Volete conoscere le condizioni? Diciamo che sono decenti e di questi tempi, se onorate, mi stanno bene. Volete le cifre? Non posso dirvele ma sappiate che non mi danno granché però se mi dessero puntuali sarebbe mezza pena. Sono già in ritardo di due mesi, ok, ma non sottilizziamo, per ora. C’è tempo di tornare disoccupati, ok?

Ora io lavoro e la cosa mi piace. Ci sono dei vantaggi considerevoli. Per primo sto quasi sei ore al giorno alla larga dalla mia famiglia. Di più. Quando torno a casa ho il diritto di farmi una bella pennica di due o tre ore, non curarmi delle faccende di casa e brontolare. Inoltre è un impiego che mi piace fin troppo e mi riequilibra un po’ da tutte le parti. Dopo un anno passato chiuso in casa, prima per esaurimento e con la visita fiscale incombente e poi da licenziato, ho cercato di ristabilire una routine sul sapone. Al contrario di quello che possa sembrare, senza un lavoro, perde senso e il gusto ogni cosa si possa realizzare nel tempo libero. Tutto si confonde e il senso di colpa per l’incapacità di non riuscire a trovare un altro impiego annichilisce ancor di più invece di spronare.

Ma lasciamo perdere ‘ste tristezze. Passiamo alle altre novità. A parte questo impiego di autista di animali a rate, ho anche rimediato un lavoretto supplementare per una grossa casa discografica. Sarò pagato (e molto bene) per una cosa che farò con vero piacere. Alla faccia di chi mi vuole male.

Insomma, se ogni cosa fila bene dovrei rimediare abbastanza biada per tutta la famiglia. Se poi Mara trova qualcosa da fare anche lei, tanto meglio. Con la scrittura ho in programma la pubblicazione di due libri entro la fine di quest’anno ma ne parleremo quando avrà senso farlo. E sì, collaboro ancora con Classix Metal e Classic Rock ma sappiate che Sdangher resta una priorità.

Per il blog ho in cantiere diversi articoli di approfondimento su band nate dopo il 2003 e tanto altro. Recupereremo vecchie rubriche e riproporremo post dello Sdangher affondato da Altervista ma recuperato quasi per intero da noi cavalli sommozzatori. Lo teniamo nascosto in un posto sicuro. C’è anche un libro sul metal estremo che io e Ruggiero avevamo realizzato in vista di una pubblicazione (ma dopo due anni di tira e molla con un editore “interessato” non si è fatto più nulla) e contiamo di pubblicarlo a post su Sdangher!

Che altro? Faremo ancora delle recensioni ma solo di band italiane. E vi assicuro che saranno recensioni vere. Stroncature? Preferiamo chiamarle salutari tirate d’orecchie quando servirà. Di sicuro se parliamo bene di qualcuno non è perché siamo amici su facebook o perché poi ci fanno entrare gratis al concerto. Noi non vogliamo nulla ma accettiamo tutto. Questo però non cambia niente. Siamo cavalli incorruttibili.

Per chi se lo domandasse io sono sempre satanista razionalista anche se da un po’ ho sospeso i miei sermoni. Colgo l’occasione per farvene uno ora sull’importanza della suggestione e della fede che tutto quello in cui crediamo sia una bufala ma anche no. Anton LaVey ha scritto la sua Bibbia ispirandosi pesantemente a un testo attribuito a Jack London dal titolo Might Is Right. Però ha aggiunto alcune cose molto interessanti senza le quali ci sarebbero meno satanisti in questo mondo e soprattutto ha ribadito un concetto fondamentale: l’uomo ha bisogno di un rituale, anche se non crede in un potere sovrannaturale.

Ma che senso ha compiere un rituale di evocazione satanica se tanto non si crede all’esistenza di un demone con le corna e i piedi caprini che spunta in una grossa nuvola di fumo zolforoso? (e aggiungerete: che senso ha definirsi satanisti se non si crede nell’esistenza di Satana? Va beh, a questa rispondo subito: per ciò che Satana rappresenta, vale a dire l’avversario, l’individuale, il ribelle e colui che preferisce essere libero piuttosto che vivere in Paradiso come il primo dei lacché)

Tornando alla domanda iniziale, il rituale ha un potere sulla nostra psiche. Ne compiamo ogni giorno, di continuo, la mattina prima di lavorare o la sera prima di andare a letto. Ogni routine è forse un gigantesco rituale. Ci sono strade che prendiamo perché sono più comode e brevi ma ce ne sono altre che imbocchiamo perché fa bene, non si sa perché, alla nostra mente. Ci rassicura. Ci illude che se facciamo una determinata cosa, qualcos’altro di indesiderato non ci accadrà o magari qualcosa che vogliamo ci accadrà.

Superstizione? Diciamo lo scheletro. Non possiamo voltare le spalle a secoli di sacrifici, divinità, magie e speranza nel nulla. L’uomo scientifico è forse il più illuso, pazzo e visionario che ci sia ma noi comuni mortali, costretti a sorbirci i limiti che le sue scoperte ci impongono dobbiamo affidarci anche ad altro per sopravvivere e sfruttare a pieno la nostra forza interiore.

C’è un passo dei Fratelli Karamazov di Dostoevskij in cui si racconta la storia di un ateo che muore ed è condannato da Dio a camminare un miliardo di miglia. L’ateo inizialmente rifiuta ma poi, anche se svogliato, percorre la quantità di strada impostagli dal Signore. Quando alla fine è accolto in cielo l’ateo ammette che sarebbe valsa la pena camminare cinque miliardi di miglia anziché solo mille, pur di avere cinque minuti di Paradiso.

Il senso profondo di questo passaggio è, secondo me, sul bisogno fondamentale che l’uomo ha di credere in un senso, uno scopo finale che valga tutta la noia e la sofferenza che dobbiamo patire. “Se la noia e la sofferenza”, come dice Colin Wilson, “sono il solo senso del nostro vivere allora non potremmo sopportarli. L’uomo che può avere un barlume di significato diventa invincibile e insopprimibile”.

E noi abbiamo bisogno di questo potere. La scienza non ci vieta di averlo ma difficilmente ci incoraggia a cercarlo. Ecco perché sarebbe un errore per un satanista rinunciare a quello che i cristiani tengono ben stretto tra i grani della loro corona. No, non intendo il senso di colpa ma il rituale, la fede, il desiderio di credere che alla fine qualcosa può sempre accadere. “Hai visto mai” è il pensiero più diffuso tra i cattolici, sapete? Non “Oh dio proteggimi” o cose del genere.

Questo cosa significa? Che dovremmo smetterla di credere in un dio e comunque credere in cosa? Nel solo dio possibile: IL DUBBIO! Gli scienziati hanno ragione a dirci che fino a qui non abbiamo riscontrato la presenza di alieni e tutte le teorie cospirative e gli indizi probanti alla X Files sono bufale indiscutibili ma tra qualche migliaio di anni gli alieni veri potrebbero sbarcare sulla terra e mangiarci tutti. La scienza non nega ciò che non ha ancora potuto esaminare ma nega solo ciò che è certa di aver esaminato e provato. Per questo uno scienziato serio, se andaste da lui dicendogli che vostra moglie non è più vostra moglie anche se lo sembra a tutti gli effetti, anziché ridervi in faccia dovrebbe accettare di esaminarla a fondo prima di dirvi che siete rimasti gravemente suggestionati dalla visione reiterata di un vecchio film di Don Siegel. O magari che dovreste andare in cura da un bravo terapista.

Io vi dico tutte queste cose ma non credo ad altro se non al dubbio che stia sbagliando. Ma potrei aver ragione… O ancora torto. E questo mi libera dall’ineluttabile e asfissiante certezza di non avere sorprese per il mio futuro e che nonostante la mia torva visione di un mondo condannato all’autoestinzione, che nulla mi possa impedire di sperare che un Signore benevolo scenda dal cielo, ci pisci in testa a tutti e se ne torni tra le nuvole lasciandoci l’eco di una risata alla Eddie Murphy.

La superstizione di chi legge l’oroscopo e poco dopo lo dimentica, questa è la suggestione di cui ho bisogno, non qualcosa che mi riduca a una larva che non esce di casa perché su nel cielo ha visto una nuvola a forma di Autobus. Ho bisogno di un succo energetico in grado di infondere ottimismo e benessere dentro di me. Che io acquisti la mia forza invocando Satana e rimettendomi alla sua malevolenza, questo cari miei è solo un dettaglio.

Parola di Padrecavallo.